Se Fedez vuole davvero sbeffeggiare il potere rilegga la storia della pianista russa Judina

di Mario Leone (ilfoglio.it, 9 febbraio 2023)

Dopo Chiara Ferragni ecco in diretta dalla Costa Concordia ormeggiata a Sanremo il marito Fedez. Ai bordi di una piscina il rapper milanese ha colto l’occasione per srotolare il suo pensiero. La foto di Bignami strappata; la Roccella anche lei additata. Ne ha avuto per tutti. Una pernacchia al Codacons, i soldi dei contribuenti, l’omaggio a Vialli. Un’uscita che ha dato una scossa a una serata che aveva visto come apice i piegamenti di Albano.

Una sorta di risposta alle scalciate di Blanco. Questa volta però Fedez precisa: “Mi assumo tutta la responsabilità”. L’aveva detto anche il 1° maggio 2021. All’epoca bersaglio era il leghista Andrea Ostellari, reo di non essere d’accordo con il ddl Zan. Anche in quella occasione la solita chiosa: “da persona libera mi assumo tutta la responsabilità”. Non so se è l’effetto Benigni, il fermento per l’articolo 21 della Costituzione che sdogana (secondo qualcuno) qualsiasi cosa passi per la testa. Fedez usa un po’ a caso il concetto di responsabilità. Non si tratta solo di assumersi il peso di un’azione (anche perché è ben coperto da qualsiasi conseguenza non avendo nemmeno un contraddittorio). La parola responsabilità deriva da “respondere” cioè rispondere a un’esigenza, farsene carico. Non so quanti sentano il bisogno delle uscite dell’artista.

Per capire cosa significa assumersi veramente la responsabilità, Fedez dovrebbe leggere la storia della pianista russa Maria Judina. Osteggiata dal regime staliniano, non rinuncia mai alla sua fede pur privata di tutto. Suonando in concerti sempre più segreti, aiuta e cambia la vita di tanta gente. Nel 1943 Stalin ascolta alla radio il Concerto K 488 di Mozart eseguito dal vivo dalla Judina. Ne resta così colpito da chiederne immediatamente il disco. Ma il disco non esiste perché si tratta di una diretta, effettuata negli studi della Radio di Mosca. Non è il caso di perdere tempo in spiegazioni: la Judina è convocata d’urgenza, l’orchestra è pronta, due direttori declinano l’invito, solo un terzo accetta, in una notte la registrazione è fatta, il disco confezionato in pochi esemplari e recapitato all’illustre ammiratore.

Stalin è generoso, fa avere alla Judina 20mila rubli, una cifra strepitosa per l’epoca. Con un gesto folle, la Judina li rifiuta: “La ringrazio. Pregherò giorno e notte per Lei e chiederò al Signore che perdoni i Suoi gravi peccati contro il popolo e la nazione. Dio è misericordioso, La perdonerà. I soldi li devolverò per i restauri della chiesa in cui vado”. Non le viene torto un capello. Alla morte di Stalin, sul grammofono del dittatore, c’è quel disco della Judina. Non so quanti oggi avranno quello di Fedez dopo la sua performance.