Il caso Baldelli e il cortocircuito fatale tra politica e musica

di Antonella Piperno (agi.it, 2 ottobre 2019)

Adesso che pure il forzista Simone Baldelli debutta come cantante con Tu sai perché, scodellandone pure una versione spagnola (Ahora lo sé), con cui punta, manco fosse Laura Pausini, a conquistare il mercato latino-americano, l’intreccio fatale tra palcoscenici politici e canori sta creando una trafficata autostrada percorsa da esodi e controesodi da bollino rosso, politici prestati alla musica da una parte, cantanti in cerca di emozioni da aule parlamentari dall’altra.simone-baldelli-tu-sai-percheUn cammino a doppio senso di marcia che parte da lontano, da Silvio Berlusconi chansonnier sulle navi da crociera e Umberto Bossi che prima di dedicarsi alla Lega Nord cantava col nome d’arte di Donato: fermato in semifinale al Festival di Castrocaro nel ’61 perché giudicato troppo triste, non si arrese, tanto da incidere qualche anno dopo, forse in preda a sbalzi d’umore, un 45 giri, con i due lati intitolati rispettivamente Ebbro e Sconforto insieme all’orchestra che l’aveva accompagnato al Festival.

Fatalità vuole che proprio il 4 ottobre, quando Baldelli lancerà sulle piattaforme musicali il suo Tu sai perché, brano romantico che parla di un triangolo amoroso con un titolo che si presta però a letture da inciuci politici, su Sky parta 1994, ultima stagione della trilogia che racconta gli anni a cavallo tra Prima e Seconda Repubblica, con una puntata dedicata a una festa nella villa di Berlusconi in Costa Smeralda organizzata per favorire il rinnovo del patto di governo tra Forza Italia e Lega, dove un Bossi in canotta è chiamato a sorpresa sul palco a cantare proprio la sua hit donatiana. Baldelli, vicecapogruppo di Forza Italia alla Camera, 46 anni, già vignettista e imitatore, al Corriere della Sera ha detto di essere sicuro che a Berlusconi (anche autore di parecchi brani per Mariano Apicella, compresi quelli dell’ultimo album del 2011 Il vero amore) il suo debutto musicale piacerà. E ha pure assicurato, sebbene la passione arrivi da lontano con tanto di band “I padri di figlie femmine”, con cui si esibisce per beneficenza e che a novembre delizierà il pubblico romano, che il suo non è un piano B in vista del taglio dei parlamentari, “pasticciaccio” che vorrebbe evitare.

Intanto però fa sul serio e insieme alla canzone è in arrivo il video, girato da Andrea Basile, che ne ha firmati anche per Tiziano Ferro e Ligabue. E qui c’è una coincidenza che potrebbe stuzzicare le sue velleità artistiche a scapito della carriera politica visto che Ligabue, prima di diventare una rockstar, nel lontano 1990, è stato consigliere comunale del Pds a Correggio (Reggio Emilia). Disse poi che si era annoiato moltissimo e di aver capito in fretta che la politica non faceva per lui. Un altro pentito è stato Gino Paoli, che nel 1987 entrò alla Camera come indipendente nelle liste del Partito Comunista Italiano e si disse poi fortemente disilluso della vita parlamentare, che non gli aveva offerto, chiarì, grandi possibilità di incidere davvero nelle scelte. Mentre fu più convinta la missione di Domenico Modugno che, eletto con i Radicali nella stessa legislatura di Paoli, per tre anni portò avanti le cause del suo partito in favore dei diritti dei disabili e nel 1988 si batté per la chiusura dell’ospedale psichiatrico di Agrigento, dove i malati vivevano in condizioni disumane. È stata breve invece l’avventura politica di Franco Battiato, assessore al turismo in Sicilia tra il 2012 e il 2013 nella giunta di Rosario Crocetta, che lo dimissionò dopo una sua esternazione sessista molto politically uncorrect durante un suo discorso al Parlamento europeo. Sono state molto più convinte e totalizzanti, invece, le carriere politiche delle cantanti Ombretta Colli e Iva Zanicchi, chez Berlusconi. La cantante moglie di Gaber è stata europarlamentare, deputata, senatrice e anche presidente della Provincia di Milano dal 1999 al 2004. La Zanicchi, oggi rientrata in tv e nei teatri, ha avuto un seggio a Bruxelles dal 2008 al 2014, quando, prima dei non eletti di Forza Italia, ha lasciato ufficialmente la politica.

Tre volte vincitrice di Sanremo, Zanicchi si è sempre tenuta ovviamente distante dal dilettantesco Un Sanremo da pecora, la kermesse politico-canora di Radio 1 dove danno voce alle loro velleità musicali parlamentari che sognavano di diventare cantanti, quelli che lo sono stati in un capitolo della loro esistenza e quelli che si esprimono giusto sotto la doccia. Quest’anno vincere con il baglioniano Avrai e con Perdere l’amore di Massimo Ranieri non ha portato fortuna al senatore leghista Armando Siri, allora sottosegretario alle Infrastrutture e pochi mesi dopo dimissionato dal premier Conte dopo le indagini per corruzione. E poca fortuna, ma canoramente parlando, hanno avuto a Un giorno da pecora anche due quasi professionisti della canzone, i grillini Elisa Tripodi e Sergio Battelli, sulla carta destinati a vincere quella kermesse e invece arrivati ultimi per un problema di microfono. Lui, che considera la musica solo un hobby, nel suo curriculum politico vanta però la militanza nella rock band “Red Lips” e ha recentemente pubblicato il suo nuovo disco Fall in love. Lei, valdostana, ha studiato alla celebre scuola di Mogol, il Cet, nella sua vita da cantante si chiamava Eresia e una sua canzone in francese, Je dis non, è stata utilizzata per la campagna del comitato del no sul referendum costituzionale. Niente musica personalizzata, invece, per la nuova battaglia sul taglio dei parlamentari: Tripodi si è limitata a un video postato sui social dove, in piedi davanti a Montecitorio, declama: “Il traguardo è vicino”.