Archivio mensile:Aprile 2022

Repubblicani contro Disney: una strana inversione delle parti

di Mariarosa Mancuso (ilfoglio.it, 23 aprile 2022)

Il buon funzionamento del Magic Kingdom di Walt Disney in Florida era garantito (secondo un articolo uscito due giorni fa sul New York Times) da 38 lobbisti al lavoro nella Capitale. Da generosi contributi bipartisan, versati a democratici e repubblicani. Da 5 miliardi di tasse pagate. Dai posti di lavoro, dalle ricadute su alberghi e ristoranti, soprattutto dall’aver trasformato Orlando in una delle capitali turistiche dal pianeta: 50 milioni di visitatori l’anno, pandemia esclusa che ha picchiato duro sui bilanci. Il Magic Kingdom era anche un distretto fiscale a sé, con il nome di Reedy Creek Improvement District. Non proprio un paradiso ma sicuramente un privilegio, concesso dallo Stato della Florida 55 anni fa. Una sorta di autogestione, che ora sta per finire. L’ha revocata il governatore Ron DeSantis, ultima mossa di una battaglia che oppone la Disney ai repubblicani.

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L’attivismo su TikTok è concreto o virtuale?

di Yezers, a cura di Ellen Stephany Vanegas (huffingtonpost.it, 12 aprile 2022)

L’uso propagandistico dei social media è cosa assai nota. Negli anni Trenta c’era la radio, oggi c’è Meta, la vecchia Facebook, al centro di numerose critiche a seguito dello scandalo Cambridge Analytica. I social media, nati come nuove forme di comunicazione e innovazione, ben presto si sono rivelati essere terreno fertile per la diffusione di fake news, che alimentano la rabbia sociale, canalizzata in campagne d’incitamento all’odio, troppo spesso riconducibili a correnti politiche di estrema destra. I partiti progressisti, infatti, hanno fallito là dove i partiti di destra sono riusciti: nella comunicazione. La macchina propagandistica della destra statunitense ed europea è riuscita, infatti, tramite l’uso dei social media, ad attrarre a sé quell’elettorato più distante dalla scena politica tradizionale, i cosiddetti “left-behind”.

Reuters

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Omaggio a Elisabetta II, ecco la Barbie in versione Regina

di Simona Marchetti (corriere.it, 21 aprile 2022)

Barbie diventa Regina. Nel giorno del 96° compleanno di Elisabetta II, la Mattel ha presentato una Barbie della sua Tribute Collection fatta a immagine e somiglianza di Sua Maestà per celebrare lo storico Giubileo di Platino della monarca più longeva della storia britannica. La Mattel, la storica casa madre della bambola più famosa al mondo, ha deciso di omaggiare la sovrana del Regno Unito che si appresta a celebrare settanta anni di regno. E lo ha fatto oggi, nel giorno del 96esimo compleanno di Elisabetta II. Sul sito di Amazon, l’unico store italiano in cui era in vendita, è andata esaurita in pochi minuti. La bambola (in vendita anche da Harrods, Hamley’s, Selfridges e John Lewis — costo 75 dollari, ovvero 69 euro) è basata su un ritratto della regina commissionato nel 2012 per i suoi sessanta anni di regno, mentre il look riprende quello sfoggiato dalla sovrana in occasione della visita a Londra di Donald e Ivana Trump nel 2019.

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Venghino signori, venghino: adesso Dibba ci dà lezioni di politica

di Massimiliano Panarari (lastampa.it, 22 aprile 2022)

«Votantonio, Votantonio!». Da oggi, al prezzo davvero modico di soli 39 euro (offertissima per chi si iscrive entro il 27 aprile), ogni aspirante candidato può «apprendere le strategie più efficaci da usare in campagna elettorale per ottenere il miglior risultato alle elezioni di giugno». Parola di Alessandro Di Battista, guest star di un «corso online di Comunicazione Politica per i candidati alle elezioni amministrative 2022», organizzato dal consulente della materia Marco Venturini, che si alternerà negli insegnamenti all’ex portavoce del M5S e già suo popolarissimo frontman. La corsite in Italia, si sa, è un fenomeno di massa, e una docenza non si nega a nessuno, men che meno a un politico-celebrità “in sonno” che ha infervorato piazze fisiche e virtuali quando la spinta propulsiva del movimentismo grillino sembrava irresistibile.

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Il coraggio ucraino è un brand

di Selvaggia Lucarelli (editorialedomani.it, 13 aprile 2022)

“Sii coraggioso come l’Ucraina”. Ero andata a comprare un giornale in edicola e, con un certo stupore, ho notato questa scritta all’interno dello spazio pubblicitario su un lato del chiosco. Ho cercato di capire cosa fosse, ma ero in ritardo e ho pensato che fosse il titolo interventista di qualche rivista che mi era sfuggita. O un incitamento di Zelensky, ripreso dalla stampa. Ho continuato a camminare con una leggera inquietudine, visto che non mi sentivo esattamente all’altezza dell’esortazione. Il giorno dopo sono passata dalle parti di corso Como e sul palazzo di fronte a Eataly, sul cartellone luminoso in cima al tetto, a caratteri cubitali, mi appare di nuovo la scritta: “Sii coraggioso come l’Ucraina”. Decido di capire chi abbia interesse a convincermi di dover essere coraggiosa come uno Stato attualmente in guerra, in seguito a un’aggressione.

Instagram

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Da Grillo a Bannon, il triste autunno dei piazzisti del populismo

di Francesco Cundari (linkiesta.it, 23 aprile 2022)

Se il trucco più riuscito del diavolo è stato convincerci che non esiste, la battuta migliore di Beppe Grillo è stata sostenere di aver fondato un movimento politico. Non era niente del genere, come si dimostra in questi giorni. Nel pieno della più grave crisi internazionale degli ultimi decenni, infatti, il fondatore del Movimento 5 Stelle è sceso a Roma per discutere con i vertici del suo partito, dal presidente (sub judice) Giuseppe Conte al presidente della Camera Roberto Fico, dal ministro Stefano Patuanelli ai capigruppo di Camera e Senato: per parlare della guerra in Ucraina? Dei rapporti con la Russia, delle sanzioni, dell’allargamento della Nato? Macché. Del blog. O per meglio dire, di soldi. Cioè dell’unico motivo per cui il «garante» del Movimento 5 Stelle ha messo in piedi l’uno e l’altro, il blog e il partito.

LaPresse

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Morta Letizia Battaglia, viva Letizia Battaglia

di Germano D’Acquisto (esquire.com, 14 aprile 2022)

Gesualdo Bufalino per descrivere la Sicilia (e i siciliani) parlava di luce e lutto. Di lampo radioso e tenebre profonda. E Letizia Battaglia, vero paradigma in carne ed ossa della Sicilia, incarnava l’assunto dello scrittore alla perfezione. Lei era proprio così. Luminosa e cupa, sfolgorante e malinconica, rosa e pallida. Nessuno meglio di lei ha raccontato l’isola degli ultimi 50 anni. Quella più dura, violenta e ribelle. Non solo donne in nero, ma donne in nero immerse nel dolore e nella dignità, nella violenza e nell’incanto. Diceva che per la Sicilia non c’era speranza eppure non riusciva a staccarsene, come il mollusco attaccato alla propria conchiglia. Era arrabbiata, delusa, eppure non smetteva mai di cercare fra i vicoli fatiscenti della Cala di Palermo figure femminili da ritrarre perché in loro ritrovava l’amore per la redenzione.

Ph. Giulio Napolitano / Getty Images

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Claudio Cecchetto vuole rendere Riccione Great Again

di Guia Soncini (linkiesta.it, 19 aprile 2022)

Per me Claudio Cecchetto avrà sempre i ventott’anni che aveva quando presentò il più superfragilistico Sanremo della storia, quello vinto da Alice che vestiva Coveri e cantava Battiato, quello con Sergio Leone presidente della giuria di qualità, quello col Gioca Jouer come sigla. Per me Claudio Cecchetto sarà sempre quello del Gioca Jouer, e mi fa impressione che ora lo intervistino giornalisti trentenni che si occupano di politica e non sanno cosa sia quella canzoncina moschicida (Cecchetto dice che è impossibile non la conoscano, non è mica stata canzone di formazione solo dell’infanzia mia, «io devo ringraziare le maestre d’asilo, la Lambada è difficile, il Gioca Jouer invece ha le istruzioni vocali»). Oggi Claudio Cecchetto compie settant’anni, non conduce più Sanremo ma i Sanremo di questo secolo continuano a essere pieni di scoperte sue («mezza televisione è mia», dice quando lo chiamo durante il picnic di Pasquetta: sembra il Pippo Baudo delle nostre giovinezze).

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The Queen: sette look per sette decadi di regno

di Ilaria Perrotta (vanityfair.it, 20 aprile 2022)

Prima di scrivere l’articolo, la domanda che ci/vi poniamo subito è: in settanta anni di regno quanti abiti avrà indossato la regina Elisabetta? Centinaia di migliaia, milioni forse? Davvero difficile, dunque, sceglierne sette, uno per decade di monarchia, rappresentativi della sua personale storia della moda e, in generale, di quella del costume che anche lei ha contribuito a scrivere in svariati decenni. Dato che, poi, questo 21 aprile Sua Maestà aggiunge un’altra candelina alla fila, lunghissima, di fiammelle sulla sua torta. Happy birthday to you Lilibet, 96 anni and simply the best in the world. Spesso unica donna in stanze piene di uomini, attraverso il suo regno ha visto arrivare e andarsene svariate tendenze. Tra i suoi più grandi successi c’è, sicuramente, l’aver costruito nel tempo uno stile iconico e libero da convenzioni modaiole.

theroyalfamily via Instagram

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