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Sedere: storia politica e appropriazione culturale

di Eugenia Nicolosi (alfemminile.com, 25 aprile 2023)

Nei nostri corpi portiamo storie. Questa è la conclusione cui arriva la saggista americana Heather Radke nel suo nuovo libro, Butts: A Backstory (Simon & Schuster), un’opera di storia culturale che traccia il pensiero e il significato del derrière, in particolare quello delle donne. Attingendo alla propria esperienza, Radke analizza il modo in cui attorno al sedere si formano i nostri sentimenti e le nostre vulnerabilità, attorno al sedere si intrecciano desiderio, vergogna e potere.

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Twitter ha sospeso l’account di Kanye West per incitamento alla violenza

(repubblica.it, 2 dicembre 2022)

Elon Musk ha annunciato via Twitter la sospensione dell’account di Kanye West sul social oggi di sua proprietà. La motivazione è per aver violato le regole di Twitter contro l’incitamento alla violenza. «Ho fatto tutto quello che ho potuto, ma nonostante questo Kanye West è tornato a violare le nostre regole contro l’incitazione alla violenza, l’account sarà sospeso».

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Nessuno vuole più Kanye West

(ilpost.it, 27 ottobre 2022)

Dopo varie settimane di commenti antisemiti, molte aziende hanno interrotto le fruttuose collaborazioni che avevano da anni con il rapper e imprenditore statunitense Kanye West (che da tempo ha cambiato legalmente nome in Ye), intaccando seriamente le sue fonti di reddito. A inizio ottobre si stimava che il patrimonio del rapper fosse pari a circa 2 miliardi di dollari, ma una parte molto rilevante della somma – 1,5 miliardi – proveniva da Yeezy, il marchio di streetwear prodotto in collaborazione con Adidas, che martedì ha mollato ufficialmente West.

Oren Segal via Twitter

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La scomoda situazione di Adidas con Kanye West

di Jaclyn Peiser e Jacob Bogage (The Washington Post / ilpost.it, 14 ottobre 2022)

Per anni i dirigenti di Adidas sono rimasti in silenzio mentre il loro celebre partner Ye, il musicista e stilista già noto come Kanye West, faceva notizia con le sue polemiche: sono rimasti in silenzio perfino quando l’artista aveva pubblicamente denigrato il ceo del loro brand sportivo. Ma l’azienda tedesca ha interrotto il silenzio la scorsa settimana.

Ph. Brad Barket / Getty Images

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Le cose che anticipò “Kony 2012”

(ilpost.it, 10 marzo 2022)

Nel 2012 Invisible Children era una semisconosciuta associazione californiana impegnata da otto anni in attività di informazione e sensibilizzazione dei Paesi occidentali sui crimini commessi in Africa Centrale da un violento gruppo di milizie fondamentaliste guidato da un leader ugandese chiamato Joseph Kony. Nei primi giorni di marzo di quell’anno, esattamente dieci anni fa, il nome e il lavoro di Invisible Children diventarono eccezionalmente noti negli Stati Uniti e in molti altri Paesi del mondo, oltre ogni realistica previsione, dopo che l’associazione pubblicò su Internet un documentario di circa mezz’ora intitolato Kony 2012. In sei giorni diventò il primo video su YouTube a essere visto oltre 100 milioni di volte.

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“Jeen-Yuhs”, la straziante trilogia su Kanye West

di Stefano Pistolini (linkiesta.it, 21 febbraio 2022)

Che succulenta meraviglia Jeen-Yuhs, il documentario in tre puntate che Netflix ha appena pubblicato come la Trilogia di Kanye West, quattro ore e mezza che ne raccontano l’incredibile parabola umana e artistica. Un resoconto significativo, perché se c’è un personaggio che si è progressivamente elevato e poi è sprofondato nel delirio questo è Kanye. Eppure questo lavoro è il contrario di ciò che ci si potrebbe attendere, rifugge dalle bizzarrie e dagli eccessi che sono ormai materia prima dell’artista e suo terreno di confronto col mondo – tutto parossismo, “con me o contro di me” – e si presenta come una storia coi piedi per terra e con l’intenzione, ben realizzata, di tracciare la vera storia del 44enne Kanye, in tutta la sua ricchezza e complessità, prima di tutto emotiva.

Netflix

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Altro che rockstar, oggi abbiamo solo vetrinisti da Instagram

di Guia Soncini (linkiesta.it, 18 gennaio 2022)

Insomma pare ci sia il ritorno delle rockstar (no, non è un editoriale su Silvio al Quirinale). Non nelle canzoni, figuriamoci, le canzoni ormai sono solo televendite, e io canticchio da un mese «Vuitton e Prada non contan nada se tu non sei con me». Come stile di vita (quindi forse sì, è un editoriale su Silvio al Quirinale). Dice l’autorevole Guardian, in un articolo così pieno di refusi che neanche un comunicato delle Brigate Rosse, che la storia tra Megan Fox e Machine Gun Kelly è il ritorno dell’estetica delle rockstar. Lei ero convinta di ricordarmela: ma certo, era quella dello spot dei telefoni, l’unico modo per risultare memorabili al pubblico italiano (e invece macché, quella è Megan Gale: Megan Fox chissà come ci è finita, nell’impolverato sottoscala dei nomi a me noti); lui l’ho dovuto cercare su Google – pare sia rapper – ma se s’è scelto quel nome d’arte mi pare chiaro che non voleva fare carriera nel campo dei dipinti a olio.

Ph. Nicolò Campo / LaPresse

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Così “Matrix” ha influenzato la cultura di massa

di Mattia Giusto Zanon (ilfoglio.it, 3 gennaio 2022)

Da quando nel 1999 Neo, messo di fronte alla scelta tra pillola rossa e pillola blu, scelse la prima, qualcosa è cambiato, nel cinema e nel mondo. Un punto fermo nella galassia della cultura pop. Un prima e un dopo. Colpa degli ingredienti di quel film, Matrix: una miscela unica di fantascienza cyberpunk, thriller ma anche drammi esistenziali strabilianti e profondi. La narrazione ambiziosa è stata eguagliata da immagini lussureggianti, che hanno immediatamente edificato un immaginario preciso: linee verdi gocciolanti di codice informatico, uno scenario post-apocalittico di umani-batteria racchiusi in capsule e protagonisti androgini che sfoggiano guardaroba virtuali con sfumature sadomaso mentre sfidano le leggi della Fisica per schivare i proiettili.

Warner Bros

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Caitlyn Jenner valuta la candidatura a governatore della California

(ansa.it, 6 aprile 2021)

L’ex star dei reality Caitlyn Jenner valuta una sua possibile candidatura a governatore della California per i repubblicani. Lo riporta Axios citando alcune fonti, secondo le quali Jenner sta esaminando la possibilità insieme a dei consulenti politici. L’indiscrezione arriva mentre l’attuale governatore Gavin Newsom rischia di essere rimosso, sommerso dalle critiche per la gestione della pandemia di Covid-19. Se passerà la petizione per cacciare Newsom, i cittadini della California si troverebbero a pronunciarsi entro la fine dell’anno su un nuovo governatore. E la candidatura di Jenner, repubblicana di alto profilo, attirerebbe ancora maggior attenzione sulla corsa per la guida dello Stato più popoloso d’America.

Sport Illustrated
Sport Illustrated

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Nel nome del figlio e non solo: tutte le provocazioni di Emily Ratajkowski

di Eva Elisabetta Zuccari (today.it, 27 ottobre 2020)

E pensare che tutto era cominciato come nella migliore tradizione da femme fatale: un video in cui ammiccava birichina alla telecamera (l’ormai mitologico videoclip musicale di Blurred Lines, in cui canticchiava in déshabillé “I know you want it”), la promozione a nuovo sex symbol d’America, l’implosione del profilo Instagram con gli scatti bollenti di rito. Ma Emily Ratajkowski, nell’era del MeToo e della solenne eclissi della donna oggetto, ad un certo punto ha avuto l’ardire di spostare la provocazione sul piano intellettuale e – persino – sociologico.

Emily Ratajkowski via Instagram
Emily Ratajkowski via Instagram

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