A due anni dalla sospensione, gli account Facebook e Instagram di Donald Trump saranno di nuovo attivi. È stata la stessa Meta, attraverso un lungo articolo pubblicato sul suo sito ufficiale, ad annunciare il ripristino dei profili dell’ex presidente degli Stati Uniti, sospesi dopo i post al vetriolo del tycoon nel giorno dell’attacco a Capitol Hill il 6 gennaio 2021.
di Walter Galbiati (repubblica.it, 4 gennaio 2023)
Chi lavora per il governo degli Stati Uniti non potrà più installare TikTok sul telefonino di lavoro. Il 29 dicembre scorso, il presidente Joe Biden ha firmato l’atto che ha bandito TikTok da tutti i cellulari in uso ai dipendenti federali. Un giro di vite che arriva dopo le decisioni già prese da alcuni governi locali e che segna un punto di svolta per il futuro dell’app negli Stati Uniti. Le motivazioni sono «per questioni di sicurezza», legate alla proprietà del social media.
di Eugenia Nicolosi (alfemminile.com, 8 dicembre 2022)
La ricerca I ragazzi e il cyber bullismo, fatta da Ipsos per Save the Children, fotografa i social network come “la modalità d’attacco preferita dai cyber bulli”. Sì, perché la possibilità di dire o scrivere apertamente ciò che si pensa al riparo di uno schermo solletica la natura violenta (e misogina e razzista) di persone codarde e che hanno la tendenza a comportarsi da bulle.
Taraneh Alidoosti, una delle più note attrici iraniane, ha condiviso su Instagram una sua foto senza il velo in segno di protesta e solidarietà con le grosse manifestazioni seguite alla morte di Mahsa Amini, la giovane morta in carcere a Teheran dopo essere stata arrestata per non averlo indossato correttamente.
Il controverso rapper americano Kanye West è pronto ad acquistare Parler, il social network conservatore che ha avuto anche un ruolo nell’assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021 e che per questo era stato bandito da Google Play e App Store. Quella dell’artista, che è passato da Kanye a Ye, è una mossa che arriva dopo l’estromissione da Twitter per un post antisemita nei confronti dell’American Jewish Committee che già aveva segnalato i contenuti dei suoi post su Instagram.
di Stefano Pistolini (linkiesta.it, 3 ottobre 2022)
Dopo l’ennesimo revival di Bella ciao come inno di lotta ai quattro angoli del mondo, nemmeno fosse il passaparola della parte giusta, perché contiene la parola-chiave a cui gira attorno la canzone – “l’invasor” – che traccia il confine netto tra bene e male, da qualche mese succede un’altra cosa, più indefinibile, incastrata com’è tra i gangli della comunicazione contemporanea. C’è questo pezzo, Another love, vecchio di una decina d’anni, scritto dal cantautore inglese Tom Odell quando era un ragazzo.
«Oggi inizia la resistenza», twitta Francesca Michielin, che di mestiere presenta X Factor, ma è evidentemente pronta non dico a salire sulle montagne col mitra ma almeno ad andare a Cortina con un paio di sci nuovi (spero che gli impianti ampezzani di neve finta siano migliorati rispetto ai miei tempi, quando la rivoluzione volevamo farla, pensa te, contro la Dc, ma almeno non avevamo luoghi pubblici in cui dichiarare la nostra scemenza giovanile). Il giorno prima, mentre l’Italia votava come ampiamente previsto Giorgia Meloni, la sinistra dell’Instagram s’indignava per le stronzate, come aveva fatto per tutto il resto della campagna elettorale e della vita. È normale che sia così: siamo una società in cui il benessere è diffuso e i bisogni primari sono soddisfatti, ci resta tempo per occuparci di stronzate e quindi lo facciamo. Il dettaglio grave è l’apparente incapacità di distinguere tra le stronzate e le cose serie, riuscendo ad avere l’approccio sbagliato a entrambe.
Una volta Enrico Vanzina disse d’aver capito che c’era stato uno slittamento tra la destra e la sinistra com’eravamo abituate a pensarle quando aveva visto che, al cinema dei Parioli, la borghesia romana andava a vedere i Dardenne: annoiandosi moltissimo, ma non correndo il rischio d’apparire impresentabile. Io non ho capito dove saremmo andati a finire con Instagram prima che Instagram esistesse, nonostante la vita si fosse impegnata a spiegarmelo. Successe all’inizio di questo secolo, quando il consumo televisivo che piaceva ostentare a chi al cinema guardava i Dardenne era quello di Desperate Housewives. La Rai organizzò un giro promozionale romano delle attrici che interpretavano le massaie dei Parioli americani, e la giornata si concluse con una cena sulla terrazza del Campidoglio.
In principio c’era solo la coppia più pop del web: Chiara Ferragni e Fedez. Poi si è capito che l’intrattenimento di massa si era spostato sui social e così gli influencer della politica si sono moltiplicati. Oggi nascono, crescono e poi si schierano. Se i Ferragnez sono diventati la coppia più nota d’Italia, del resto, lo si deve anche – forse – al loro attivismo politico e sociale. Durante la prima ondata della pandemia di Covid-19, tanto per fare un esempio, organizzarono una raccolta fondi per costruire un reparto di terapia intensiva. Gesto che è valso loro il prestigioso Ambrogino d’Oro, consegnato direttamente dal sindaco di Milano Beppe Sala. Capita, dunque, che la più classica delle dinamiche italiane (la caduta di un governo dopo un ultimatum) travalichi i binari della comunicazione tradizionale e paludata.
di Costantino della Gherardesca (ilfoglio.it, 14 maggio 2022)
Nel 2005, durante la settimana della moda milanese, c’era un nome sulla bocca di tutti: Serpica Naro, una stilista anglo-nipponica che per creare la sua prestigiosa linea di stivali aveva decimato gli esemplari di rana persico, anfibio la cui pelle squamosa sembra fatta apposta per essere immolata sull’altare dello shoe design. I consumatori di moda dell’hinterland si bevvero la bufala, mentre le più maliziose milanesi si accorsero del trucco: Serpica Naro e rana persico erano anagrammi di San Precario, un collettivo nato nel 2004 per sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema del precariato, un fenomeno che allora si considerava reversibile, forse perché l’Èra dell’Ingenuità (gli anni Novanta) non aveva ancora esaurito la sua energia. Ora, vi chiederete voi, per quale motivo mi tornano in mente queste vecchie storielle da nonno di Madison Avenue?