Chi guarda la politica in tv tende a votare populista

La ricerca di Paolo Pinotti (Università Bocconi), Ruben Durante (Università di Barcellona) e Andrea Tesei (Queen Mary University di Londra)

di Fabio Di Todaro (lastampa.it, 28 marzo 2017)

Coloro che la sanno sempre lunga, hanno già la risposta pronta: dove sarebbe la novità? Per i più rigorosi, invece, tutt’al più si è di fronte alla conferma di un sospetto. Sta di fatto che è la prima volta che viene confermata col supporto della scienza quella che molti avevano tratteggiato come ipotesi.GRILLO-GALLINAAl centro del dibattito ci sono gli spettatori italiani dei programmi di «infotainment», che da oggi risultano più probabilmente essere sostenitori dei partiti populisti: prima Forza Italia, poi la Lega Nord, oggi il Movimento 5 Stelle. Alla faccia di chi diceva che la televisione di Silvio Berlusconi, tornato a sognare un posto nell’arena politica non fosse in grado di spostare voti.

L’ascesa politica grazie alla televisione. La notizia giunge da una ricerca che porta tre firme italiane: quelle di Paolo Pinotti (docente di analisi delle politiche e management pubblico all’Università Bocconi), Ruben Durante (professore di economia all’Università Pompeu Fabra di Barcellona) e Andrea Tesei (ricercatore del centro di economia politica alla Queen Mary University di Londra). Sfogliando le 51 pagine del loro lavoro si leggono i risultati di uno studio che affonda le radici lungo la Penisola. L’ascesa del Cavaliere, d’altra parte, ha rappresentato il primo esempio su scala mondiale di un imprenditore nel settore della comunicazione in grado di imporsi sulla scena politica. I ricercatori – incrociando i dati di propagazione del segnale televisivo, quelli relativi a indagini portate avanti sul territorio e le analisi sul voto condotte a livello comunale – hanno studiato l’impatto politico dell’intrattenimento televisivo portato avanti sulle reti Mediaset negli ultimi trent’anni. Dopo aver controllato i dati su istruzione e attività economiche delle persone coinvolte nello studio, accompagnati dalle loro precedenti tendenze di voto, i tre autori hanno valutato l’evoluzione politica in base all’intensità del segnale grazie a cui si sono diffuse le trasmissioni sulle tre principali reti del gruppo: Rete 4, Canale 5 e Italia 1. È così emerso che le persone che avevano avuto accesso a Mediaset prima del 1985 avevano contribuito con un punto percentuale in più ai primi successi di Forza Italia, rispetto agli abitanti delle altre località del Paese. L’effetto politico è proseguito nel tempo: per un totale di vent’anni e cinque tornate elettorali.

Giovani e anziani gli spettatori più vulnerabili. La spiegazione di quanto osservato è nelle parole di Tesei: «Chi da bambino era stato esposto alla tv di intrattenimento, è diventato un adulto meno impegnato sul piano sociale e politico. E, di conseguenza, più vulnerabile alla retorica populista di Berlusconi, una volta divenuto anziano». Un dato che è stato accompagnato anche da un più basso punteggio nei test cognitivi effettuati in età adulta, rispetto a quelli registrati dai coetanei che non erano stati esposti alla stessa programmazione. Un aspetto interessante è pure quello che riguarda la maggiore sensibilità registrata nei giovani e negli anziani, sebbene tra le due categorie siano presenti alcune differenze peculiari. L’effetto è stato prorompente sugli over 55, che in taluni casi sono arrivati a votare per il centro-destra con percentuali di dieci punti superiori rispetto a quelle registrate tra chi usava il piccolo schermo per seguire programmi diversi. Altri spunti meritevoli di essere citati chiamano in causa il livello di istruzione degli spettatori: più questo era basso, maggiori erano le probabilità che gli italiani votassero Forza Italia prima e il Popolo delle Libertà poi.

Adesso il testimone è nelle mani di Beppe Grillo. L’indagine, che ha preso in esame i dati relativi al trentennio compreso tra il 1985 e il 2015, ha guardato anche oltre il berlusconismo. Un’appendice che è servita a supportare le conclusioni già citate, se dal 2013 in avanti a trarre giovamento dai medesimi programmi è stato il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo: un altro scafato conoscitore dei meccanismi di comunicazione televisivi, che ha dovuto però dare egual spazio anche alla comunicazione online. Secondo i ricercatori è questa la prova lampante dell’influenza avuta da Mediaset nella definizione delle scelte politiche degli italiani. «I risultati suggeriscono una relazione tra l’esposizione allo schermo TV e le preferenze per i partiti e i leader populisti».