«Da adesso chi tace è complice», il primo manifesto anti-Salvini è firmato dalla cultura pop

di Piero Negri (lastampa.it, 5 luglio 2018)

«Noi non stiamo con Salvini. Da adesso chi tace è complice», avvisa la copertina dell’edizione italiana di Rolling Stone da oggi in edicola. E nell’editoriale, non firmato ma attribuibile al direttore editoriale Massimo Coppola, si scrive: «Ci troviamo costretti a battaglie di retroguardia, su temi che consideravamo ormai patrimonio condiviso e indiscutibile.RollingStone_05.07.18I sedicenti “nuovi” sono in realtà antichi e pericolosi, cinicamente pronti a sfruttare paure ancestrali e spinte irrazionali».

Cantanti e attori

Rolling Stone chiama così a raccolta i principali esponenti dei mondi di cui la rivista tradizionalmente è un punto di riferimento, la musica, il cinema, la cultura pop. Rispondono scrittori (Daria Bignardi, Sandro Veronesi), registi e attori (Marcello Fonte, Carolina Crescentini, Gabriele Muccino, Daniele Vicari), Costantino della Gherardesca, Michele Serra e Linus. E soprattutto cantanti e rapper (Vasco Brondi, Caparezza, Diodato, Elisa, Ernia, Gazzelle, Gemitaiz, Lo Stato Sociale, Emma Marrone, Motta, Negramaro, Roy Paci, Mauro Pagani, Tommaso Paradiso, Lele Sacchi, Selton, Tedua, Tre Allegri Ragazzi Morti), finora piuttosto assenti dal dibattito “social” che le uscite del ministro dell’Interno hanno scatenato. Il tono dei contributi è molto variegato, va dal filosofico (e ironico) Marco D’Amore, che cita la Teoria degli umori di Ippocrate («Oggi – sostiene l’attore e regista – è la Bile, gialla, ad averci invaso, ma coraggio, c’è sempre una cura»), ai più diretti e pragmatici Subsonica, che sfidano Salvini ad agire: «La semplificazione è stata la sua carta di consenso, ministro Salvini. Ma ora il potere ce l’ha. È un politico giovane che dichiara di volere cambiare le cose. E allora le cambi. La smetta di usare i più deboli come cavie di un eterno spot dell’emergenza. Governi affrontando le emergenze vere: le mafie, la corruzione, cercando di fare meglio di quanto non sia stato fatto prima. Noi saremo sempre dall’altra parte per innumerevoli motivi, ma almeno potremo cercare di rispettarla».

Allo scoperto

Si attendeva da giorni una presa di posizione collettiva sul nuovo governo da parte del mondo dello spettacolo, dopo che alcuni singoli personaggi si erano esposti per manifestare opposizione (il regista Paolo Virzì al Foglio: «Mi davano della Cassandra quando io dicevo: “Guardate che questi sono fascisti”. Oh, purtroppo ho avuto ragione»), oppure inaspettate aperture di credito (l’attore Riccardo Scamarcio a Radio Rai sul caso della nave Aquarius: «Questo governo ingloba anche una larga parte di pensiero nazionalista nel senso più nobile nel termine»). In particolare ci si attendeva un segnale di vita politica da parte del mondo della musica, che in Italia, per varie ragioni, alcune anche nobili, ha assiduamente partecipato al dibattito politico.

Gli assenti illustri

Oltre a chi c’è, il numero speciale di Rolling Stone verrà anche consultato per notare le assenze. Ed è impossibile non rilevare la mancanza di tanti grandi nomi della nostra musica pop, che la rivista avrà certamente interpellato. Nell’ambiente della musica, c’è qualcuno che condivide l’entusiasmo di Scamarcio? Nessuno lo sa. Il pop è per sua natura inclusivo, internazionalista, ma questo non esclude eccezioni e dissidenze. Sarebbe interessante che qualcuno ora facesse un contrappello. Ma difficilmente avverrà.