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Zelensky dice che si sente come Bill Murray in “Ricomincio da capo”

(ilpost.it, 16 aprile 2022)

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è stato intervistato da Anne Applebaum e Jeffrey Goldberg dell’Atlantic. La conversazione ha toccato vari temi: tra le altre cose, Zelensky ha detto che l’ottimismo sull’esito della guerra attualmente espresso da molti americani ed europei è ingiustificato. Se i russi non vengono espulsi dalle province orientali, dice Zelensky, «possono ritornare al centro dell’Ucraina, e addirittura a Kiev. È possibile. Non è ancora il momento di dire che abbiamo vinto». Zelensky ha, inoltre, espresso una certa frustrazione rispetto alla ripetitività dei suoi colloqui con i leader mondiali. Come raccontano Applebaum e Goldberg, Zelensky infatti passa ore al telefono, su Zoom, su Skype, a rispondere alle domande di presidenti e primi ministri.

Ph. Evgeniy Maloletka / Ap

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La fine del dibattito pubblico (o forse è andato altrove)

di Nicola Mirenzi (huffingtonpost.it, 25 settembre 2020)

Per il quarantesimo anniversario della sua nascita, la rivista Le Débat ha deciso di festeggiare in maniera speciale: chiudendo. Del resto, oggi, quanti altri modi ha una rivista per farsi notare? Nell’editoriale di addio, il direttore Pierre Nora ha scritto che la «scomparsa di una testata importante ha sempre un significato che la oltrepassa» e, da settimane, la Francia si domanda quale sia. «È un allarme per tutto il dibattito pubblico europeo», mi dice Ernesto Galli della Loggia appena accenno al motivo per cui lo chiamo.Le_Debat Continua la lettura di La fine del dibattito pubblico (o forse è andato altrove)

Dopo il Duce, il Donald

(huffingtonpost.it, 6 ottobre 2020)

«I gesti, la postura, le braccia alzate in segno di saluto. I bellissimi sfondi, le bandiere appese agli antichi palazzi in pietra a Roma, Palermo, Verona, Milano». E poi l’uso del balcone come palcoscenico prediletto per le inquadrature, il podio perfetto da cui esibire una «unità di pensiero e azione» che è «l’idea fondamentale alla base della dittatura». Sono questi – secondo The Atlantic – i punti di contatto tra la consapevolezza comunicativa di Benito Mussolini e quella di Donald Trump, all’indomani del discorso della vittoria sul Coronavirus. Punti di contatto che – per il sito della nota rivista americana – giustificano il titolo del commento: dopo il Duce, «Il Donald».

Ph. Win McNamee / Getty Images
Ph. Win McNamee / Getty Images

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Trump e i volenterosi complici del caos

di Christian Rocca (linkiesta.it, 3 giugno 2020)

Donald Trump è la più grande catastrofe mai capitata all’America dall’11 settembre 2001, il primo presidente antiamericano degli Stati Uniti, la parodia dello yankee rozzo, arrogante e razzista, il sogno realizzato dei nemici del mondo libero, l’incubo di chiunque sia cresciuto con la cultura popolare americana. Bugiardo, violento, ignorante, non c’è un momento della presidenza del Cialtrone-in-chief che non sia un imbarazzo morale, civile e sociale per chiunque abbia a cuore il decoro della politica, la dignità personale e l’epopea del sogno americano.

Ph. Drew Angerer / Getty Images
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