Archivi tag: Ronald Reagan

Principe di Galles: perché il tessuto così amato dalla moda si chiama così

di Giorgia Olivieri (vanityfair.it, 23 gennaio 2023)

Partiamo dalla fine. Stando a quanto riportano le cronache, William non ha ancora indossato un check principe di Galles. Benché detenga il titolo da mesi, finora ha scelto di non seguire le orme di chi l’ha preceduto nel ruolo, più o meno lungo, di erede al trono d’Inghilterra. Ma cosa c’entra un pattern così amato dalla moda con i reali? Ecco svelata la storia di come è nato il principe di Galles.

Ph. Anwar Hussein / Getty Images

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La formula della fama

di Guia Soncini (linkiesta.it, 29 settembre 2022)

Al video ci ho pensato dopo, quando ieri è arrivata nelle redazioni una letterina con cui l’avvocato di Giorgia Meloni intimava di non braccarne la figlia per fotografarla o riprenderla. Al video in quel momento presente sulla home page d’un grande quotidiano, in cui un giornalista filmava una seienne che entrava a scuola, perché quella seienne è la figlia della prossima presidente del Consiglio, e in un Paese senza star system ci si arrangia come si può.

Pexels

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Musica e politica: storia di canzoni negate

di Chiara Pizzimenti (vanityfair.it, 6 agosto 2022)

La questione non ha confine né latitudine. In campagna elettorale la musica è fondamentale: trascina. Gli esperti di politica e comunicazione lo sanno: un tormentone, una canzone impegnata, un classico, ognuna può far presa in maniera diversa e portare avanti i candidati. Solo che non sempre chi quelle canzoni le canta e le ha portate al successo è pronto e felice di vederle usare per scopi propagandisti. Ultimo caso La Rappresentante di Lista contro Matteo Salvini. L’oggetto del contendente è la canzone Ciao ciao, tormentone che viene dal Festival di Sanremo. Veronica Lucchesi e Dario Mangiaracina segnalano in un tweet: «Ci arriva voce che al comizio di S4lvini il dj abbia messo #ciaociao. La nostra maledizione sta per abbattersi su di te, becero abusatore di hit».

LaPresse

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“Top Gun: Maverick”, o il reclutamento militare travestito da film

di Eileen Jones (Jacobin Magazine / internazionale.it, 2 luglio 2022)

Vale davvero la pena recensire un fenomeno grottesco della cultura pop come Top Gun: Maverick? Sembra che tutti ne siano conquistati. La sua anteprima al Festival di Cannes si è conclusa con una standing ovation di cinque minuti. Sta battendo i record di incassi. È stato accolto con entusiasmo da quasi tutti i principali critici cinematografici. E senza dubbio è sulla buona strada per generare un “boom di reclutamento” militare ancora più di quanto fece il primo Top Gun del 1986. Il che non deve sorprendere: il Pentagono ha lavorato a stretto contatto con i produttori del film e ha investito molte risorse nei due Top Gun. E ora i giornalisti del mondo dello spettacolo stanno paventando la possibilità di assegnare un Oscar a Top Gun: Maverick.

Paramount Pictures

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Dopo 41 anni è libero l’uomo che sparò a Reagan

(agi.it, 16 giugno 2022)

John Hinckley, l’uomo che nell’81 tentò di uccidere il presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan, è un uomo completamente libero. Lo ha deciso il giudice distrettuale Paul Friedman, che ha disposto il rilascio oggi. “Dopo 41 anni 2 mesi e 15 giorni, FINALMENTE LIBERO!!!”, ha scritto Hinckley su Twitter. Il giudice aveva già approvato a settembre un accordo raggiunto tra il dipartimento di Giustizia e lo stesso detenuto sulla base di un rilascio senza condizioni e senza restrizioni. Il 30 marzo 1981 Hinckley tentò di assassinare Reagan di fronte all’ingresso dell’Hilton di Washington. Il presidente venne raggiunto da un proiettile, mentre rimase ferito più gravemente il suo portavoce, James Brady, poi rimasto parzialmente paralizzato. Hinckley venne arrestato subito dopo.

Getty Images

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L’attentatore di Ronald Reagan con l’ossessione per Jodie Foster

di Giacomo Galanti (huffingtonpost.it, 6 dicembre 2021)

Dopo quarant’anni passati in un manicomio criminale, John Hinckley a metà 2022 dovrebbe tornare libero. Hinckley diventa famoso in tutto il mondo il 30 marzo 1981 per aver cercato di uccidere il presidente degli Stati Uniti. Il 26enne infatti si era appostato tra i reporter e i curiosi che aspettavano Ronald Reagan a Washington per poi sparare sei colpi, che oltre al presidente colpirono due membri della scorta. Dopo averlo arrestato, gli agenti dell’Fbi fanno irruzione nella stanza d’albergo di Hinckley, dove trovano foto, ritagli di giornale e lettere dedicati a un volto noto di Hollywood: l’attrice Jodie Foster. Allora la Foster, raggiunta la fama con il ruolo della prostituta minorenne in Taxi Driver, studiava all’Università di Yale.

Ph. Mike Evens / Getty Images

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Addio a Walter Mondale, storico sfidante di Ronald Reagan

di Massimo Basile (agi.it, 20 aprile 2021)

Vicepresidente con Jimmy Carter e candidato presidente per i democratici nel 1984, Walter Mondale, scomparso oggi a 93 anni a Ceylon, Minnesota, resterà per gli americani l’uomo discreto della politica pre-show, quello che, masticando il sigaro, rifiutò di mischiare vita privata e politica, e trasformare le tragedie personali in strumento elettorale. Nei suoi comizi da candidato presidente, Mondale era quello che denunciava la crisi degli agricoltori evitando di raccontare la storia del padre che aveva perso tutto nel 1920 con il collasso dei prezzi del grano. Era quello che lanciava grida d’allarme sull’aumento dei costi delle polizze sanitarie senza raccontare della madre, che aveva perso la copertura quando si ammalò di cancro.

Ph. Jim Wells / Ap
Ph. Jim Wells / Ap

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L’attentato a Ronald Reagan, quarant’anni fa

(ilpost.it, 30 marzo 2021)

John Hinckley ci mise meno di due secondi a sparare tutti i sei colpi della sua calibro .22 contro il presidente degli Stati Uniti, Ronald Reagan: era il 30 marzo 1981, quarant’anni fa. Reagan aveva preso l’uscita secondaria per lasciare l’Hotel Hilton di Washington D.C., dove aveva tenuto un discorso, e stava percorrendo un breve tratto a piedi per raggiungere la sua limousine blindata. C’era una piccola folla nei pressi della limousine, e Reagan era circondato da un folto gruppo di persone, tra cui il portavoce Jim Brady e alcuni agenti di polizia e del Secret Service (l’agenzia federale che si occupa, tra le altre cose, della protezione del presidente e della sua famiglia). Hinckley, inizialmente, non aveva linea di tiro per colpire Reagan.

Ph. Ron Edmonds / Ap
Ph. Ron Edmonds / Ap

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E se distinguere Vero e Falso su Internet fosse semplicemente impossibile?

di Stefano Piri (esquire.com, 12 febbraio 2021)

Nel gennaio del 1976 l’irruzione di un nuovo personaggio ravviva l’immaginario politico americano, ancora sbiadito dopo l’epocale perdita d’innocenza del Watergate. A portare agli onori delle cronache colei che presto sarà nota a ogni onesto lavoratore americano come Welfare Queen è il candidato alle primarie repubblicane Ronald Reagan, ex governatore della California, ex presidente del sindacato degli attori di Hollywood e soprattutto ex divo dei western anni Quaranta: uno che sa come si costruisce un personaggio, insomma. «A Chicago hanno scoperto questa donna: se ne andava in giro su una Cadillac e usava 80 nomi, 30 indirizzi e 15 numeri di telefono per raccogliere buoni pasto, pensioni sociali, pensioni da veterano per quattro mariti inesistenti morti in guerra. Il suo reddito non tassabile, da solo, arrivava a 150mila dollari all’anno».

RepresentUS
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“Trump? È un nostro uomo da 40 anni”: la rivelazione di un ex agente del Kgb

di Anna Ditta (tpi.it, 30 gennaio 2021)

Per quarant’anni i servizi segreti russi hanno coltivato rapporti con Donald Trump, che da presidente degli Stati Uniti sarebbe stato condizionato, nelle sue scelte, dai legami col Cremlino. A sostenerlo è Yuri Shvets, ex spia del Kgb che ha operato a Washington negli anni Ottanta ed è la principale fonte del nuovo libro del giornalista Craig Unger, intitolato American Kompromat. Secondo Shvets, Trump veniva considerato un “asset” dell’intelligence russa. “È un esempio di come le persone venivano reclutate quando erano studenti e poi arrivavano a posizioni importanti, qualcosa del genere è successa con Trump”, ha detto l’ex agente, ora 67enne, in un’intervista al Guardian. “Non c’era un grande piano di far sviluppare questo tizio che quarant’anni dopo sarebbe diventato presidente. A quel tempo i russi cercavano di reclutare come pazzi e andavano dietro a decine e decine di persone”, spiega Shvets.american_kompromat Continua la lettura di “Trump? È un nostro uomo da 40 anni”: la rivelazione di un ex agente del Kgb