Lavrov su Rete4: il Ppe critica il programma ma dimentica Berlusconi

a cura di Annalisa Cangemi (fanpage.it, 2 maggio 2022)

L’intervento in esclusiva su Rete4 del ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov, ospitato per un’intervista senza un vero contraddittorio, è stato duramente criticato. Il programma Zona Bianca, andato in onda ieri sera, e condotto da Giuseppe Brindisi, ha offerto uno spazio di propaganda nella tv italiana a uno dei più stretti collaboratori di Vladimir Putin, che ha potuto così rilanciare indisturbato diverse fake news. Il Partito Popolare Europeo (Ppe), in un tweet, ha criticato la trasmissione, rispondendo direttamente al profilo ufficiale di Zona Bianca. L’account del programma aveva postato un estratto dell’intervista di Lavrov, intento a smontare la notizia del massacro di Bucha e a presentare la “versione” del Cremlino, secondo cui la strage non sarebbe altro che un complotto dell’Occidente.

Il Ppe ha replicato così: «La propaganda del Cremlino non può avvelenare le menti degli europei. Inoltre la East StratCom Task Force, che combatte la disinformazione, dovrebbe espandersi per far fronte alle sfide di due regimi ai suoi confini, Russia e Bielorussia». Tra i commenti c’è però chi fa notare al Ppe che Rete4 è un canale Mediaset fondato da Silvio Berlusconi (il presidente di Mediaset è Fedele Confalonieri, mentre il figlio del Cavaliere, Pier Silvio, ne è vicepresidente e amministratore delegato). E in Europa l’ex premier è proprio nel gruppo del Ppe. Il capogruppo del Ppe al Parlamento Europeo Manfred Weber ha anche sostenuto apertamente il leader di Forza Italia nella sua recente corsa per il Quirinale.

Per il segretario del Pd Enrico Letta l’intervista è «un’onta insopportabile», «un danno a tutta Rete4, tutta Mediaset e l’Italia intera. Tutta Europa non parla d’altro che di un Paese, che non è un piccolo Paese ma un grande Paese europeo, che non può permettersi di avere una grande tv nazionale che trasmette uno spot di propaganda intollerabile, insopportabile, contro un Paese bombardato con frasi ignobili su Hitler e gli ebrei». Il riferimento è alle frasi del ministro russo, che ha attaccato il presidente ucraino: «Che il presidente Volodymyr Zelensky sia ebreo non ha alcun significato. Lo era anche Hitler: i maggiori antisemiti sono proprio gli ebrei», aggiungendo che il governo ucraino è «uno strumento degli estremisti nazisti e del governo degli Stati Uniti».

Fonti della Lega hanno commentato così gli attacchi del Pd a Mediaset: «Un conto è criticare, duramente e giustamente, le dichiarazioni di un ministro straniero come Lavrov. Altro conto è invece attaccare una grande e libera televisione nazionale, e con lei migliaia di giornalisti e professionisti». «La censura» prosegue la nota «non ci piace e va combattuta all’estero, men che meno è auspicabile e augurabile in Italia».

L’intervista è subito diventata un caso anche a livello europeo, tanto da richiedere l’intervento di Johannes Bahrke, portavoce della Commissione Europea, che si è espresso sulla partecipazione ai talk show mandati in onda sui media italiani di giornalisti russi che rilanciano posizioni a favore del Cremlino sull’invasione dell’Ucraina. «Due mesi fa, l’Unione Europea ha adottato sanzioni contro le attività del Cremlino in materia di disinformazione e manipolazione dell’informazione condotte da Russia Today e Sputnik», ha ricordato il portavoce. Si tratta di «misure temporanee prese in un contesto molto specifico e senza precedenti», dal momento che «la propaganda e la disinformazione diffusa da Russia Today e Sputnik è uno strumento essenziale per sostenere l’aggressione russa dell’Ucraina».

«I giornalisti che hanno lavorato per i due canali non sono colpiti dalle sanzioni», ha precisato Bahrke. Tuttavia, le sanzioni prevedono «una clausola di anti-elusione» ai sensi della quale «la libertà d’espressione non può essere invocata dagli altri media per aggirare le sanzioni»; quindi «i media devono contestualizzare quando invitano giornalisti che hanno lavorato per Russia Today e Sputnik. Il valore della libertà d’espressione è di importanza fondamentale, ma qui non si tratta di censurare opinioni bensì di contrastare la disinformazione», ha sottolineato il portavoce della Commissione Europea.