Chelsea Manning si candida al Senato

(wired.it, 15 gennaio 2018)

E adesso Donald Trump potrebbe trovarsi a fronteggiare quella “ingrata traditrice” – come l’aveva chiamata su Twitter pochi giorni dopo la notizia della grazia ricevuta da Barack Obama – direttamente nel Senato degli Stati Uniti.CHELSEA-MANNINGChelsea Manning ha infatti annunciato via Twitter la sua decisione di correre alle primarie del Partito Democratico, in vista delle elezioni di midterm (in cui si rinnoverà l’intera Camera e un terzo del Senato) che si terranno a novembre. Una svolta inaspettata ma non troppo, considerando come Manning sia diventata esponente di spicco del mondo LGBT e, più in generale, una figura dall’importanza crescente all’interno della sinistra progressista degli Stati Uniti. La cosa più sorprendente, però, è che tutto ciò avviene a soli 8 mesi di distanza dalla sua uscita di prigione (avvenuta nel maggio 2017), dopo una detenzione di 7 anni in un carcere militare che l’aveva spinta più volte a tentare il suicidio. Una situazione radicalmente diversa da quella degli altri leaker saliti agli altari della cronaca – come Edward Snowden o l’australiano Julian Assange – che sono riusciti a sfuggire alla legge e a trovare rifugio in altre nazioni. A lei, le cose sono andate diversamente: nonostante la grazia concessa da Obama le abbia consentito di scontare solo 7 dei 35 anni di condanna, Manning è comunque stata rinchiusa, scrive il Guardian, “più a lungo di qualunque altro leaker dei tempi moderni”. Una pena comminata per aver trafugato e passato a WikiLeaks 700mila documenti del Dipartimento di Stato e della Difesa, tra cui il celebre video che mostra 2 elicotteri Apache statunitensi fare fuoco su 12 civili disarmati in Iraq, tra cui 2 reporter della Reuters. Per i conservatori americani la sola prospettiva di trovare una ex militare che ha trafugato e divulgato documenti segreti, che è uscita di prigione per una decisione di Obama e che per di più è pure una transgender (come noto, Chelsea nasce con il nome di Bradley Manning) è un vero e proprio incubo che potrebbe diventare realtà. Ed è a maggior ragione per questo che, nell’epoca del trumpismo e dell’estrema destra che avanza in tutta Europa, la sua decisione di entrare nelle istituzioni per combattere il sistema da dentro – non limitandosi quindi a una lotta anti-sistema che spesso e volentieri è fine a sé stessa – è doppiamente importante. Tutto questo, ovviamente, non significa che Manning sia improvvisamente diventata una politica moderata. La sua campagna elettorale è cominciata con un video quasi distopico, che mostra la polizia che assale dei manifestanti mentre la sua voce fuori campo parla di un’epoca caratterizzata da “paura, soppressione e odio”. Tempi che non richiedono “altri o migliori leader, ma qualcuno disposto a lottare”. Un immaginario che, se portato avanti con coerenza e serietà, farà sicuramente presa sulla popolazione più giovane e cosmopolita; una fascia elettorale completamente disorientata dall’ascesa della alt-right (un’estrema destra di stampo neo-nazista) e da una figura indifendibile come quella di Donald Trump, ma ancora poco disposta ad abbracciare la politica tradizionale e la sua arma più potente: il voto. Anche grazie alla sua giovane età (30 anni), Chelsea Manning potrebbe davvero diventare un simbolo di primo piano per le nuove generazioni: una completa outsider, sotto ogni punto di vista, che entra nel Palazzo con la parola d’ordine “abbiamo più potere di loro”. Non sarà semplice, anche perché la sua è una figura estremamente divisiva, che può entusiasmare i giovani sostenitori di Bernie Sanders, ma intimidire la sinistra più moderata. Ed è sicuramente per questo che Chelsea, nata nello Stato ultra-conservatore dell’Oklahoma (che ha visto Trump trionfare con il 65% dei voti), si candiderà alle primarie in Maryland, Stato della costa Est tra i più democratici degli Stati Uniti (Hillary Clinton prese oltre il 60%) e che quindi potrebbe essere meno spaventato dalla prospettiva di candidare una figura così radicale. Sulla strada per il Senato, però, ci sono anche le primarie democratiche, durante le quali Manning dovrà vedersela con un decano come Ben Cardin, 73 anni, che da 12 anni rappresenta il Maryland in parlamento e che negli ultimi tempi ha guadagnato visibilità e rispetto per la tenacia con la quale sta indagando sulle connessioni tra Trump, la Russia e WikiLeaks. E proprio quest’ultimo aspetto crea un ulteriore motivo di interesse, che inevitabilmente costringerà Manning a chiarire il suo pensiero su una realtà controversa come la piattaforma fondata da Julian Assange (dal quale, per esempio, Edward Snowden ha già da tempo preso le distanze). La nuova avventura politica di Chelsea Manning potrebbe concludersi già alle primarie oppure trasformare l’ex militare nel leader di cui la sinistra statunitense ha bisogno per voltare pagina quando, speriamo già nel 2020, si chiuderà il terribile capitolo Donald Trump. Comunque vada, per una ragazza che fino a poco fa si trovava chiusa in una prigione militare in condizioni disperate, il solo fatto che abbia trovato la forza e la determinazione per affrontare una sfida di questo tipo rappresenta una vittoria in partenza.