Lo show senza fine del sindaco in mutande

Dal ring in municipio al funerale di zio Paperone. Il primo cittadino di Berceto, piccolo comune dell’Appennino emiliano, torna a far parlare di sé

di Claudio Visani («Il Venerdì», suppl. a «la Repubblica», 30 dicembre 2016)

L’ultima provocazione risale a un mese fa: il funerale di Paperon de’ Paperoni, con il consiglio comunale riunito per celebrare la morte del «capitalismo romantico» ucciso dalla «turboeconomia globalizzata», con tanto di tomba e lapide in municipio. Accade a Berceto, borgo di duemila anime dell’Appennino parmense, unico comune gemellato con i Lakota Sioux, i popoli nativi delle grandi praterie americane.SINDACO-BERCETOIn precedenza c’era stata la raccolta di 350 firme tra i montanari emiliani emigrati a New York contro l’istituzione dell’unione di alcuni comuni appenninici che «avrebbe fatto deprezzare i beni che gli emigrati hanno mantenuto nei luoghi di origine». E anche la minaccia di presentarsi in Regione con un gregge di pecore se l’Emilia-Romagna non avesse difeso gli interessi della “sua” montagna. Protagonista di tante battaglie è il sindaco Luigi Lucchi, 61 anni, diplomato in agraria, professione incerta, politico di lungo corso, ex socialista, già assessore provinciale, eletto primo cittadino con la lista civica “Idee e tenacia” e ora al secondo mandato. Un sindaco naïf, salito alla ribalta per le sue performance mediatiche. Si parte nel 2012 quando fa stampare un dépliant in albanese e romeno contro l’ozio, perché in paese c’erano «gruppi di persone, anche molto giovani, intenti solo a bighellonare nei bar e in piazza». Nel 2013 protesta contro la tassa sui rifiuti (Tares) e tenta di presentarsi in mutande al Quirinale. Sempre in quell’anno la decisione di sostituire nel suo ufficio la foto dell’allora presidente Napolitano con quella di papa Francesco, «l’unico che rappresenta un modello di umanità e speranza per tutti». Nel 2015 è travestito da mendicante per chiedere l’elemosina davanti alla Cattedrale di Parma: protesta, a suo dire, contro «i furti legalizzati dello Stato a danno dei cittadini». Nell’estate, per valorizzare il territorio, pubblica un post con la foto che esaltava il “lato b” di una prosperosa ragazza in costume scatenando il web che lo accusa di “pubblicità sessista”. Lui si difende scrivendo che la donna «è più valorizzata in costume che obbligandola al burqa». A marzo 2016 monta di fronte all’entrata del municipio un sacco da boxe e invita i cittadini a sfogare lì la loro rabbia contro tasse, tagli del governo ai comuni e angherie varie della pubblica amministrazione. Che tutto ciò sia servito a migliorare i servizi e la vita dei bercetesi rimane però assai dubbio.

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