Meghan Markle non può candidarsi negli Stati Uniti

di Sara Calamandrei (vanityfair.it, 9 dicembre 2021)

Per impedire a Meghan Markle di candidarsi in politica, gli americani potrebbero scomodare addirittura Napoleone Bonaparte. È necessario fare un passo indietro: la duchessa del Sussex non ha mai ammesso di volersi dedicare alla carriera politica e, tantomeno, candidarsi alle presidenziali degli Stati Uniti, prima o poi. Però è vero che si è espressa in prima persona a favore dell’approvazione di una legge che istituisce il congedo parentale retribuito dopo la nascita di un figlio. Per perorare la causa, ha indirizzato una lettera pubblica alla Presidente della Camera, Nancy Pelosi, e a Chuck Schumer, leader della maggioranza al Senato.

Molti osservatori, infastiditi, hanno definito inappropriato l’uso del titolo di duchessa quando la Markle si esprime su argomenti politici; ma c’è anche chi ritiene plausibile la sua candidatura, perché Meghan è la perfetta incarnazione del sogno americano, data la sua infanzia vissuta non propriamente nel lusso. Reale o no il suo interesse politico, alcuni esperti di Costituzione hanno tirato fuori un emendamento del 1810 che potrebbe far morire sul nascere ogni sua velleità. Fu proposto per la prima volta per impedire a Jérôme Bonaparte, fratello minore del più noto Napoleone, di assumere un qualsiasi ruolo politico sul suolo americano. Questi, infatti, aveva sposato a Baltimora Elizabeth “Betsy” Patterson, figlia di un ricco mercante e assidua frequentatrice dei salotti del tempo.

In quel periodo, gli Stati Uniti si sentivano accerchiati e temevano che altri Paesi potessero intromettersi nella loro politica. Le minacce erano più che reali: il Canada era occupato dalla Gran Bretagna, la Florida dalla Spagna e la Louisiana dalla Francia. Quell’emendamento, presentato al Congresso, stabilisce che chiunque abbia un titolo di nobiltà ricevuto in una potenza straniera non può ricoprire incarichi politici. A onor del vero, l’emendamento non passò: per l’approvazione aveva bisogno dei voti favorevoli di 14 Stati, ma ne ottenne solo 12. Tuttavia, non fu neppure respinto; quindi, in realtà, è ancora formalmente sul tavolo del Congresso e può essere riproposto ancora oggi. I voti del passato sono validi, ma per essere approvato avrebbe bisogno dell’approvazione di altri 26 Stati.

John Kowal, storico ed esperto di Costituzione americana, ha detto al Sunday Telegraph: «Non mi pare di ricordare alcun precedente in cui un personaggio pubblico con titolo nobiliare di un’altra nazione abbia corso per un incarico politico qui. Credo che farebbe molto discutere». La polemica è aperta, anche perché due senatrici repubblicane hanno ammesso di essere state chiamate personalmente da Meghan, che, dopo essersi qualificata come duchessa del Sussex, ha espresso il suo parere a favore del congedo parentale retribuito, cercando d’influenzare la loro attività politica. Tom Bower, che sta scrivendo una biografia della Markle, è sicuro che il prossimo passo della duchessa sarà quello di andare alla «conquista degli Stati Uniti e poi del mondo». C’è da dire che, essendo cittadina americana, la Markle può effettivamente candidarsi. Si vedrà. Per la cronaca: Jérôme Bonaparte non si candidò alla presidenza degli Stati Uniti, ma fu a capo della Agricultural Society del Maryland e fondatore di uno dei più antichi club privati americani.