Zelensky contro gli zombie: Cannes 75 parte in mimetica

di Teresa Marchesi (huffingtonpost.it, 18 maggio 2022)

A Cannes, con Volodymyr Zelensky impegnato in un dotto comizio che spazia tra Chaplin e Coppola a proposito di napalm e dittatori, la mimetica rimpiazza la tenue de soirée. Il vero film di apertura del Festival 75 è quello del presidente ucraino, a tutti gli effetti. Profetico il billboard gigante che TikTok ha piazzato davanti al Palais, in sfacciata competizione col manifesto ufficiale di Cannes. La scritta cita la celebre pipa di Magritte, in parafrasi: “Ceci n’est pas un film, c’est une vidéo TikTok”. Come dire che le piattaforme certificano il loro trionfo sull’antiquariato del cinema. Della performance di Zelensky, che invade militarmente la cerimonia inaugurale, si potrebbe dire lo stesso. Non c’è film che possa competere: ceci n’est pas un film. Avrebbe appannato qualsiasi immagine a seguire sul grande schermo della maestosa Salle Lumière.

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Il sorpasso è tanto più evidente perché Coupez! di Michel Hazanavicius, operina scelta per aprire le danze, è tutt’altro che un capolavoro. L’idea di festeggiare il ritorno alla normalità con un film comico di zombie dopo l’edizione persa del 2020 e quella raffazzonata del 2021, risulta quanto meno surreale. Il pretesto è che trattasi di un film sul cinema: una raffica di incidenti trasforma lo shooting di un miserando b-movie horror in un esilarante piano sequenza. Non è nemmeno un’idea originale: Coupez! è il remake di un film giapponese del 2017, One Cut of the Dead, e uno spunto simile, senza zombie, l’aveva già sfruttato Ben Stiller con Tropic Thunder. È noto il cambio in corsa del titolo, che prima inalberava la lettera “Z” e che suonava sinistramente putiniano: è rimasto comunque nel corpo del film. Romain Duris è l’affannato regista della finzione, Bérenice Bejo, signora Hazanavicius, è come (quasi) sempre nei film del consorte la protagonista femminile. Abbondano torrenti di sangue (finto), di vomito (vero) e di altri liquidi corporali assortiti. Si ride, ma è una materia che in mano a uno specialista – John Landis, tanto per fare un nome – avrebbe fatto sconquassi. La scelta di promuoverlo a tanta gloria cannese è imperscrutabile.

I Cahiers du Cinéma, che sopravvivono eroicamente al degrado dei magazine specializzati francesi, ironizzano sul simbolismo involontario di un cinema che guarda a sé stesso come a un morto vivente. Lo stesso filone zombie è in netto declino, prossimo all’agonia. È un medium in disarmo, il cinema, che celebra le proprie esequie paradossali? Pare che il colpo di grazia sulla materia arriverà in concorso a Cannes il 24, con il David Cronenberg visionario di Crimes of the Future. Staremo a vedere. Intanto, però, si accreditano le fanfare di TikTok. Se questa è l’alba del 75° Festival de Cannes, c’è da preoccuparsi.