Scene di vita (inedite) del guerriero afrobeat

Esce Finding Fela, bel docufilm del premio Oscar Alex Gibney su Fela Kuti. Che diede un ritmo nuovo anche al suo funerale

di Tiziana Lo Porto («Il Venerdì di Repubblica», 29 maggio 2015)

Nel 2009, dodici anni dopo la morte del musicista e attivista politico nigeriano Fela Kuti, la sua vita era stata portata su un palcoscenico di Broadway e trasformata nell’acclamato musical Fela! E da eroe dell’underground, Fela Kuti diventò in poche settimane idolo di tutti, continuando a divulgare il suo messaggio anche da morto, protagonista di uno spettacolo destinato a fare sold-out tutte le sere.finding-fela A fare di lui un simbolo di un certo modo di essere artista è stato il momento storico e sociale della sua entrata in scena, il luogo in cui è nato, cresciuto e si è formato (la Nigeria violenta del Novecento), l’essersi affermato come musicista durante la guerra civile e nei peggiori anni del governo dittatoriale. Ma più di ogni cosa il coraggio di andare contro il sistema nonostante pestaggi e arresti, la fiducia cieca in un’Africa possibile e migliore, e soprattutto un talento unico nel fare musica, nell’inventarla suonando per la prima volta afrobeat. A raccontarne oggi opere, vita è Finding Fela (nelle sale italiane dall’11 giugno) il bel documentario di Alex Gibney (premio Oscar 2008 per Taxi to the Dark Side), che con un accurato uso di rare (a volte inedite) immagini di repertorio, frammenti del musical, interviste a colleghi musicisti, amici, familiari, ricompone un ritratto efficace e onesto del musicista «guerriero». Il regista rievoca anche le serate del venerdì all’Africa Shrine di Lagos (celebre locale aperto e gestito da Fela Kuti), le «yabis nights» in cui si parlava di politica, e il pubblico veniva invitato ad animare e partecipare ai dibattiti. Fela rispondeva, e ascoltava molto. Per poi trasformare bisogni, denuncie, proteste in testi di canzoni. Questo era il suo modo di fare e stare con la gente. Arrivano alla fine del film, illuminanti e più potenti di ogni suo concerto, le immagini del suo funerale (1997): oltre un milione di persone che riempiono uno stadio e impongono ai familiari che sia il popolo ad accompagnare la bara trasformando il nome Fela in un «ForEver Lives Africa».