Penn l’haitiano

Continua l’impegno della star per l’isola caraibica. Dove vive metà dell’anno, in una casa con altri 20 volontari. E ai suoi critici risponde: «Non intendo mollare»

di Manuela Cerri Goren («D – la Repubblica delle Donne», 20 settembre 2014)

Nel 2010 un terribile terremoto colpisce Haiti e l’isola intera sembra crollare sotto il peso della calamità. È li che entra in scena Sean Penn: bad boy del cinema Usa, due premi Oscar e un divorzio in corso da Robin Wright, si butta a capofitto nella creazione di una ong che organizzi i soccorsi per la popolazione. Nasce così la J/P Haiti Relief Organization, che nel corso degli anni si dedica ai senzatetto (più di 60mila persone solo nella tendopoli in un ex campo da golf) e alla lotta contro malattie endemiche come il colera, che minacciava di espandersi al resto di Caraibi e Centroamerica. «Non separo la mia carriera cinematografica dal mio lavoro a Haiti: è tutta la stessa fottutissima cosa», dice oggi Sean parlando di quest’impegno. Che lo porta a passare sull’isola il 50% del suo tempo, in una casa divisa in stanzette a Port au Prince, cubicoli separati da pareti di compensato dove vive con 20 membri dello staff della J/P HRO. Ora Sean ha un ruolo ufficiale da ambasciatore onorario conferitogli dal governo haitiano e intrattiene ottimi rapporti con il presidente Michel Martelly. I critici dicono che l’appoggio al governo è un errore, perché Haiti aspetta ancora elezioni democratiche. E molti si chiedono se il coinvolgimento di Penn, simile a quello di George Clooney in Sudan o di Brad Pitt a New Orleans, non sia solo celebrity marketing. Lui ribatte: «I giornalisti a volte sono dei cinici che vogliono vendere solo qualche copia in più». E sottolinea i risultati ottenuti: la sua organizzazione ha ripulito Haiti dal 90% delle macerie del terremoto e aiutato a far arrivare dottori e medicinali. Pochi giorni fa, in un gala a Los Angeles pieno di star e con la bella Charlize Theron, la sua nuova fidanzata, al fianco, Sean ha raccolto più di 6 milioni di dollari e convinto la World Bank a stanziare quasi 9 milioni per i senzatetto. «Ci vorranno altri 15 anni per arrivare alla vera ricostruzione», ha detto, «ma io non ho intenzione di mollare Haiti».