Dall’Isola a CasaPound. Per Nina Moric, eja eja trullallà

di Filippo Ceccarelli («Il Venerdì», suppl. a «la Repubblica», 7 luglio 2017)

E va bene il tramonto delle idealità e delle culture politiche. Va bene il primato dei gossip e l’invasività strafottente dei social. Va bene anche la caduta dei confini tra le cose e il gran mischione post-moderno che tiene assieme alto e basso, magro e grasso, rosso e nero. Va bene tutto,·inutile stupirsi, e per chi ogni settimana passa in rassegna immagini stranianti non c’è forse condizione migliore.MORIC-CASAPOUNDE tuttavia la foto che si vede qui sopra, e che ritrae Nina Moric a una manifestazione di CasaPound, riesce ancora e comunque a trasmettere una qualche sorpresa, una sorpresa comica e al tempo stesso perturbante, che va al di là della persona e del gruppo di estrema destra; e pur guardandosela e riguardandosela con atavico e rassegnato scetticismo, l’immagine reca in sé un enigma: quale demone burlone ha favorito l’incrocio? E pervenire alle più prosaiche convenienze di questo tempo: chi fa pubblicità a chi? Forse sono il canone estetico e l’evidenza simbolica della combinazione a determinare lo scambio glamour, l’innesto pop, lo showbiz virato à droite. Nella rossa bandiera di CasaPound è raffigurata una tartaruga ottagonale a frecce centripete, un emblema denso di riferimenti ermetici che chiamano in causa cielo e terra, filosofia e numerologia, a parte i pirati della Tortuga e la disposizione di battaglia, appunto a testuggine, delle quadrate legioni dell’impero romano. Un armamentario, insomma, che rimanda a una visione solare oltre che spirituale del mondo. Sotto la quale, del tutto inaspettata, si manifesta l’immobile fissità siliconica e lunare della modella croata, già moglie di Fabrizio Corona ed ex concorrente a un paio di isole dei famosi, che con il capo lievemente chinato e le mani in tasca sembra concedere ai camerati la presenza scenica di una statua iperrealista del Moma anni 80. E allora vale la pena – o magari no, ma ormai è troppo tardi – farsi un giro nella pagina Facebook di Moric, e lì dentro perdersi in un carosello di enigmatica, artificiosa, spesso aggressiva e a tratti anche un po’ malsana commistione di segni, sogni, argomenti, generi, persone e personaggini. Lo ius soli e la zuffa con Belen, la rimozione del botulino e il suprematismo monetario, la vida loca e la legittima difesa, e il ditino in bocca, i fumogeni tricolori, serate in discoteca, disprezzo per gli animalisti, coma etilici, sederi ipnotici, lodi a Putin e proteste contro Fastweb, partite di calcio e mutuo sociale. Dice Moric, acrobaticamente: «Dentro di me ci sono i valori di Suor Paola e di Moana Pozzi». Ma anche: «La felicità è dormire 8 ore consecutive, mannaggia la puttana». E si esercita al poligono, in un empito di cattivismo promozionale, ma poi si veste da Batman, e ammicca. Nina, a noi! Eja eja trullallà.