Caro Celentano, triste ritrovarti grillino e omologato

di Vittorio Sgarbi (ilgiornale.it, 4 febbraio 2018)

Poverino. Anziano e orgogliosamente ignorante. Le persone consapevoli dicono fino all’ultimo giorno: «Ancora imparo». Celentano è contento di essere ignorante, esalta il suo nipotino Di Maio, che sbaglia i congiuntivi e crede che Ravenna sia in Emilia.Fantastico8_1987_CelentanoDove, a insaputa di Celentano e di Di Maio, è sepolto Dante che, già da tempo, aveva risposto all’anziano milionario: «Fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza». Ovviamente, per Celentano, parole in libertà, da dimenticare, se mai lette, e che mio padre recitava a memoria. Cacciano una professoressa che scrive scuola con la «q», ma candidano presidente del Consiglio uno ignaro di tutto, che non ha mai studiato e mai lavorato, perché la competenza è inutile e Benedetto Croce, ignoto a Celentano, ha sbagliato a pensare che «il vero politico onesto è il politico capace». Ma non gli dirò: «capra!». Poverino Celentano: non ce la fa. Anche come profeta. Non appena, anziché farsi i cazzi suoi, mi annuncia, come una maledizione «la tv per te rimarrà un lontano ricordo… nessuno più ti inviterà», io mi sveglio la mattina e, senza sapere delle polemiche di Celentano, vengo inviato da Giletti a parlarne. È dal primo giorno, ormai da trent’anni, che mi dicono «ancora un paio di alzate come quella che hai fatto a Piazza pulita e la tv per te rimarrà un lontano ricordo». Caro Celentano, più facile che chiudano Piazza pulita. Io non tramonto. Tu, soffocato dal danaro, vivi solo di retorica, hai perso l’anima, l’autonomia di giudizio. Ti confesserò che ammiro più Ornella Vanoni di te. Ornella mi ha chiamato e mi ha dato ragione, dicendo letteralmente: «I ragazzi non vivono più di letteratura e di bellezza, vivono di immagini, ne vengono influenzati. Mostrare l’orrore della realtà genera orrore. È un contagio». Tu non sembri averlo capito. Non lo capisci. Formigli non è un eroe. Io sono felice di essere stronzo, come tu dici; ma lui è un conformista. Come te, come tanti, e non ha affatto rischiato la vita. Tu, avendo la memoria corta, hai dimenticato che io ho violato due embarghi nel 1998 e nel 2000. Io ho rischiato la vita, e non l’ho fatto per vantarmene. Ma contro la violenza degli americani. Non pretendo che tu lo ricordi. Un ignorante deve ignorare, e deve vivere di retorica, come te, come lui. Vi piace commiserarvi, fingere di fare i martiri, senza in realtà rischiare nulla, tenendovi ben caldi i contratti con La7 e con la Rai. «Mentre lui è sotto i bombardamenti per cercare di raccontare agli italiani a che punto è la fine del mondo, gli dai dello stronzo». A parte i bombardamenti, io gli ho dato dello stronzo perché lui, tutto compiaciuto per i suoi fondamentali reportage, voleva impedire a me di esprimere la mia legittima opinione, che è quella di Ornella e di decine di persone che mi hanno scritto. Esattamente così: «Stavi dicendo il giusto, certi programmi esaltano le menti degli adolescenti, trasformandoli in attori protagonisti, e il conduttore, togliendoti l’audio, è stato scorretto e ignorante perché non ha intuito il tuo pensiero». E ancora: «Saviano ha marketizzato la camorra, e ora a Napoli (e non solo) i ragazzini si svegliano e tutti vogliono diventare come Genny Savastano». Mi scrive Andrea Bufano che ha vissuto il carcere per aver seguito cattivi esempi. Se avesse letto Dante, se a scuola gli avessero parlato di Caravaggio e Michelangelo, forse non avrebbe cercato di fare l’eroe sulla strada con la vanagloria esaltata dai Formigli. Ma tu, Adriano, non puoi capire, tu stai chiuso nella tua villa, e non hai mai guardato i grandi pittori, non hai parlato con loro, non sai che i veri artisti hanno superato ogni limite, e che io ho cercato di imitarli. Pasolini diceva «dire è trasgredire». Io non obbedisco, trasgredisco, come tu non riesci a fare. Sei solo Celentano, non sei Elvis Presley, non sei Bob Dylan, sei un anziano conformista, senza coraggio. D’altra parte preferisci Di Maio a Dante, ti preoccupi per il mio futuro. Ma io ti ringrazio perché non posso dimenticare il tuo messaggio del 24 gennaio per la morte di mio padre. Mi basta quello e mi consola perché rivela che, quando la conoscenza ti sfiora, anche tu riesci a ragionare. Un giorno capirai che lo Stato non è un’astrazione, ma è un buon padre, un buon professore, un buon magistrato: «Ciao Vittorio, non sapevo che avessi un padre così forte: credevo fossi tu l’unico artista della famiglia. A quanto pare mi sbagliavo, tu (con tutti i tuoi pregi, il primo su tutti l’Amore per la bellezza) eri soltanto un derivato di quella grandezza che forse neanche tu conoscevi; e che ieri come d’incanto ha deciso di VOLARE in cielo verso altri lidi migliori, dove la bellezza non è un optional come qui da basso. Là, in alto, dove ora lui si trova, sta finalmente vivendo la bellezza della VERA Vita!!! Adriano». Davanti alla tomba di mio padre, ti ricordo Foscolo, che tu non hai mai letto e che vale anche per i ragazzi di Napoli: «A egregie cose il forte animo accendono / l’urne dei forti, o Pindemonte». Medita Adriano (con Di Maio): non è mai troppo tardi.