Archivi tag: pop politics

La sorte di Giambruno e del suo ciuffo

di Guia Soncini (linkiesta.it, 20 ottobre 2023)

Anni fa, i saperlalunghisti dicevano che la ragione per cui alcuni dei figli di Silvio Berlusconi si riproducevano senza sposarsi fosse un veto paterno: se poi ti separi, non disperdiamo il patrimonio dovendo dar soldi a qualcuno che non è sangue del nostro sangue e piume delle nostre piume. Mi è tornato in mente ieri, mentre pensavo quant’è stata sveglia Giorgia Meloni a non sposarsi, quanto aver evitato di dire “finché morte non ci separi” sia stato il gesto che più la qualifica come statista, come politologa, come pianificatrice che come tutte noi si prende delle cotte per degli impresentabili ma mica le degna d’un sigillo formale.

Ph. Adam Winger / Unsplash

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Non nel mio tinello

di Christian Rocca (linkiesta.it, 12 ottobre 2023)

Ricevo continuamente segnalazioni di cose orrende trasmesse dalla tv italiana nei talk show serali e purtroppo ogni tanto mi imbatto su Twitter nelle relative clip di questo o quel saltimbanco, quasi sempre in forza ai giornali reazionari tipo Il Fatto o La Verità, creati dal “pensiero unico del conduttore collettivo” che in realtà è il responsabile primario, non solo il complice, dell’imbarbarimento del discorso pubblico italiano, già reso indigesto dalle fake news, dalle post verità, dalle verità alternative ingegnerizzate per riprodursi in modo esponenziale e poi esplodere come bombe a grappolo su tutti noi.

Pexels / KoolShooters

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Dottori, medici e sapienti: fenomenologia di Elena Basile e degli spettacoli in televisione

di Guia Soncini (linkiesta.it, 17 ottobre 2023)

«Questo è un discorso, mi scusi dottor Mieli, sottoculturale, che non mi aspetterei da lei, che stimo tantissimo, di cui conosco l’erudizione, di cui seguo gli spettacoli in televisione». È da poco iniziato Otto e mezzo di mercoledì scorso, quando una signora che nessuno di noi aveva mai notato, tale Elena Basile, decide di fare la televisione.

Ph. Amal George / Unsplash

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La vena pop di Meloni, imitatrice di sé stessa in diretta con Fiorello

di Mario Ajello (ilmessaggero.it, 21 marzo 2023)

Non imitare gli altri, scopri chi sei veramente imitando te stesso o te stessa, consigliano certi filosofi (non Platone o Seneca). Chissà se Giorgia Meloni ha deciso d’intraprendere questo percorso o semplicemente, e molto più probabilmente, vuole solo divertirsi e divertire. In una rapida manciata di minuti. Quelli di una telefonata a Fiorello. Ma è lei o non è lei? È quella vera o un fake? La voce è incredibilmente somigliante a quella del capo del governo, e anche il tono.

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Le fugaci passioni di Emanuele Filiberto, da Torre Annunziata al Metaverso

di Linda Varlese (huffingtonpost.it, 9 novembre 2022)

“Un Re senza corona e senza scorta”, cantava De Andrè. E a Emanuele Filiberto si addice non poco questa definizione. Non sappiamo, in effetti, se lo prenderà o meno come un complimento. Sta di fatto che da quando nel 2002 ha fatto il suo primo ingresso in Italia, dopo gli anni di esilio previsti per tutti i discendenti maschi di Casa Savoia, il principe (ma la dinastia non è riconosciuta dalla Repubblica Italiana), figlio di Vittorio Emanuele e Marina Doria, ha fatto di tutto, passando in maniera disinvolta dalla televisione alla politica, dalla musica allo street food.

Ansa

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I politici Conservatori britannici che partecipano ai reality show

(ilpost.it, 4 novembre 2022)

Il prossimo 6 novembre comincerà la 22ma stagione di I’m a Celebrity… Get Me Out of Here!, un reality show britannico in cui un gruppo di personaggi famosi deve sopravvivere in mezzo alla natura australiana, superando una serie di sfide per procurarsi il cibo e guadagnare il voto del pubblico. Uno degli ospiti sarà Matt Hancock, ministro della Salute britannico durante il governo di Boris Johnson, secondo cui il programma sarà «un’opportunità per rivolgersi direttamente alle persone che non sempre sono interessate alla politica».

Matt Hancock via Twitter

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La corsa elettorale del treno delle vanità

di Sara Gentile (huffingtonpost.it, 5 settembre 2022)

Il martellare dei telegiornali e dei talk show, innanzitutto, in questi giorni non è informazione, ma piuttosto un guardare dal buco della serratura, una forma di voyeurisme politico che non informa, né agevola la partecipazione dei cittadini alla cosa politica. Il giornalismo, quello televisivo, deve interrogarsi su ciò, e i politici pure. Ritengo che il potere nelle sue prassi e meccanismi abbia necessità di una parte di riservatezza che è propria della sua natura, quella che gli consente di prendere decisioni fuori dal tifo da stadio o dalle imprecazioni degli scontenti. Voglio dire non gli arcana imperii di una volta, la segretezza che permette tutti gli arbitrii, ma il limite di una soglia oltre la quale tutto diventa curiosità gratuita e, inoltre, toglie al potere una delle sue insegne importanti: non essere svenduto alle bancarelle dei media come una storia qualunque.

Ph. Roberto Monaldo / LaPresse

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L’informazione Rai è come una soap, con caratteristi scarsi e trame prevedibili

di Mario Lavia (linkiesta.it, 2 maggio 2022)

L’informazione Rai è allo sbando. Una grossa delusione per chi sperava in una Rai “draghiana”, orientata cioè nel senso di una maggiore “voglia” di approfondire seriamente i problemi, di caratterizzarsi per autorevolezza e credibilità. Un servizio pubblico serio. Macché. Proprio nel più tragico periodo della storia recente, la Rai sta dando il peggio di sé, declassando l’informazione a fiction, come ha denunciato il presidente della Commissione parlamentare di vigilanza Rai Alberto Barachini sul Corriere della Sera. In generale – non stiamo adesso parlando della sola Rai – i talk show, sempre più show, invece di essere momenti di informazione, dibattito e approfondimento sono pensati come fiction: la deriva è da anni in atto sulle reti Mediaset e poi de La7 (con poche, luminose eccezioni), ma da qualche mese anche sul programma principale di informazione del servizio pubblico, Cartabianca su Rai3 (lasciamo stare qui Report, che fa un’informazione basata sulla character assassination e su un giornalismo scandalistico).

Ph. Paolo Chiabrando / Unsplash

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I talk show italiani fanno informazione?

(ilpost.it, 23 aprile 2022)

Nelle ultime settimane i talk show italiani sono stati molto criticati per il modo in cui hanno seguito le vicende della guerra in Ucraina, ospitando in molti casi posizioni e versioni dei fatti controverse, quando non del tutto screditate e dimostrate come false. Le risposte più frequenti a queste critiche da parte di chi progetta e conduce i talk show alludono generalmente alla necessità di garantire una pluralità di opinioni nel dibattito, e di “dare l’opportunità di esprimerle ed eventualmente confutarle”: secondo molti però in questo atteggiamento ci sarebbe il tentativo di costruire appositamente uno sterile contraddittorio teatrale utile alla polemica e all’audience, ma a costo di dare spazio a falsità su argomenti per i quali la verità è già stata ampiamente accertata. «Il dibattito è normale, è normale non essere d’accordo. Il problema è quando il livello di conoscenza dell’argomento da parte di alcuni ospiti non è sufficiente a instaurarne uno», dice Olga Tokariuk, giornalista ucraina che ha collaborato a lungo coi media italiani e ultimamente ha rifiutato molti inviti.

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Venghino signori, venghino: adesso Dibba ci dà lezioni di politica

di Massimiliano Panarari (lastampa.it, 22 aprile 2022)

«Votantonio, Votantonio!». Da oggi, al prezzo davvero modico di soli 39 euro (offertissima per chi si iscrive entro il 27 aprile), ogni aspirante candidato può «apprendere le strategie più efficaci da usare in campagna elettorale per ottenere il miglior risultato alle elezioni di giugno». Parola di Alessandro Di Battista, guest star di un «corso online di Comunicazione Politica per i candidati alle elezioni amministrative 2022», organizzato dal consulente della materia Marco Venturini, che si alternerà negli insegnamenti all’ex portavoce del M5S e già suo popolarissimo frontman. La corsite in Italia, si sa, è un fenomeno di massa, e una docenza non si nega a nessuno, men che meno a un politico-celebrità “in sonno” che ha infervorato piazze fisiche e virtuali quando la spinta propulsiva del movimentismo grillino sembrava irresistibile.

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