Da dove viene l’armocromia

(ilpost.it, 5 maggio 2023)

La scorsa settimana si è parlato molto di un’intervista della rivista di moda Vogue alla segretaria del Partito Democratico Elly Schlein. A diventare oggetto di dibattito è stato in particolare il passaggio in cui Schlein diceva di aver chiesto aiuto a una consulente d’immagine, nello specifico un’armocromista, per scegliere come vestirsi. Dai molti pareri che negli ultimi giorni sono stati espressi a riguardo è emerso come la parola “armocromia”, e la pratica che definisce, siano ben note da anni per molte persone ma sconosciute per moltissime altre, alcune delle quali hanno contribuito a moltiplicare le ricerche su Google degli ultimi giorni sul tema.

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Col termine armocromia ci si riferisce a una serie di metodi e convenzioni più o meno elaborati il cui scopo dovrebbe essere quello di aiutare le persone a capire quali colori valorizzino di più il loro aspetto fisico. Chi non ha mai sentito parlare di armocromia potrebbe però aver sentito usare alcune definizioni che sono in parte entrate nel linguaggio, come “inverno freddo” o “estate assoluta”, o aver sentito qualcuno dire che un certo colore “non è in palette”. È un approccio che viene dal mondo anglosassone, dov’è diffuso da molti anni come “color analysis”. In Italia è diventato molto popolare nel 2019, con l’uscita del libro Armocromia di Rossella Migliaccio, che ha venduto più di 100mila copie e ha contribuito a diffondere l’idea che l’abbinamento dei colori al proprio aspetto sia una specie di scienza esatta.

I primi tentativi di armocromia risalgono agli anni Venti del Novecento, quando si diffusero i film a colori e i costumisti di Hollywood dovettero iniziare a pensare a come scegliere gli abiti per valorizzare i volti degli attori. Due libri hanno poi reso popolare la color analysis negli Stati Uniti tra gli anni Settanta e Ottanta: Color me a season di Bernice Kentner e Color me beautiful di Carole Jackson. Con la diffusione dei social network e, di conseguenza, una sempre maggiore attenzione all’immagine personale anche tra persone che non fanno parte del mondo della moda o dello spettacolo, le definizioni e i metodi dell’armocromia (nel tempo ne sono stati formulati diversi) sono diventati sempre più popolari. In parallelo si è diffuso un approccio simile anche alle forme fisiche (“body shape”), secondo cui tutti i corpi femminili sarebbero riconducibili a cinque o sei forme canoniche (triangolo, mela, pera eccetera) e scoprire la propria aiuterebbe a trovare i vestiti che stanno meglio.

L’armocromia in Italia è nota grazie a Rossella Migliaccio, che è inizialmente diventata famosa sui social network e poi grazie a libri, corsi e programmi televisivi di successo: oggi ha 390mila follower su Instagram, su TikTok i suoi video hanno centinaia di migliaia di visualizzazioni ed è considerata la principale esperta nel settore, ma non è l’unica a occuparsene. Dopo aver studiato consulenza d’immagine all’Image Institute di Londra, nel 2017 ha aperto l’Italian Image Institute a Milano per insegnare le tecniche dell’armocromia e non solo.

Nel suo libro Migliaccio definisce l’armocromia «una scienza che in base alla combinazione di pelle, occhi e capelli definisce la palette di colori ideale per ciascuno di noi, cioè la gamma di colori in grado di farci apparire più belli, più giovani, più in forma». Nel suo libro Migliaccio elenca anche quali sono le cosiddette “caratteristiche cromatiche” di una persona (sottotono, valore, contrasto, intensità) e spiega che «la maggior parte degli studiosi di armocromia suddividono le caratteristiche cromatiche delle persone in quattro macrogruppi che corrispondono alle quattro stagioni». Da qui le definizioni “summer soft”, “winter deep”, “autunno warm” e così via.

L’armocromia non è una scienza, non solo perché non è stata elaborata secondo le regole del metodo scientifico ma anche perché lo scopo stesso che si prefigge – far apparire belle le persone – è piuttosto soggettivo e difficile da valutare. La comunicazione che Migliaccio e altre influencer hanno costruito attorno all’armocromia l’ha resa negli ultimi anni una cosa per certi versi simile all’oroscopo: pur non essendo necessariamente presa sul serio è diventata ricorrente nelle conversazioni perché asseconda in qualche modo il bisogno di definire la propria personalità e la propria unicità, nella comunicazione on line ma non solo. È indubbio e riconosciuto, comunque, che un uso più o meno ragionato dei colori, sulle persone come negli spazi, può dare effetti anche molto diversi e che in questo l’armocromia può essere effettivamente utile, soprattutto per chi pensa di non avere preferenze o sensibilità estetiche particolarmente spiccate.

Elisabetta, una ingegnera di 33 anni di Milano che ha recentemente speso 380 euro per una seduta di armocromia e body shape, racconta al Post di essere rimasta molto soddisfatta di alcune «scoperte»: per esempio, che il mascara marrone le valorizza di più il viso e le fa apparire meno scure le occhiaie rispetto al mascara nero che aveva sempre usato. «Io penso che sia una cosa molto utile, che funziona: se fai un’analisi e passi i colori sul viso delle persone vedi una differenza oggettiva» dice Federica Sapori, che ha fatto i corsi di armocromia e analisi della figura nella scuola di Rossella Migliaccio e per un periodo ha lavorato come consulente d’immagine. «La cosa che personalmente temo è che diventi un’ossessione: non deve diventare una cosa per cui se a te piace il nero ma non è “in palette” allora non puoi metterlo. Il motivo per cui non ho continuato a fare consulenze è che non mi piaceva la parte impositiva».

Una seduta con un’armocromista dura solitamente un’ora o poco più e può costare da 100 euro a molto di più, in base alla professionista che si sceglie. Volendo farsi fare anche un’analisi della figura, quindi della forma del corpo, i tempi si allungano e il prezzo sale. Si svolge solitamente così: la persona si siede davanti a uno specchio con capelli e corpo coperti da teli bianchi. Al viso vengono di volta in volta accostati drappi di tessuti di diversi colori: caldi e freddi, metallici e opachi, brillanti e spenti, a tinta unita e a righe, e in questo modo l’armocromista si fa un’idea di cosa valorizza di più la persona fino a formulare un’analisi definitiva usando le “caratteristiche cromatiche” citate sopra. «Nel mio caso, alla fine della seduta la consulente non era convinta del risultato e mi ha chiesto di tornare per un secondo incontro gratuito dopo l’estate, senza abbronzatura», ha raccontato Elisabetta. Alla fine il cliente si porta a casa un documento con i risultati dell’analisi e alcuni consigli per scegliere vestiti, trucchi e tinte di capelli.

Le persone che si rivolgono alle consulenti d’immagine e armocromia vanno dall’adolescenza ai sessant’anni e oltre: a volte lo fanno per curiosità, spesso dicono di volerlo fare perché devono comprare vestiti adatti al “dress code” del posto dove lavorano e vogliono sceglierli con maggior consapevolezza e senza rischiare di pentirsene dopo. Un corso per diventare armocromista nella scuola di Migliaccio impegna tre giorni, due per la teoria e uno per la pratica: si può scegliere di fare il corso base o quello avanzato, e ciascuno costa sugli 850 euro. Di corsi di armocromia negli ultimi anni ne sono nati parecchi: nessuno di questi è riconosciuto in modo ufficiale e si può diventare consulenti d’immagine anche senza averne mai fatto uno. Secondo Sapori, «la parte teorica in cui passi i colori sul viso dei clienti dipende molto da quanto hai occhio, io dopo poco avevo capito il metodo ma non è così per tutti».