Usa, dilaga la protesta delle star dello sport anti Trump: anticipo football, tutti i giocatori in ginocchio

Tutti i campioni dei Jacksonville Jaguars e dei Baltimore Ravens si sono inginocchiati in segno di protesta. Iniziativa delle star delle due squadre, “ora licenziateci”. Presidente Usa: “comportamento inaccettabile”. In ginocchio anche Stevie Wonder. Secondo un sondaggio Abc / Washington Post la popolarità di Trump a picco

di Alberto Custodero (repubblica.it, 24 settembre 2017)

Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, prende una posizione netta in merito alle proteste di alcune star dello sport che si inginocchiano durante l’inno nazionale andate in scena nell’ultima stagione del campionato. La prima protesta risale al 28 agosto 2016 in un campo di football americano, con il rifiuto del qb dei San Francisco 49ers, Colin Kaepernick, di alzarsi per l’inno stelle e strisce prima dell’amichevole con i Green Bay Packers.KAEPERNICK_cropSull’onda di Kaepernick, che in quel modo volle richiamare l’attenzione sulle disuguaglianze razziali e sociali e sulla brutalità delle forze dell’ordine nei confronti della popolazione afroamericana, molti giocatori di vari sport, da allora, hanno deciso di restare a sedere o inginocchiarsi durante l’inno nazionale. La polemica è tornata d’attualità venerdì scorso, quando Trump se l’è presa con i giocatori del campionato di football americano che hanno protestato durante l’esecuzione dell’inno americano. Il presidente ha sollecitato la Nfl (National Football League) a cacciare i giocatori che protestano. E ha invitato i tifosi a lasciare gli stadi. La tensione è proseguita sabato, quando Trump ha ritirato con un messaggio su Twitter l’invito al campione di basket dell’Nba Stephen Curry che, insieme a un altro giocatore dei Golden State Warriors, Kevin Durant, aveva anticipato la sua intenzione di non partecipare al tradizionale incontro del capo dello Stato con i campioni di ogni sport di squadra. Nei giorni scorsi Curry aveva dichiarato di non apprezzare quello che Trump dice e il modo in cui si comporta. In difesa di Curry sono scesi prima LeBron Raymone James, ala nei Cleveland Cavaliers (uno dei migliori cestisti di tutti i tempi), poi la leggenda della Nba Kobe Bryant. Anche il mondo del baseball, lo sport più popolare in America, si è schierato contro Donald Trump. E compatto ha appoggiato Bruce Maxwell, giocatore afroamericano degli Oakland Athletics diventato sabato sera il primo della Mlb (la lega professionistica del baseball americano) a inginocchiarsi durante l’esecuzione dell’inno nazionale. Ripetendo così il gesto oramai simbolico in segno di protesta contro la violenza della polizia sui neri di Kaepernick.

Tra il football americano e Trump è guerra aperta

Tra il football americano e Donald Trump è oramai guerra aperta. E la prima partita dopo le dichiarazioni di fuoco del presidente americano contro i giocatori che non cantano l’inno regala un’altra immagine dal forte significato simbolico. Tutti i campioni dei Jacksonville Jaguars e dei Baltimore Ravens si sono inginocchiati in segno di protesta. In piedi gli allenatori e i proprietari dei due team con le mani sulle spalle dei loro giocatori in segno di solidarietà. Appena terminata l’esecuzione di Star Spangled Banner, i giocatori si sono rialzati durante l’esecuzione di God Save the Queen. Tantissimi altri dello staff delle due squadre hanno seguito l’esempio dei loro campioni in un clima surreale. “Il razzismo nel Sud degli Stati Uniti è ancora disgustoso”, ha denunciato Maxwell. Accanto a lui il compagno di squadra Mark Canha, bianco, gli ha messo una mano sulla spalla in segno di solidarietà per quella battaglia iniziata un anno fa dalla star del football Colin Kaepernick. La Mlb ha quindi rilasciato una dichiarazione in cui non attacca direttamente il presidente americano, ma afferma di “rispettare e sostenere i diritti costituzionali e la libertà di espressione di tutti i suoi giocatori”. Trump è tornato a dire oggi che i giocatori che non cantano l’inno devono essere licenziati.

Trump: “Stare in ginocchio è inaccettabile”

“Grande solidarietà per il nostro inno nazionale e per il nostro Paese. Stare in ginocchio è inaccettabile”: così il presidente americano replica su Twitter all’ondata di proteste sui campi di football americano. “Patrioti coraggiosi hanno combattuto e sono morti per la nostra grande bandiera, dobbiamo onorarli e rispettarli” aggiunge Trump. Per il presidente Usa i giocatori che protestano durante l’esecuzione dell’inno americano vanno cacciati e i tifosi devono uscire dagli stadi. Secondo Trump tali proteste rappresentano “una mancanza di rispetto nei confronti del nostro patrimonio”. “Non vi piacerebbe vedere il proprietario di una squadra Nfl, quando qualcuno non rispetta la nostra bandiera, dire: ‘Portate quel figlio di p… fuori dal campo ora, è licenziato’”, ha detto senza troppi giri di parole Trump nel corso di un comizio in Alabama, sottolineando che “quel presidente diventerebbe subito la persona più popolare in questo Paese”. L’inquilino della Casa Bianca ha anche esortato il pubblico a prendere una posizione altrettanto intransigente: “Quando vedete quelle persone prendersi il ginocchio mentre sta suonando il nostro grande inno l’unica cosa che dovreste fare è lasciare lo stadio, anche se è un solo giocatore”.

Anche Stevie Wonder imita le star dello sport

Stevie Wonder s’è inginocchiato ieri sera durante un concerto che a New York ha riunito musicisti e politici per sostenere la lotta contro la povertà. Il suo gesto è stato contro la politica del presidente Usa, che vuole tagliare gli aiuti internazionali americani. Il concerto era organizzato a Central Park per il Global Citizen Festival, in concomitanza con l’assemblea generale dell’Onu. È un appuntamento fisso che si tiene dal 2012 e che ospita alcune delle più brillanti star Usa. “Questa sera m’inginocchio per l’America” ha dichiarato il cantante non vedente, che ha 67 anni, sostenuto dal figlio Kwame Morris. Ha inoltre espresso preoccupazione per gli scambi d’insulti fra Trump e il numero uno nordcoreano Kim Jong-un.

Abc / Washington Post: “Popolarità di Trump a picco”

La popolarità di Donald Trump cala a picco, ai minimi storici da oltre 60 anni, dai tempi della presidenza di Harry Truman. Almeno stando all’ultimo sondaggio di Abc / Washington Post, secondo cui solo il 39% approva l’operato del tycoon. Nel dettaglio, il 59% non crede che Trump possa portare un vero cambiamento nel Paese, contro il 39%. Mentre solo il 28% è convinto che il presidente possa unire l’America, contro il 66% che lo vede come un leader che divide l’opinione pubblica.