La scomoda situazione di Adidas con Kanye West

di Jaclyn Peiser e Jacob Bogage (The Washington Post / ilpost.it, 14 ottobre 2022)

Per anni i dirigenti di Adidas sono rimasti in silenzio mentre il loro celebre partner Ye, il musicista e stilista già noto come Kanye West, faceva notizia con le sue polemiche: sono rimasti in silenzio perfino quando l’artista aveva pubblicamente denigrato il ceo del loro brand sportivo. Ma l’azienda tedesca ha interrotto il silenzio la scorsa settimana.

Ph. Brad Barket / Getty Images

Pochi giorni dopo che l’artista aveva suscitato l’indignazione generale indossando una maglietta con lo slogan WHITE LIVES MATTER, che viene usato dalla destra americana in contrapposizione a quello del movimento per i diritti civili Black Lives Matter, alla sua sfilata della Settimana della Moda di Parigi. Giovedì Adidas ha annunciato di stare rivalutando l’accordo commerciale con Ye e il suo marchio multimiliardario Yeezy. Nei giorni successivi all’annuncio la pressione su Adidas non ha fatto che aumentare, in seguito a ulteriori comportamenti stravaganti di Ye tra cui la pubblicazione di tweet antisemiti e di un video in cui l’artista si definiva il «re della cultura» mentre mostrava un film pornografico ai dirigenti di Adidas. Ora i capi dell’azienda devono decidere se valga la pena portare avanti la partnership anche a costo di pubbliche relazioni da incubo.

Secondo l’analista di Morningstar David Swartz, Yeezy genera circa 2 miliardi di dollari l’anno, quasi il 10 per cento del fatturato annuale dell’azienda. «La partnership Adidas/Yeezy è una delle collaborazioni di maggior successo nella storia del nostro settore» ha dichiarato Adidas. «Allo stesso tempo riteniamo che tutte le partnership di successo siano radicate nel rispetto reciproco e nei valori condivisi». I rappresentanti di Ye e Adidas non hanno risposto alle richieste di commento per questo articolo. Ma rimanere in silenzio ha i suoi pericoli, hanno detto alcuni esperti. «Il problema è che, se ti cacci in quel ginepraio facendoti andare tutto bene e chiudendo un occhio, allora, in un certo senso, stai implicitamente avallando un comportamento» ha detto Americus Reed, professore di marketing presso la Wharton School dell’Università della Pennsylvania.

I comportamenti bizzarri di Ye fanno parte del suo marchio, secondo alcuni esperti, e sono spesso scusati perché secondo i fan sono ciò che lo rende un genio. «Se hai per le mani una potenza generazionale come Kanye West, cerchi di fare tutto il possibile per salvare l’accordo e renderlo felice, magari ignorando alcuni suoi commenti e continuando a spingere il prodotto, cosa che hanno fatto» ha detto Jared Goldstein, avvocato e coautore di Sneaker Law, un testo legale sull’industria delle scarpe da ginnastica. «Ma penso che ci sia un limite a ciò che Adidas può sopportare… Adidas esiste da molto, molto prima di Kanye West, e immagino che sia preoccupata per la sua immagine pubblica».

Ye, vincitore di 24 premi Grammy e di numerosi dischi di platino con album acclamati dalla critica, ha avuto negli ultimi due decenni un notevole impatto sull’industria musicale come rapper e produttore. Il suo esordio nella moda risale al 2009, quando collaborò con Nike per lanciare le Nike Air Yeezy 1. Col tempo, però, iniziò a mostrare insofferenza verso l’accordo. «Era una specie di free agent nel mondo delle sneaker» ha detto Goldstein. La partnership fra Adidas e l’artista era iniziata nel 2013. Poi l’azienda annunciò un’importante espansione nel 2015, trasferendo centinaia di dipendenti dalla sua sede tedesca a quella statunitense vicino a Portland. Nel 2016, racconta Goldstein, Ye e Adidas hanno firmato un accordo sulle royalty e su un aumento dell’inventario per rendere il prodotto più accessibile. La partnership ha reso Ye miliardario e ha aperto le porte di Adidas a una nuova base di clientela.

Da allora Adidas ha incrementato distribuzione e vendite, e ha guadagnato quote di mercato in Nord America, ha spiegato Swartz di Morningstar. L’azienda è entrata anche nella rivendita di seconda mano, un settore dominato dalla linea di scarpe di Nike e Michael Jordan, e ha ampliato il suo mercato nell’abbigliamento sportivo. «Nella mente dei consumatori il valore del marchio è sensibilmente aumentato» ha detto Goldstein. «Si sono concretizzati altri accordi con celebrità, atleti e designer, e Adidas ha fatto faville per via dell’“effetto Kanye”». Ma, come nel caso di passate collaborazioni, Ye ha espresso le sue rimostranze verso Adidas pubblicamente. A giugno ha accusato la società di avergli rubato i modelli, facendo il nome dell’amministratore delegato di Adidas Kasper Rorsted in un tweet.

Quasi sicuramente le rivendicazioni sono infondate, ha detto Goldstein. Sebbene il contratto tra Adidas e Ye non sia mai stato reso pubblico, in base agli standard del settore è Adidas a possedere la proprietà intellettuale di tutti i modelli creati durante la partnership. Ye ha continuato con simili invettive rivolte a Gap, che nel 2020 aveva firmato un accordo per vendere abiti che l’artista aveva disegnato con la casa di moda francese Balenciaga e aprire negozi «Yeezy» indipendenti: ha interrotto la partnership il mese scorso e il suo avvocato ha detto a Bbc che Ye avrebbe aperto dei negozi suoi.

Durante la partnership con Adidas, Ye ha fatto notizia per i suoi commenti. Nel 2018 disse al sito Tmz che la schiavitù era una scelta; nel 2020, durante un comizio elettorale a North Charlotte, nel South Carolina, per la sua candidatura alla presidenza degli Stati Uniti, criticò l’abolizionista Harriet Tubman e annunciò che lui e la sua allora moglie Kim Kardashian stavano valutando d’interrompere la loro prima gravidanza. Continuò poi a vaneggiare sui social rivelando dettagli del suo rapporto teso con i propri familiari. Kardashian, diva dei reality televisivi e dirigente d’azienda a pieno titolo, pubblicò una dichiarazione chiedendo «comprensione ed empatia» perché Ye stava facendo i conti con problemi di salute mentale. Negli anni successivi Ye ha parlato male di Kardashian, e del suo allora fidanzato, il comico Pete Davidson, e della propria famiglia.