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La vera lezione di “Cowboy Carter” di Beyoncé

15 Aprile 2024Readings on Star PoliticsAmerican Requiem, Beyoncé Knowles, biopolitica, Blackbird, celebrity politics, country music, Cowboy Carter, Donald Trump, Drake, Kanye West, Kendrick Lamar, Lavender Country, LGBTQI+, politica-per-media, Renaissance, star politics, Taylor Swift, The BeatlesStar Politics

di Patrizio Ruviglioni (vanityfair.it, 31 marzo 2024)

E no, nonostante i vari avvisi all’ingresso – o forse sono stati messi proprio per questo, per creare aspettative – non sarà mai una scelta come tante, quella di Beyoncé di realizzare un disco country come il nuovo Cowboy Carter. Ok, l’album in questione è la “seconda parte” di Renaissance (2022) – quasi il suo “negativo” fotografico: sulla prima copertina sedeva su un cavallo argentato, ora in una foto identica è su un esemplare bianco, con bandiera degli Stati Uniti e abbigliamento, a modo suo, da rodeo al seguito – ma la presa di posizione è più fragorosa di prima.

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Una docuserie su Apple Tv+ torna a raccontare l’assassinio di John Lennon

19 Dicembre 2023Readings on Star Politics72 Films, Apple Tv+, Double Fantasy, Fbi, Give peace a chance, Holden Caulfield, Il giovane Holden, Imagine, J.D. Salinger, Jack Douglas, John Fitzgerald Kennedy, John Lennon, John Lennon: Murder Without A Trial, Lee Harvey Oswald, Mark David Chapman, Martin Luther King, Nick Holt, Now and Then, politica-per-media, Richard Nixon, Rob Coldstream, Robert Kennedy, Ronald Reagan, star politics, The BeatlesStar Politics

di Roberto Brunelli (hollywoodreporter.it, 11 dicembre 2023)

C’erano tutti, c’erano le candele, c’era la commozione, c’era il bisogno di esserci, c’era il rimpianto, c’era la speranza. Molti si tenevano per mano, si passavano le foto di John. E cantavano. Era l’8 dicembre, ma non quello del 1980. Non era neanche uno dei giorni successivi, quando a decine di migliaia si ritrovarono al Central Park – il punto esatto oggi è conosciuto come Strawberry Fields – per piangere insieme l’addio a John Lennon. Che era stato ammazzato a pochi metri di distanza, all’ingresso di casa sua, il Dakota Building a Manhattan.

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Principe di Galles: perché il tessuto così amato dalla moda si chiama così

29 Gennaio 2023Readings on Star Politicsbiopolitica, Cary Grant, Charles III, Diana Spencer, E.S. Harrison, Edward VIII, Elizabeth McDougall, Glen Check, Glen Urquhart, Glenurquhart Estate Check, James Bond, Kate Middleton, Lady Caroline Seafield, Meghan Markle, moda vestimentaria, Our Scottish District Checks, politica-per-media, principe di Galles, Ronald Reagan, star politics, Steve McQueen, The Beatles, The Scottish Register of Tartans, William Mountbatten-WindsorStar Politics

di Giorgia Olivieri (vanityfair.it, 23 gennaio 2023)

Partiamo dalla fine. Stando a quanto riportano le cronache, William non ha ancora indossato un check principe di Galles. Benché detenga il titolo da mesi, finora ha scelto di non seguire le orme di chi l’ha preceduto nel ruolo, più o meno lungo, di erede al trono d’Inghilterra. Ma cosa c’entra un pattern così amato dalla moda con i reali? Ecco svelata la storia di come è nato il principe di Galles.

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La musica e la sua Queen

16 Settembre 2022Readings on Star PoliticsAdele, Beatlemania, Blur, britpop, Cool Britannia, Damon Albern, Dave Gilmour, David Bowie, Dreaming of the Queen, Duran Duran, Ed Sheeran, Elizabeth II, Elizabeth My Dear, Elton John, England’s Dreaming, Freddie Mercury, God save the Queen, Her Majesty, Ian Brown, John Lydon, Johnny Rotten, Jon Savage, Kate Bush, Keith Richards, Malcolm McLaren, Manic Street Preachers, Margaret Thatcher, Mick Jagger, Morrissey, Noel Gallagher, Oasis, Ozzy Osbourne, Paul Weller, Penny Lane, Pet Shop Boys, politica-per-media, protest song, Queen, Repeat, Rod Stewart, Sex Pistols, Spice Girls, star politics, Sting, Stone Roses, The Beatles, The Queen is Dead, The Rolling Stones, This is a Low, Victoria BeckhamStar Politics

di Stefano Pistolini (ilfoglio.it, 14 settembre 2022)

Il rapporto tra il britpop, per decenni una delle più floride industrie britanniche, e la monarchia è stato sempre questione di cromosomi o, se volete, di ereditarietà: la regina come presenza immanente ed eterna, istituzione stabile e perenne. Motivo per cui l’attenzione degli spiriti modernisti della musica di rado s’è occupata del soggetto, se non in casi di esasperazione, attribuibili più a una reazione psicologica che a un reale fronteggiamento politico, più alla percezione di una sottomissione a una madre repressiva che a un’effettiva concezione antimonarchica. Poi la cosa si è sempre sfumata, con la regina Elisabetta tornata al suo posto come presenza inevitabile e guardata perfino con affetto, confortante icona di quell’identità nazionale satiricamente battezzata “Little Britain”.

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Elogio di Taylor Swift

20 Novembre 2021Readings on Star PoliticsActually vote, All some kind of dream, All too well, Billy Joel, Bob Dylan, Brad Paisley, country music, Dixie Chicks, Fiona Apple, Garth Brooks, Josh Ritter, Kiki Palmer, Land of the free, Only the young, People loving people, politica-per-media, protest song, Red, Scooter Braun, star politics, Taylor Swift, The Beatles, The Killers, Thomas Rhett, Tiny hands, Woody GuthrieStar Politics

di Benedetta Grasso (linkiesta.it, 17 novembre 2021)

Una delle cose che ho sempre invidiato ad alcune generazioni precedenti è l’idea di crescere in sintonia con un gruppo o un cantante, più o meno della stessa età. In apparenza l’abbiamo fatto tutti, in ogni decennio, ma crescere in un altro senso: segnare delle fasi formative, delle evoluzioni intellettuali, sperimentali, culturali, in parallelo con gli album in uscita. Prendendolo in mano, vedendo la storia e la politica e lo spirito di una generazione rivoluzionarsi nelle settimane successive, ascoltandolo mille volte. Oggi con Red ri-scritto, re-released anche con un corto al Lincoln Center, è scoppiata una festa in ogni città – come con la beatlemania – di nostalgia allegra: persone vestite di rosso per strada, che ballano su canzoni scritte a 21 anni e riprese a 31.

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Il fenomeno dei santoni in India

13 Ottobre 2021Readings on Star PoliticsAcharya Balkrishna, Amma, ashram, Atal Bihari Vajpayee, Baba Ramdev, Basava Premanand, Bhagwan Shree Rajneesh, Bharatiya Janata Party, Bhavdeep Kang, biopolitica, Bjp, carisma, Cicap, Committee for Eradication of Blind Faith, Coronil, Covid-19, Dera Sacha Sauda, Gurmeet Ram Rahim Singh, Harish Bijoor, Harsh Vardhan, India, Indian Medical Association, Indian Skeptics, Insan, Maharishi Mahesh Yogi, Manmohan Singh, Massimo Polidoro, Mata Amritanandamayi, meditazione trascendentale, Messenger of God, Msg, Narendra Dabholkar, Osho, Patanjali Ayurved, Pew Research Center, politica-per-media, Prabir Ghosh, Prafullachandra Natwarlal Bhagwati, puja, Ram Chander Chhatrapati, sannyasin, Sant Rampal, Sathya Sai Baba, Science and Rationalists’ Association of India, Shiv Visvanathan, Simantini Ghosh, star politics, The Beatles, Thérèse Brosse, Tirumalai Krishnamacharya, vibhuti, William Broad, yogaStar Politics

(ilpost.it, 10 ottobre 2021)

Nell’agosto del 2017, il predicatore indiano Gurmeet Ram Rahim Singh – dal 1990 a capo del gruppo Dera Sacha Sauda, un’organizzazione indiana non governativa con decine di milioni di devoti in tutto il mondo – fu condannato per violenza sessuale a 20 anni di carcere da un tribunale speciale del Central Bureau of Investigation (Cbi), l’agenzia nazionale indiana per le inchieste criminali. Subito dopo la lettura del verdetto, oltre centomila seguaci di Ram Rahim riuniti per le strade del distretto di Panchkula, nell’India settentrionale, protestarono per la condanna. Nei violenti scontri con la polizia, intervenuta per contenere i disordini, 38 persone furono uccise e 250 rimasero ferite. Ram Rahim – noto anche con il nome “Msg”, o Messenger of God – sta scontando una pena all’ergastolo dopo una successiva condanna per il suo coinvolgimento nell’omicidio del giornalista indiano Ram Chander Chhatrapati, ucciso nel 2002, autore dell’inchiesta che portò all’accusa di stupro contro lo stesso Ram Rahim.

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The Beatles, “The Ballad of John and Yoko”

8 Dicembre 2020Readings on Star PoliticsJohn Lennon, The Ballad of John and Yoko, The Beatles, Yoko OnoStar Politics

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Paul McCartney, “Back in the U.S.S.R. (live in Red Square, 2003)‎”

24 Maggio 2018Readings on Star PoliticsBack in the U.S.S.R.‎, Paul McCartney, The BeatlesStar Politics

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The Beatles, “Revolution”

8 Dicembre 2017Readings on Star PoliticsRevolution, The BeatlesStar Politics

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I diritti dei neri e i nove di Little Rock: Paul McCartney svela la genesi di “Blackbird”

9 Maggio 2016Readings on Star PoliticsBlackbird, Elizabeth Eckford, Little Rock, Paul McCartney, The Beatles, Thelma Mothershed Wair, White albumStar Politics

In Arkansas l’incontro tra il musicista e le donne che ispirarono la sua canzone

di Francesco Zaffarano (lastampa.it, 2 maggio 2016)

Il 22 novembre del 1968 usciva The Beatles, l’album della band di Liverpool passato alla storia col nome di White album (o Album bianco). Tra i brani di quel disco c’era Blackbird, nel cui testo la critica ha sempre letto riferimenti al movimento per i diritti civili degli afroamericani. Una lettura che Paul McCartney, autore della canzone, non ha mai smentito e che, ora, trova la sua definitiva conferma.

Incredible to meet two of the Little Rock Nine--pioneers of the civil rights movement and inspiration for Blackbird. pic.twitter.com/QrnOQnqrFX—Paul McCartney (@PaulMcCartney) May 1, 2016 — Incredible to meet two of the Little Rock Nine–pioneers of the civil rights movement and inspiration for Blackbird. pic.twitter.com/QrnOQnqrFX—Paul McCartney (@PaulMcCartney) May 1, 2016

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