Da Trump a Biden, la transizione passa anche dall’arredamento

di Ruggiero Montenegro (ilfoglio.it, 22 gennaio 2021)

Da sempre, in politica, ai simboli è riservato un ruolo fondamentale: strumenti di persuasione, di identificazione e di propaganda. Ma anche elementi di differenziazione e contrasto. Lo Studio Ovale, in questo senso, rappresenta tutta la grandezza, il prestigio e la responsabilità che deriva dal ruolo di presidente degli Stati Uniti. Per questo ogni avvicendamento alla Casa Bianca viene accompagnato da un cambio d’arredamento dello Studio, un modo attraverso cui i presidenti neoeletti indicano riferimenti e indirizzi della propria azione politica. Per Joe Biden è stata l’occasione per segnare una netta linea di demarcazione rispetto al suo predecessore Donald Trump.

1 - Ap
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«Era importante per il presidente Biden entrare in uno Studio Ovale che rappresentasse la “sua” America e iniziasse a mostrare che tipo di presidenza intende portare avanti», ha detto al Washington Post Ashley Williams, vicedirettore delle Oval Office Operations, che ha accompagnato i giornalisti della testata americana in un breve tour all’interno dell’ufficio più famoso del mondo. E così, i cimeli che hanno fatto da sfondo alle foto di Trump hanno lasciato spazio alla nuova iconografia Democratica.

2. Ph. Bill O’Leary / The Washington Post via Getty Images
2. Ph. Bill O’Leary / The Washington Post via Getty Images

Grande importanza è stata riservata da Biden a quadri e ritratti di grandi presidenti americani e di quei personaggi che nel corso della storia americana si sono distinti, per meriti civili o politici. Alla sinistra della scrivania, la cosiddetta Resolute Desk, l’immagine di Benjamin Franklin (foto 1) ha rimpiazzato quella di Andrew Jackson, settimo inquilino della Casa Bianca, un populista a cui spesso The Donald ha fatto riferimento. Franklin, invece, che oltre a essere tra i “padri fondatori” fu anche uno scienziato, rappresenta appunto l’interesse e l’impegno di Biden per la scienza. Un chiaro segno di discontinuità con il suo predecessore, tanto più in un momento storico come questo.

3. Ph. Bill O’Leary / The Washington Post via Getty Images
3. Ph. Bill O’Leary / The Washington Post via Getty Images

Altri dipinti invece sono stati accoppiati (foto 2), come nel caso di George Washington e Abraham Lincoln, oppure di Thomas Jefferson e dell’ex segretario al Tesoro Alexander Hamilton. Questi ultimi, ricostruisce ancora il Washington Post, non erano quasi mai d’accordo e secondo quanto dichiarato dallo staff di Biden sono stati messi insieme in quanto esempio «di come le differenze di opinione, se espresse all’interno del perimetro della Repubblica, siano essenziali per la democrazia». Una scelta in cui si ritrova tutto il senso del discorso pronunciato dal 46esimo presidente durante il suo insediamento, che mercoledì scorso aveva più volte richiamato il valore e il potenziale della diversità.

4. Reuters
4. Reuters

Accanto ai ritratti, il nuovo arredamento dello Studio Ovale mette poi in mostra una serie di busti tra cui quelli di Martin Luther King Jr. e Robert F. Kennedy (foto 3), Rosa Parks (foto 4) ed Eleanor Roosevelt, a testimoniare l’attenzione per i diritti civili. C’è poi spazio per César Chávez, il leader sindacale messicano-americano che ha combattuto per i diritti dei lavoratori agricoli negli anni Sessanta e Settanta, la cui raffigurazione si trova accanto alle foto della famiglia Biden (foto 5), alle spalle della scrivania presidenziale.

5. Ph. Bill O’Leary / The Washington Post via Getty Images
5. Ph. Bill O’Leary / The Washington Post via Getty Images

Dove appaiono anche le nuove bandiere: Trump aveva esposto i vessilli rappresentanti i vari rami delle forze armate, Biden invece le ha sostituite con una tradizionale bandiera americana e con un’altra che si caratterizza per il sigillo presidenziale. Infine il nuovo presidente ha mantenuto le tende dorate che anche il suo predecessore aveva scelto e che già campeggiavano nello Studio Ovale ai tempi di Bill Clinton, insieme al grande tappeto blu (foto 6).

6. Ph. Bill O’Leary / The Washington Post via Getty Images
6. Ph. Bill O’Leary / The Washington Post via Getty Images