Archivio mensile:Maggio 2022

Il “duetto” tra Bono e Papa Francesco sul ruolo delle donne nella lotta per l’ambiente

(tgcom24.mediaset.it, 19 maggio 2022)

Bono è a Roma per partecipare a un incontro con il Papa organizzato da Scholas Occurrentes, una fondazione pontificia che si occupa di educazione dei più svantaggiati, nel corso di una cerimonia nell’Aula Magna dell’Università Urbaniana. «L’educazione delle ragazze è un superpotere per combattere l’estrema povertà, e vorrei chiedere a Sua Santità sei lei pensa che le donne e le ragazze abbiano lo stesso ruolo potente per cambiare il mondo e il cambiamento climatico», ha detto il leader degli U2. «Parliamo della madre-terra, non del padre-terra», ha risposto il Pontefice con un sorriso, ricevendo un lungo applauso. I giovani hanno accolto il Papa con uno spettacolo di canti e recite ispirati alla tutela dell’ambiente. «Serve poesia e coraggio» per la cura della casa comune, bisogna «difendere l’armonia della creazione, e le donne sanno di armonia più di quanto sappiamo noi uomini», ha detto Francesco, che ha lanciato il Movimento Educativo Internazionale Scholas Occurrentes durante un incontro con i ragazzi.

Ansa

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Zelensky nomina Shevchenko ambasciatore di United24

(rainews.it, 18 maggio 2022)

«Andriy ha una grande missione: far aumentare l’assistenza internazionale al nostro Paese». Con questo messaggio Volodymyr Zelensky ha sigillato la nomina dell’ex fuoriclasse del calcio Andriy Shevchenko ad ambasciatore di United24, l’iniziativa che il presidente dell’Ucraina ha lanciato per raccogliere donazioni a sostegno del Paese in guerra. «L’ambasciatore Andriy si è guadagnato molta fiducia nell’arena internazionale con il suo lavoro e i suoi risultati sportivi. Ora ha una nuova, importante missione: raccontare al mondo gli eventi in Ucraina e far aumentare gli aiuti internazionali al nostro Paese. Sono sicuro che ci riuscirà», ha scritto Zelensky su Telegram, condividendo le immagini dell’incontro con l’ex campione rossonero.

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Gentili indignati, l’Eurovision è sempre stato politico

di Davide Piacenza (esquire.com, 16 maggio 2022)

“Il suo popolo sta morendo e lui pensa all’Eurovision. Mah, forse sarò io a non capire”. Un tweet sibillino della giornalista Sandra Amurri commenta uno screenshot di un post del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che qualche ora prima invitava calorosamente a votare per la Kalush Orchestra, il gruppo ucraino poi uscito vincitore dall’Eurovision di Torino. Se prima della proclamazione del vincitore della competizione canora europea la teoria del “complotto per far vincere l’Ucraina” era solo il prodotto dell’incontinenza verbale di qualche svitato, a Eurovision finito è diventata mainstream: “Facciamogli vincere anche il mondiale dai…”, scrive con eccesso di puntini di sospensione un accademico di sinistra. “Di questo passo ogni competizione canora, sportiva, cinematografica sarà assegnata alle Vittime”, verga l’editorialista di destra.

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Zelensky contro gli zombie: Cannes 75 parte in mimetica

di Teresa Marchesi (huffingtonpost.it, 18 maggio 2022)

A Cannes, con Volodymyr Zelensky impegnato in un dotto comizio che spazia tra Chaplin e Coppola a proposito di napalm e dittatori, la mimetica rimpiazza la tenue de soirée. Il vero film di apertura del Festival 75 è quello del presidente ucraino, a tutti gli effetti. Profetico il billboard gigante che TikTok ha piazzato davanti al Palais, in sfacciata competizione col manifesto ufficiale di Cannes. La scritta cita la celebre pipa di Magritte, in parafrasi: “Ceci n’est pas un film, c’est une vidéo TikTok”. Come dire che le piattaforme certificano il loro trionfo sull’antiquariato del cinema. Della performance di Zelensky, che invade militarmente la cerimonia inaugurale, si potrebbe dire lo stesso. Non c’è film che possa competere: ceci n’est pas un film. Avrebbe appannato qualsiasi immagine a seguire sul grande schermo della maestosa Salle Lumière.

Ap

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La regina Elisabetta arriva al cinema

di Annalisa Misceo (vanityfair.it, 16 maggio 2022)

La regina Elisabetta che non ti aspetti arriva al cinema. Con Elizabeth – A Portrait in Parts, un docufilm-evento che resterà in sala solo tre giorni (fino a mercoledì 18 maggio) e consentirà anche a chi non sarà nel Regno Unito nel lungo weekend del Giubileo di Platino di celebrare da lontano la longeva sovrana. Quando si parla di documentario si pensa a un racconto ordinato di fatti, corredato da testimonianze di “teste parlanti”. Ecco, no: Elizabeth, ultimo lavoro del regista di Notting Hill Roger Michell, scomparso proprio poco dopo aver completato il film nel 2021, è tutt’altro. È un affettuoso e rispettoso omaggio alla donna che la Sovrana ha riservato esclusivamente a familiari e amici, ma che ogni tanto – in questi settant’anni di regno – ha fatto capolino anche all’esterno dei cancelli di Buckingham Palace. Attraverso una risata, una battuta, uno sguardo silenzioso (ma eloquente), sfuggiti ai media ufficiali, “tagliati” nei montaggi, ma colti da chi ha saputo riconoscere il lato più umano di questa icona vivente.

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L’Ucraina ha vinto l’Eurovision Song Contest, datevi pace

di Manginobrioches (huffingtonpost.it, 15 maggio 2022)

Piccolo vademecum per rispondere a chi da ieri notte obietta che però all’Eurovision Song Contest l’Ucraina non meritava di vincere, signora mia. 1) Quelli che: ennò, scusate, che c’entra la musica con la politica? Allora così è facile, si sapeva già, che hanno fatto a fare la gara? Anzitutto non è la Champions ma uno spettacolo canoro, il cui scopo non è assegnare una coppa ma condividere la musica e il clima in cui si dovrebbe svolgere questa come qualsiasi iniziativa umana: una festa, più che una gara. Inoltre, sommessamente, sarebbe il caso di aggiungere che, accidenti sì se la musica è politica. Lo ha detto giusto John Lennon in apertura di serata, cantato da cento bocche, risuonato in milioni di case: Give peace a chance. Non è uno slogan, è un canto, ovvero uno slogan che ce l’ha fatta a diventare bellezza, a entrarti dentro, a smuovere emozione e ragione (e infatti è stato scritto nel 1969, e ancora lo cantiamo e ci convince, e ci piace, e ci muove).

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Billie Holiday, la signora che cantava il blues e difendeva i diritti umani

di Valentina Fassio (lastampa.it, 6 maggio 2022)

Arriva il film che ha visto Andra Day conquistare il Golden Globe come miglior attrice: Gli Stati Uniti contro Billie Holiday, diretto da Lee Daniels, il regista di The Butler. Un maggiordomo alla Casa Bianca. Siamo negli anni Quaranta e Billie Holiday è un’artista di fama mondiale, un’icona del jazz che colleziona successi. I problemi iniziano quando inserisce nella scaletta dei suoi concerti Strange Fruit, canzone di denuncia contro i linciaggi a danno della comunità dei neri e contributo essenziale al movimento per i diritti civili. Intenzionato a impedirle di cantarla ancora, il governo degli Stati Uniti la prenderà di mira come “testimonial” della sua lotta contro la droga, colpendo la sua fragile e complicata vita. Nel film la vicenda politica e musicale si mescola a flashback che ne ripercorrono l’infanzia violenta, gli abusi subiti, storie d’amore strazianti.

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Il video della canzone che ha vinto l’Eurovision, girato tra le macerie di Irpin e Bucha

(ilpost.it, 15 maggio 2022)

I Kalush Orchestra, la band ucraina che nella notte tra sabato e domenica ha vinto l’Eurovision Song Contest, hanno pubblicato il video ufficiale della canzone Stefania, con cui si sono presentati al festival. Il video è stato girato tra le rovine di Bucha e Irpin, due città gravemente colpite dagli attacchi russi e di cui si è molto parlato anche fuori dell’Ucraina dopo che in aprile erano emerse prove di massacri di civili. Il leader della band Oleh Psyuk ha presentato il video dicendo: «Avevo dedicato questa canzone a mia madre ma, quando è scoppiata la guerra, la canzone ha preso molti altri nuovi significati. Anche se la canzone non contiene una parola che faccia riferimento alla guerra, molte persone hanno cominciato ad associarla alla madre Ucraina. Di più, la gente ha cominciato a chiamarla l’inno della nostra guerra. Ma se Stefania è ora l’inno della nostra guerra, vorrei che diventasse l’inno della nostra vittoria».

 

Come i social hanno instupidito le istituzioni

(ilpost.it, 30 aprile 2022)

Nella prima metà degli anni Duemila i primi social media svilupparono le proprie piattaforme prendendo a modello alcuni strumenti già disponibili su Internet fin dagli anni Novanta, come le chat, i forum e le “bacheche” virtuali. I servizi forniti da piattaforme come Myspace, Friendster e Facebook permettevano alle persone di condividere interessi e avere relazioni sociali a distanza più frequenti, su una scala fino a quel momento inimmaginabile ma in modo non troppo diverso da quanto fosse possibile attraverso i servizi postali, il telefono, le email o gli sms. A cambiare radicalmente questo contesto alcuni anni dopo, secondo Jonathan Haidt, docente americano di Psicologia sociale alla Stern School of Business della New York University, fu l’intensificazione delle dinamiche virali resa tecnicamente possibile dall’introduzione nelle piattaforme di funzionalità standard che permettevano di ricondividere i contenuti.

Ph. Leah Millis / Reuters

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L’Eurovision tra musica, soft power e giochi diplomatici

di Giacomo Natali (internazionale.it, 11 maggio 2022)

Laura Pausini, Alessandro Cattelan e Mika, i tre conduttori che saliranno sul palco dell’Eurovision Song Contest di Torino dal 10 al 14 maggio, saranno accompagnati dallo spettro di un evento che pochi in Italia ricorderanno: la disastrosa ultima edizione che si tenne nel nostro Paese nel maggio del 1991. L’Italia aveva vinto l’anno prima con Insieme: 1992, un inno europeista di Toto Cutugno. E proprio a lui viene affidata la conduzione, in coppia con l’allora unica altra vincitrice italiana, Gigliola Cinquetti. L’organizzazione incontra complicazioni logistiche dovute alle tensioni internazionali in Iraq e in Jugoslavia, ma l’improvvisazione segnerà l’intera edizione, ancora oggi ricordata unanimemente come la peggiore di tutti i tempi. Disastrosa anche la conduzione interamente in Italiano, anche se questo andava contro regole e consuetudini del festival, dove a dominare sono Inglese e Francese, insieme a una visione della musica pop assai più cosmopolita.

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