L’uomo che ha ispirato le proteste contro il presidente Sisi

(ilpost.it, 25 settembre 2019)

Da venerdì scorso centinaia di persone stanno partecipando a proteste antigovernative in diverse città dell’Egitto per chiedere le dimissioni del presidente Abdel Fattah al Sisi. Nonostante il numero ridotto di manifestanti, le proteste sono state raccontate dai principali giornali internazionali perché molto inusuali nel Paese, governato dal 2013 in maniera molto autoritaria proprio da al Sisi.

Mohamed Ali via YouTube
Mohamed Ali via YouTube

Le manifestazioni si sono tenute senza che dietro ci fosse un partito, un gruppo o un’organizzazione di qualche tipo, ma solo i video di un ex attore ed ex militare egiziano, girati con il suo computer da Barcellona, in Spagna, dove si trova da diversi anni in quello che lui stesso ha definito un “esilio auto-imposto”. L’uomo si chiama Mohamed Ali, ha 45 anni e ha cominciato a pubblicare video su YouTube contro il regime di al Sisi a inizio settembre.

Nei video, Ali sostiene che l’esercito egiziano stia sprecando soldi pubblici in investimenti inutili e che il governo stia spendendo moltissimo per ristrutturare i palazzi presidenziali. Un tema ricorrente di tutti i video è la corruzione: come ha scritto la giornalista Ruth Michaelson del Guardian, «le dure parole di Ali sulla corruzione hanno acceso la miccia del risentimento degli egiziani dopo anni di oppressione e austerità» e «hanno colpito un nervo scoperto in un Paese in cui il 32,5 per cento della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà». Ali, comunque, non ha mai mostrato le prove delle sue accuse, nonostante abbia detto di averle. Ali ha attirato molte attenzioni per il suo modo di parlare – un arabo colloquiale – e per le durissime accuse contro Sisi, che nei suoi video ha definito «nano» e «una disgrazia». L’Economist ha scritto che i suoi video sono considerati da molti egiziani migliori di qualsiasi cosa ci sia oggi su Netflix. «Mohamed Ali è probabilmente l’uomo più popolare in Egitto ora come ora», ha detto da Al Jazeera Mohamad Elmasry, presidente del programma media e giornalismo del Doha Institute for Graduate Studies.

Nelle ultime tre settimane i video di Ali sono diventati sempre più popolari su YouTube, anche per le molte speculazioni che si sono fatte sul suo conto. In molti si sono chiesti, infatti, che motivi avesse un ex militare che in passato aveva lavorato per il governo per criticare così duramente il regime egiziano e il presidente Sisi. In effetti Ali ha una storia particolare. È cresciuto in un quartiere della classe media del Cairo e ha lavorato per molti anni nella società Amlak, che tra le altre cose si occupava di costruzioni militari. È stato impiegato come “contractor”, per garantire la sicurezza dei lavori che Amlak riceveva per lo più dall’esercito dell’Egitto, e ha lavorato come attore in L’altra terra, film drammatico co-prodotto dal ministero dell’Immigrazione egiziana con l’obiettivo di dissuadere gli egiziani dall’intraprendere pericolosi viaggi sulle rotte migratorie dirette soprattutto verso l’Europa. Nel 2016 è arrivato anche a sfilare sul red carpet del Cairo Film Festival.

I suoi legami con l’esercito egiziano e il fatto che sia diventato popolare in così poco tempo hanno spinto diversi commentatori a ipotizzare che in realtà Ali sia un membro di un’ala delle forze armate che vorrebbe destituire Sisi, e che quindi i suoi video siano una manovra interna al regime per cambiare gli equilibri di potere. Questa interpretazione non ha però trovato finora alcuna prova che la sostenga o che la renda qualcosa di più di una semplice teoria complottista. Per il momento le proteste ispirate dai video di Mohamed Ali sono state molto ridotte, anche per le dure punizioni previste per chiunque esprima dissenso in Egitto: sono state, quindi, molto diverse dalle manifestazioni enormi che nel 2011 portarono alla destituzione dell’allora presidente Hosni Mubarak. È difficile dire cosa succederà nelle prossime settimane, se le proteste rimarranno confinate a un numero ristretto di persone o se diventeranno sempre più grandi. La prossima manifestazione contro al Sisi, comunque, è fissata per venerdì 27 settembre.