Lo “sciopero della fama” di Giuseppe Conte

di Enrico Pirondini (blitzquotidiano.it, 21 novembre 2021)

La Rai e il Conte furioso. Pensavo finora di averne viste tante, ma non ancora abbastanza. L’ultima si chiama “sciopero della fama”. L’ha inventata Giuseppe Conte, furioso perché non è stato invitato al banchetto Rai delle nomine dei direttori dei telegiornali. C’erano tutti, non lui. Emarginato. Isolato. Insomma fatto fuori. E subito gli altri ne hanno approfittato per spartirsi la torta: 4 poltrone su 9 sono andate al Pd, maestro nel ramo; il resto al Centrodestra. A secco i 5 Stelle. E Giuseppi, indispettito, ha partorito l’ennesimo paradosso della fervida compagnia. Appunto, lo sciopero della fama. Sulla Rai.

Rifilando ai suoi un diktat assai indigesto, inatteso, cervellotico. Cioè: basta, non andremo più nei canali del servizio pubblico. Così imparano. Non sentiranno più la nostra voce. E guai a voi se sgarrate. Capito? Sorprendente: invece di inveire contro la lottizzazione – protestano i suoi –, se l’è presa perché l’avevano escluso dall’abbuffata. Un controsenso. Meno di ventiquattr’ore dopo l’ordine (in verità quasi un’intimazione) il fedelissimo Mario Turco, nientemeno che il vicepresidente del MoVimento 5 Stelle, spernacchiava la trovata del suo leader, uccellandolo sul Tg2 delle 13 (direttore Gennaro Sangiuliano, quota Lega). Di seguito, altri peones golosi del video: vabbè, se non possiamo andare in Rai andremo da Berlusconi. Già pronto il piano B. E Giuseppi, già attovagliato sull’Aventino delle antenne, non è riuscito ad arginare il proprio livore.

E il pensiero è subito andato ai giorni felici quando a lottizzare era lui. Quando imponeva alla direzione del Tg1 lo sconosciuto Giuseppe Carboni. Ma quanto durerà l’auto esilio sulla collina romana? A Montecitorio, nei capannelli parlamentari, è partita una specie di riffa. Si scommette su quanto durerà il suo dispettoso ritiro. Non molto, si dice. Conte è ormai emarginato. Medita di far fuori tutti i big. Si sente tradito dal Pd e isolato dai suoi. Oltretutto, sembra intenzionato a confermare il tetto dei due mandati senza deroghe. Cosa non affatto gradita ai vari Di Maio, Fico, Taverna, Bonafede. Dunque, altre tempeste all’orizzonte. La linea dura non piace. Questa storia non è tutta da buttare. Anzi, una sua utilità ce l’ha. Eccome se ce l’ha. Di più: è istruttiva. La Rai di solito anticipa ciò che accade in politica. Il potere di Conte è dunque svanito. Fine della storia.