Archivi tag: Rai

Lo storico sorpasso di Mediaset sulla Rai

di Maurizio Crippa (ilfoglio.it, 30 dicembre 2023)

Un giorno dei felici e commerciali anni Ottanta, all’Università, il prof del corso di Teoria dei media entrò nell’aula sventolando entusiasta una cassetta Vhs: la preview di una telenovela brasiliana che da lì a poco avrebbe trionfato sulla televisione privata. Serialità e pubblicità: così stava per crollare il pietrificato monopolio dei palinsesti di Stato.

Ph. William Carvalho / Pexels

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Una gigantografia a Times Square per celebrare gli ottant’anni di Raffaella Carrà e il suo impegno civile

di Alberto Mattioli (lastampa.it, 16 giugno 2023)

Raffaella Carrà a Times Square, nel centro del centro di New York e forse del mondo, nella polpa della Grande Mela? E perché no? Sarà pur stata l’icona unica e irripetibile della televisione italiana, ma la Raffa nazionale godeva anche di una grande popolarità internazionale e anzi intercontinentale, e non solo nelle mille Little Italy sparse per il mondo. In Spagna e in Sudamerica, per dire, l’hanno adorata anche più che in Italia, e infatti Madrid è stata la prima città a dedicarle una piazza.

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Polemica sul Forum alla Masseria di Vespa: “A rischio la credibilità del servizio pubblico”

(lastampa.it, 11 giugno 2023)

Finisce all’attenzione del Cda della Rai la quarta edizione del Forum in Masseria organizzato da Bruno Vespa, con la premier Meloni e otto ministri tra gli ospiti, che si è conclusa oggi a Manduria. I consiglieri di amministrazione Francesca Bria e Riccardo Laganà scrivono ai vertici dell’azienda: nel mirino, la possibilità che la copertura informativa dell’evento, con l’ampio risalto mediatico, si configuri «come pubblicità occulta a favore dell’attività imprenditoriale del collaboratore» Vespa.

Ph. Daniele Martini

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Sanremo è espressione dello Stato sociale ed è ovvio che ci vada Zelensky

di Guia Soncini (linkiesta.it, 28 gennaio 2023)

Sanremo è una forma di welfare comunicativo. Ogni anno garantisce due mesi di carro di visibilità su cui salire per avere il proprio titolo di giornale. Tre anni fa ne approfittarono le femministe dell’Instagram, quando Amadeus disse che la fidanzata di Valentino Rossi stava un passo indietro: poteva non approfittarne Matteo Salvini?

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L’Eurovision tra musica, soft power e giochi diplomatici

di Giacomo Natali (internazionale.it, 11 maggio 2022)

Laura Pausini, Alessandro Cattelan e Mika, i tre conduttori che saliranno sul palco dell’Eurovision Song Contest di Torino dal 10 al 14 maggio, saranno accompagnati dallo spettro di un evento che pochi in Italia ricorderanno: la disastrosa ultima edizione che si tenne nel nostro Paese nel maggio del 1991. L’Italia aveva vinto l’anno prima con Insieme: 1992, un inno europeista di Toto Cutugno. E proprio a lui viene affidata la conduzione, in coppia con l’allora unica altra vincitrice italiana, Gigliola Cinquetti. L’organizzazione incontra complicazioni logistiche dovute alle tensioni internazionali in Iraq e in Jugoslavia, ma l’improvvisazione segnerà l’intera edizione, ancora oggi ricordata unanimemente come la peggiore di tutti i tempi. Disastrosa anche la conduzione interamente in Italiano, anche se questo andava contro regole e consuetudini del festival, dove a dominare sono Inglese e Francese, insieme a una visione della musica pop assai più cosmopolita.

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Un Eurovision diverso dal solito

(ilpost.it, 7 maggio 2022)

Fra martedì 10 e sabato 14 maggio si terrà a Torino l’Eurovision Song Contest, il più famoso e seguito concorso musicale al mondo, a cui partecipano una quarantina di Paesi e che ogni anno attira decine di milioni di spettatori sparsi nel mondo, specialmente in Europa ma anche in alcuni Stati di altri continenti che nel tempo si sono affezionati alla competizione. L’edizione di quest’anno si disputerà a Torino perché la scorsa, tenuta a Rotterdam, nei Paesi Bassi, era stata vinta dalla band italiana dei Måneskin: da regolamento, il Paese vincitore è tenuto a ospitare l’edizione dell’anno successivo. Sarà comunque un Eurovision un po’ diverso da quelli a cui abbiamo assistito negli ultimi anni, in quanto il primo da una trentina d’anni a svolgersi durante una guerra in Europa: nel 1993 e nel 1994 si combatteva in Bosnia ed Erzegovina, oggi in Ucraina a causa dell’invasione della Russia.

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L’informazione Rai è come una soap, con caratteristi scarsi e trame prevedibili

di Mario Lavia (linkiesta.it, 2 maggio 2022)

L’informazione Rai è allo sbando. Una grossa delusione per chi sperava in una Rai “draghiana”, orientata cioè nel senso di una maggiore “voglia” di approfondire seriamente i problemi, di caratterizzarsi per autorevolezza e credibilità. Un servizio pubblico serio. Macché. Proprio nel più tragico periodo della storia recente, la Rai sta dando il peggio di sé, declassando l’informazione a fiction, come ha denunciato il presidente della Commissione parlamentare di vigilanza Rai Alberto Barachini sul Corriere della Sera. In generale – non stiamo adesso parlando della sola Rai – i talk show, sempre più show, invece di essere momenti di informazione, dibattito e approfondimento sono pensati come fiction: la deriva è da anni in atto sulle reti Mediaset e poi de La7 (con poche, luminose eccezioni), ma da qualche mese anche sul programma principale di informazione del servizio pubblico, Cartabianca su Rai3 (lasciamo stare qui Report, che fa un’informazione basata sulla character assassination e su un giornalismo scandalistico).

Ph. Paolo Chiabrando / Unsplash

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Lo “sciopero della fama” di Giuseppe Conte

di Enrico Pirondini (blitzquotidiano.it, 21 novembre 2021)

La Rai e il Conte furioso. Pensavo finora di averne viste tante, ma non ancora abbastanza. L’ultima si chiama “sciopero della fama”. L’ha inventata Giuseppe Conte, furioso perché non è stato invitato al banchetto Rai delle nomine dei direttori dei telegiornali. C’erano tutti, non lui. Emarginato. Isolato. Insomma fatto fuori. E subito gli altri ne hanno approfittato per spartirsi la torta: 4 poltrone su 9 sono andate al Pd, maestro nel ramo; il resto al Centrodestra. A secco i 5 Stelle. E Giuseppi, indispettito, ha partorito l’ennesimo paradosso della fervida compagnia. Appunto, lo sciopero della fama. Sulla Rai.

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Variazioni sul narcisismo

di Guia Soncini (linkiesta.it, 4 maggio 2021)

Potremmo cominciare da: avevano ragione quelli che dicevano che la cancel culture non esiste, almeno in Italia, e forse non esiste perché qui siamo stati così fortunati da avere la Dc. Oppure potremmo cominciare da: su Instagram, il marito di Chiara Ferragni viene seguito da dodici milioni e mezzo di persone; su Raitre, il suo discorzo (cit. arbasiniana sprecata) durante il concerto del primo maggio è stato seguito da un milione novecentonovantaquattromila persone. Oppure potremmo cominciare da: la Repubblica non ha titolato, come mi sarei aspettata, «questo esaltato voleva metterci in mezzo ma noi siamo gente di mondo». Oppure potremmo cominciare da: com’è che ogni quotidiano impiega almeno uno psicanalista e nessuno ha commissionato un corsivo intitolato «Fedez, il narcisista fragile»?

Harry Greb
Harry Greb

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Una politica appesa a Fedez

di Mauro Suttora (huffingtonpost.it, 2 maggio 2021)

Ricordavo la deliziosa Ilaria Capitani portavoce di Walter Veltroni nel 2007, quando intervistai l’allora sindaco di Roma. Mai avrei immaginato si trasformasse in feroce belva della censura contro tal Federico Lucia da Buccinasco, tatuatissimo cantante con faccia e voce attraenti quanto quelle di Morgan. C’eravamo liberati da appena una settimana di Grillo, suicidatosi col video sugli stupri, mo’ ecco Fedez. L’ennesimo famoso solo per essere famoso (trovate qualcuno che sappia canticchiare qualche sua canzone) che pretende di comiziare di politica coi miei soldi (via Rai). Anche Celentano sproloquiava, ma almeno lui aveva all’attivo decenni di inni ecologisti.

Agf – Ansa
Agf – Ansa

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