Archivi tag: Woody Guthrie

Woody Guthrie, il senzatetto leggendario del folk americano

di Susanna Schimperna (huffingtonpost.it, 4 ottobre 2022)

Il 3 ottobre 1967 muore, a poco più di cinquantacinque anni, Woodrow Wilson Guthrie, lasciando un patrimonio di oltre mille canzoni e poesie, di cui molte che non sono state registrate o pubblicate, e che nessuno ha mai visto. Al ragazzo che spesso l’andava a trovare quando era internato al Greystone Hospital di Morrison, nel New Jersey – in realtà una clinica psichiatrica – aveva detto un giorno di andarseli a prendere, tutti quegli scritti.

The Woody Guthrie Archive

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Elogio di Taylor Swift

di Benedetta Grasso (linkiesta.it, 17 novembre 2021)

Una delle cose che ho sempre invidiato ad alcune generazioni precedenti è l’idea di crescere in sintonia con un gruppo o un cantante, più o meno della stessa età. In apparenza l’abbiamo fatto tutti, in ogni decennio, ma crescere in un altro senso: segnare delle fasi formative, delle evoluzioni intellettuali, sperimentali, culturali, in parallelo con gli album in uscita. Prendendolo in mano, vedendo la storia e la politica e lo spirito di una generazione rivoluzionarsi nelle settimane successive, ascoltandolo mille volte. Oggi con Red ri-scritto, re-released anche con un corto al Lincoln Center, è scoppiata una festa in ogni città – come con la beatlemania – di nostalgia allegra: persone vestite di rosso per strada, che ballano su canzoni scritte a 21 anni e riprese a 31.

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Bob Dylan a ruota libera

di Carlo Massarini (linkiesta.it, 23 ottobre 2021)

The Freewheelin’ è il secondo album di Bob Dylan, ed è allo stesso tempo una perfetta fotografia dell’anno in cui è concepito e qualcosa che trascende il suo tempo, perché contiene temi – i maestri della guerra, il razzismo e le risposte che soffiano nel vento, lampi di apocalisse sotto una dura pioggia, le separazioni e l’andare avanti, il surrealismo metaforico dei sogni – che fanno parte della natura umana. Dylan qui è ancora un ragazzino, 22 anni, i capelli ispidi che diventeranno il suo trademark, la sua prima fidanzata Suze Rotolo abbracciata a lui mentre camminano nella neve di Jones Street nel Village a New York a due passi da dove abitano, appena un album di cover acerbe alle spalle ma in tasca una manciata di canzoni da grande, che cambieranno la storia della musica, della società, della sua vita e di quella di milioni di terrestri.

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The Staple Singers, la famiglia del gospel che cantò la lotta per i diritti civili degli afroamericani

di Carlo Massarini (linkiesta.it, 26 giugno 2021)

È il 1965. In Alabama, Stato del Sud segregazionista, viene ucciso dalla polizia l’attivista di un Comitato che lavora per ottenere il diritto di voto ai neri. In teoria, il Civil Rights Act del 1964 ha posto fine alla segregazione razziale, ma ai neri viene ancora impedito con vessazioni varie di registrarsi per poter votare. Viene organizzata la prima di tre marce per la libertà, le Freedom March. La prima viene impedita con la forza da vari gruppi razzisti e dalla polizia di Stato, ma le immagini vanno in onda ai tg nazionali e destano scalpore. Dopo la seconda, viene ucciso un altro partecipante. Persino il presidente Johnson interviene per garantire che la marcia sia protetta e, visto che il Governatore Wallace si rifiuta, manda l’esercito.

Ph. Richard Fegley

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Non puoi sempre avere quello che vuoi, o delle dispute politiche sulle canzonette

di Maurizio Stefanini (linkiesta.it, 30 giugno 2020)

I Rolling Stones contro Donald Trump, e non solo. A Tulsa, nel comizio di apertura della sua campagna elettorale, il presidente ha fatto suonare You can’t always get what you want: una canzone che ha compiuto 52 anni, dal momento che fu registrata il 16 e 17 novembre 1968, per essere inclusa nell’album del 1969 Let it bleed.WoodyGuthrie_This_machine_kills_fascists Continua la lettura di Non puoi sempre avere quello che vuoi, o delle dispute politiche sulle canzonette