Archivi tag: Andy Warhol

Un requiem per Andy Warhol

di Daniele Cassandro (internazionale.it, 31 gennaio 2023)

Il 1° aprile del 1987, a una commemorazione dell’artista Andy Warhol, che era morto il 22 febbraio, Lou Reed e John Cale tornarono a parlarsi dopo anni. Era dal 1968, anno di White light / White heat dei Velvet Underground, che i due non si vedevano. Erano successe molte cose nel frattempo: la controcultura era implosa così come l’arte di Andy Warhol si era ripiegata su sé stessa. La New York dei primi anni Sessanta, quella della Pop Art, degli happening, del cinema sperimentale e delle amfetamine spacciate per punture di vitamine non esisteva più.

Ph. Marilyn K. Yee / New York Times / Getty Images

Continua la lettura di Un requiem per Andy Warhol

Essere contemporanei per l’eternità

di Stefano Paolo Giussani (huffingtonpost.it, 15 settembre 2022)

Nel 1999, all’Altes Museum di Berlino campeggiava il neon di Maurizio Nannucci con la scritta “Tutta l’arte è stata contemporanea” e in molti apprezzarono. Dieci anni più tardi fu la volta degli Uffizi e si sollevò un putiferio. La verità è che la frase smuove e ogni persona in procinto di parlare d’arte dovrebbe farla propria. A me fa anche riflettere su come perfino noi stessi finiamo, prima o poi, con l’adeguarci al detto, cercando di vivere la nostra contemporaneità finché non passiamo ad altra vita. Ci sono maestri nell’adattamento, e tra questi c’è sicuramente Elisabetta II. Con più di 200 ritratti ufficiali dal suo insediamento a oggi e innumerevoli rappresentazioni unofficial – le più provocatorie, perché non filtrate dai protocolli di corte – è finita con l’essere non solo la monarca più longeva della storia ma anche probabilmente la più ritratta, per la veneranda età e anche per essere stata al centro dell’attenzione nei rapporti con 15 primi ministri Uk, 13 presidenti Usa e 5 papi.

S.P. Giussani

Continua la lettura di Essere contemporanei per l’eternità

Tokyo 2020 e i parenti scrocconi della celebrità

di Stefano Baldolini (huffingtonpost.it, 8 agosto 2021)

La gioia incontenibile del marito della marciatrice. L’esultanza dei familiari riuniti nella hall dell’albergo della madre del velocista. La nonna che si para impetuosa davanti alle telecamere dei tg. Tutti ovviamente fieri, felici, neanche per sogno fedifraghi. Eccolo un effetto collaterale di Tokyo 2020: oltre al medagliere olimpico, aggiornare Andy Warhol. Tutti – anche i parenti dei campioni – hanno diritto ai loro quindici minuti di celebrità. In che quota ripartirli, dipenderà dalle varie complessità familiari. Per dire, uno come Marcel Jacobs ha già parecchie gatte da pelare.

Ph. Simone Venezia / Ansa

Continua la lettura di Tokyo 2020 e i parenti scrocconi della celebrità

La strategia di auto-promozione di Greta Thunberg in quattro punti

di Rainer Zitelmann (linkiesta.it, 17 agosto 2020)

Ancora una volta Greta Thunberg ha dimostrato la sua genialità nelle pubbliche relazioni. Qualche giorno fa ha incontrato un ricercatore norvegese per una conversazione sul confine tra i due rispettivi Paesi scandinavi. E Greta ha immediatamente postato le fotografie dell’incontro su Twitter e Instagram. In una di esse si possono vedere i due che si salutano toccando la punta dei piedi dell’interlocutore sul varco di confine di Morokulien, senza entrare fisicamente nel Paese dell’altro.GretaThunberg Continua la lettura di La strategia di auto-promozione di Greta Thunberg in quattro punti

Salvini story, 7 opere in 7 mesi

di Elisabetta Invernizzi (huffingtonpost.it, 19 settembre 2018)

Matteo che bacia Luigi Di Maio in un vicolo a due passi dal Parlamento. Il povero Matteo mendicante di umanità per le strade di Roma. Matteo il vù cumprà e la sua crociata per le spiagge sicure. E ancora, don Matteo con il crocifisso in mano in un sottopasso.

Sirante via Facebook
Sirante via Facebook

Continua la lettura di Salvini story, 7 opere in 7 mesi

Miguel l’indignato

Bosé nel nuovo disco canta l’antipolitica del partito Podemos. «La Spagna va cambiata». E riceve critiche bipartisan

di Andrea Nicastro («Corriere della Sera», 7 novembre 2014)

Barcellona – «Sparano al cieco giusto in mezzo agli occhi/ e rubano la sedia al malato e allo zoppo/ Mentono tutti i giorni/ non rispettano neppure una promessa». Chi sono i responsabili di tante iperboliche malefatte? I politici, ovviamente. E a dirlo non è lo Spirito dei Tempi, ma Miguel Bosé, in parole e musica. La canzone spicca nel suo nuovo album (Amo) appena presentato in Spagna e si intitola Sì, se puede, slogan di Podemos, il partito erede del movimento degli Indignati. Continua la lettura di Miguel l’indignato