La cultura del ridere e il tradizionale umorismo ucraino, armi della resistenza anti Putin

di Yaryna Grusha Possamai (linkiesta.it, 9 maggio 2022)

Ridere è da sempre la diagnosi di una società sana. Ridere, inoltre, svolge una funzione terapeutica che aiuta a superare lo stato di shock, a scaricare la tensione e a combattere lo stress. In diversi periodi della storia dell’umanità la cultura del ridere è mutata cambiando diverse maschere, cominciando da quella del Carnevale passando al burlesque. Comicità, satira, ironia, fino al black humour. L’arrivo di una nuova forma di umorismo cambia ogni volta, mette in dubbio o abbatte le vecchie norme culturali e letterarie, sostituendole con nuove poetiche e nuove correnti. Spesso ridere manifesta una risposta culturale ai momenti di crisi, soprattutto durante i tentativi di limitare le libertà. Ma c’è spazio per ridere in un contesto di guerra? Oggi ridere può svolgere una funzione terapeutica per i milioni di ucraini afflitti dalla tragedia?

Unsplash

Spesso gli ucraini, nelle interviste e nelle chiacchiere private, confessano di trovare la forza per resistere all’invasione russa nelle vignette comiche, nei meme e nei post che, una volta messi sui social, diventano una sorta di terapia di gruppo per chi scrolla nervosamente le notizie dal fronte. La reazione di rispondere a un nemico con una risata, abbattendo le proprie paure, ha radici profonde nella cultura e nella letteratura ucraina, senza dimenticare che alla guida del Paese che sta resistendo a un’invasione c’è l’ex comico Volodymyr Zelensky, il quale anche adesso, spesso e volentieri, lancia battute che diventato virali in un batter d’occhio.

Il primo testo letterario scritto in lingua ucraina moderna, una lingua fondata su quella parlata, è un rifacimento di genere parodico e burlesco in veste ucraina del poema virgiliano Eneide, scritto da Ivan Kotljarevs’kyj nel 1798. Inizialmente l’Enejida di Kotljarevs’kyj (1769-1838) fu scritta senza nessuna ambizione letteraria, piuttosto come una specie di monologo da stand-up comedy e per essere letta agli ospiti durante le cene organizzate a casa di Kotljarevs’kyj, per essere precisi durante il digestivo. Il testo piacque tanto, e infatti le prime parti furono pubblicate senza aspettare l’autorizzazione dell’autore. Secondo il filosofo e critico letterario ucraino Volodymyr Yermolenko, l’Eneide di Virgilio è una propaganda dell’Impero romano, invece la variante di Kotljarevs’kyj è una parodia dell’impero, in questo caso l’Impero russo, visto che i protagonisti dell’Enejida sono i cosacchi, il cui Stato fu distrutto proprio dall’esercito zarista.

Anche il poeta romantico, nonché cantore dello spirito nazionale ucraino Taras Shevchenko (1814-1861), desacralizza l’Impero russo attraverso la parodia e la satira. Nel suo poemetto Son (Sogno), Shevchenko dà allo zar dell’orso «tanto gonfio che si è fatto blu, tormentato dalla sbornia», e alla zarina del «funghetto rinsecchito». Proprio il poemetto Son costituì il principale capo d’accusa nel processo contro Shevchenko, che fu condannato a dieci anni di servizio militare ai confini dell’Impero. L’umorismo dei cosacchi dell’epoca barocca ucraina, che precedeva le opere di Kotljarevs’kyj e Shevchenko, invece, arriva attraverso un quadro del pittore russo di origine ucraina Illya Repin (1844-1930): I cosacchi dello Zaporož’e scrivono una lettera al sultano di Turchia (1891). L’idea del quadro venne in mente al pittore dopo aver sentito leggere una copia della lettera scritta nel 1676 dall’atamano cosacco Ivan Sirko, in risposta alla resa proposta dal sultano dell’Impero ottomano Mehmad IV di Turchia ricca di epiteti comici pittoreschi.

Negli anni Venti del Novecento, i futuristi ucraini di base a Kharkiv sperimentano varie forme comiche. Durante l’epoca totalitaria, la cultura del ridere funzionava sia dentro sia fuori dello spazio mediatico con il giornaletto umoristico Perets (Peperoncino) e gli aneddoti di Pavlo Hlazovyj. Controllata dal partito, a volte si permetteva certe libertà che arrivavano dall’underground. L’epoca stagnante della fine degli anni Ottanta fu segnata dai monologhi teatrali di Les’ Poderev’iansky, nei quali cadono i tabù sulle parolacce e sulle espressioni forti. I monologhi di Poderev’iansky venivano registrati e copiati più volte su cassetta per poter essere ascoltati di nascosto, dando in questa maniera sfogo alla critica contro il regime.

Nel XXI secolo, la cultura del ridere assume altre forme: vignette, meme, commenti brevi e spiritosi per raccogliere like e condivisioni sui social media. Durante la “rivoluzione della Dignità” del 2013-2014, l’umorismo ucraino prende di mira il presidente filorusso Viktor Yanukovych e la sua giunta con caricature e canzoncine che rafforzano lo spirito delle proteste durate tre mesi nella piazza principale di Kiev, Majdan. Deridere il nemico, armarsi di una risata, come abbiamo visto, ha una lunga storia nella cultura di resistenza ucraina. Anche negli ultimi due mesi il popolo ucraino ha cercato di farsi forza contro la paura attraverso una risata. Come esempio, accanto all’esercito e ai volontari, sul fronte mediatico combattono le Ukrainian Memes Forces e tanti altri account social sempre pronti a creare un contenuto terapeutico.

Ridere è un’arma potente e devastante. Non a caso, proprio della risata come minaccia all’ordine prestabilito aveva paura il personaggio di Jorge del romanzo di Umberto Eco Il nome della rosa: «Il riso distoglie, per alcuni istanti, il villano dalla paura. Ma la legge si impone attraverso la paura, il cui nome vero è timor di Dio. E da questo libro potrebbe partire la scintilla luciferina che appiccherebbe al mondo intero un nuovo incendio: e il riso si disegnerebbe come l’arte nuova, ignota persino al Prometeo, per annullare la paura».