Ronald Reagan, attore protagonista

di Fernando Masullo («Il Venerdì di Repubblica», 7 ottobre 2016)

«Può un attore fare il Presidente?». Lui rispose: «Può un Presidente non fare I’attore?». Ronald Reagan era nato nel 1911 in Illinois, nono figlio in una modesta famiglia di origine irlandese. Faccia tosta, ottimismo e comunicativa lo resero subito un vincente.copy-copy-cropped-Reagan.jpgDa bagnino stagionale salvò 77 persone, ma alcuni di loro sarebbero tornati a riva anche da soli. La sua voce calda lo aiutò a diventare radiocronista sportivo, di baseball. Una trasferta dei Chicago Cubs a Los Angeles, gli offri l’occasione di un provino a Hollywood. Seguirono 50 film e nessun capolavoro ma anche una intensa attività come leader del potente sindacato degli attori, con l’ombra di avere rovinato la carriera di alcuni colleghi, segnalati alla Fbi come simpatizzanti comunisti. Fu proprio il viscerale anti-comunismo a spingere Reagan a fare politica nel Partito repubblicano, dopo essere stato a fianco dei Democratici e del presidente Roosevelt. A 56 anni diventò governatore della California e nel 1980 arrivò alla Casa Bianca, battendo Carter, il presidente uscente indebolito dalla vicenda degli ostaggi americani in Iran e dalla profonda crisi economica. A 69 anni, Ronald Reagan era il più anziano presidente eletto della storia americana. Nel primo discorso enunciò l’essenza della «Reaganomics»: «Il governo è il problema, non la soluzione». Via allora al libero mercato senza intervento pubblico e a tagli delle tasse per rilanciare consumi e investimenti. La ripresa arrivò presto ma le minori entrate fiscali, assieme all’enorme aumento delle spese militari, in chiave anti-sovietica, mandarono alle stelle il deficit pubblico. Reagan si fece fama di decisionista nell’agosto del 1981 durante lo sciopero dei controllori di volo che, illegalmente, bloccavano il traffico aereo. Li licenziò tutti e 11.345, sostituendoli con i controllori militari. Fu un primo anno complicato per il Presidente che, il 30 marzo, se l’era cavata di un pelo sotto i colpi sparati da uno squilibrato. Al fianco di Reagan (a oggi unico Presidente divorziato) la seconda moglie Nancy, che per lui aveva lasciato una promettente carriera di attrice. Reagan sorprese subito tutti aprendo il dialogo con l’Unione Sovietica, che aveva definito l’Impero del Male. Il rapporto amichevole con Gorbaciov portò agli accordi sul disarmo nucleare che chiusero la Guerra fredda. Negli otto anni di presidenza, Reagan batté i record di popolarità e di consenso ma, a rovinargli il finale, scoppiò lo scandalo del traffico di armi con l’Iran per finanziare il golpe in Nicaragua. Lui se la cavò negando il coinvolgimento personale. Un anno dopo aver lasciato la Casa Bianca, nel febbraio del 1990, al processo contro i suoi ex-collaboratori, il Grande Comunicatore ripeté all’infinito: «Io non ricordo». Ironia della sorte, quella frase anticipò il dramma dell’Alzheimer, diagnosticato nel 1993, di cui Reagan informò gli americani in una commovente lettera aperta. Morirà il 5 giugno del 2004, a 93 anni.

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