Stravaganze dalla Thailandia, dove i regnanti sono divinità

di Caterina Galloni (blitzquotidiano.it, 25 ottobre 2020)

Ha un patrimonio di ventisei miliardi di euro, ha avuto quattro mogli, ordina ai cortigiani di avvicinarsi in ginocchio e ha nominato generale dell’aviazione Foo Foo, il suo defunto barboncino. È Maha Vajiralongkorn, re della Thailandia, e per varie ragioni potrebbe non riscuotere rispetto incondizionato da parte dei settanta milioni di sudditi. Sul Daily Mail, Jane Fryer elenca i motivi. Per cominciare, la tendenza a indossare top corti da teenager, jeans a vita bassa ed esibire vistosi tatuaggi finti. Poi c’è la vita amorosa caotica: a sessantotto anni è alla quarta moglie, la cui compagnia condivide con la concubina ufficiale, recentemente rientrata nelle sue grazie dopo un breve ma spietato allontanamento.

dailymail.co.uk
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Va aggiunta la bizzarra ossessione per il suo defunto barboncino Foo Foo, cui faceva indossare l’uniforme della Royal Thai Air Force, inclusi i “guanti per le zampe”, e che faceva partecipare alle cene ufficiali. Maha pretende che i cortigiani striscino in ginocchio verso di lui, e una volta ha fatto mangiare a una moglie il cibo della ciotola di Foo Foo mentre era seminuda. Senza dimenticare che ha disconosciuto almeno quattro dei suoi figli, rifiutando di pagare le tasse scolastiche, nonostante il patrimonio di ventisei miliardi di euro. Tutto ciò, scrive Fryer, lo ha reso uno zimbello internazionale: il principe “King Bling”, il prepotente playboy. Ma mai in Thailandia, dove le leggi di lesa maestà (che offendono la dignità di un monarca regnante) assicurano che la famiglia reale sia tenuta al di sopra delle critiche, per non parlare delle derisioni. In Thailandia i regnanti hanno lo status di divinità, devono essere adorati e idolatrati: dire una parola contro il re, la regina, l’erede o il reggente – o perfino i loro animali domestici – comporta quindici anni di prigione.

Fino a oggi: è in atto un’ondata di disordini, il settore fondamentale del turismo è stato raso al suolo dal Covid-19. I thailandesi sono sempre più irritati, stanchi e imbarazzati dal re Maha. La scorsa settimana la situazione è precipitata. Maha, che aveva trascorso gran parte dell’anno immerso nello sfarzo, con un vasto entourage (comprese venti concubine “a tema militare”), in un hotel di lusso della Baviera, in Germania, si era sentito ben accolto in Europa. Ma il governo tedesco ha deciso che non poteva più ospitarlo in una nazione democratica. Il sovrano è rientrato in Thailandia e si è sistemato in uno dei tanti palazzi della famiglia reale, mentre per le strade si svolgono manifestazioni sempre più aperte e violente.

Da quando, quattro anni fa, è salito al trono, Maha ha costantemente accumulato potere, assumendo il controllo personale delle proprietà della Corona e di tutti i fondi reali, il comando diretto delle truppe, intromettendosi nel presunto processo democratico di governo e persino modificando la Costituzione affinché potesse governare anche stando all’estero. Al suo rientro in Thailandia è stato accolto da più di diecimila manifestanti, che hanno marciato attraverso Bangkok chiedendo una nuova Costituzione. Decine di persone hanno lanciato insulti contro la sua Rolls-Royce bianca ed è stato dichiarato lo stato di emergenza. È stata una svolta scioccante per un Paese in cui ai cittadini viene insegnato dalla nascita ad adorare il monarca. Ovunque c’è la sua immagine, la festa del papà si celebra il giorno del compleanno del re.

Tecnicamente, la Thailandia (come la Gran Bretagna) è una monarchia costituzionale. Sotto il regno del defunto padre di Maha, re Bhumibol, dal 1946 e fino alla sua morte nel 2016, la situazione era più facile da digerire. Bhumibol era forse il monarca più ricco del mondo, con uno stile di vita all’altezza, ma i sudditi pensavano che fosse una persona per bene e lo rispettarono ancora di più quando, nel 2005, ammise che neanche lui era perfetto: «Devo essere criticato. Non ho paura se la critica riguarda i miei errori. Il re può sbagliare». Atteggiamento mai seguito dal suo unico figlio. Le élite thailandesi hanno detestato i violenti sbalzi d’umore, le fissazioni e gli scandali in cui è rimasto coinvolto Maha.

L’ostentazione di “King Bling” è pari solo all’aggressività con cui punisce chi lo critica. Nel 2017, un uomo è stato condannato a trentacinque anni di carcere per aver pubblicato online commenti critici sulla famiglia reale thailandese. Quest’estate, un giovane che indossava una maglietta con una scritta anti-reale è stato ricoverato in un’unità psichiatrica protetta. Molti altri sono scomparsi. Persino Facebook è stato costretto a chiudere una pagina seguita da un milione di utenti, aperta per discutere sulla monarchia. Il social network ha citato in giudizio il governo thailandese, definendo la mossa una violazione della legge internazionale sui diritti umani. Ora, con la folla che protesta a gran voce per le strade, re Maha farebbe bene a riflettere sull’opportunità di fare un passo indietro e cambiare idea sull’arredamento d’oro, i lacchè e l’harem. Oppure, è il commento finale di Fryer, può rischiare di perdere la corona.