Una canzone pacifista alla festa dei reduci: fischi e tweet al veleno contro Springsteen

di Arturo Zampaglione («la Repubblica», 15 novembre 2014)

Era il primo concerto del genere. In occasione della giornata dei veterani, Howard Schultz, fondatore e presidente della Starbucks, ha organizzato assieme alla rete televisiva Hbo una serata musicale nel Mall di Washington, la grande spianata verde nel cuore della capitale, costellata di monumenti alla democrazia, memoriali per i caduti ed edifici pubblici. Lì, di fronte a centinaia di migliaia di reduci vecchi e giovani delle guerre americane, oltre che dei loro familiari e di giovani della città, si sono esibiti gratuitamente per tre ore alcune delle star più famose della musica americana: Eminem, Rihanna, Carrie Underwood, Black Keys, Metallica. Ma il “Concerto del Valore”, come è stato chiamato, ha riservato anche una sorpresa — seguita da fischi e polemiche — quando sul palco è arrivato “The Boss”, cioè Bruce Springsteen, assieme a Zac Brown e Dave Grohl. I tre si sono messi a cantare Fortunate Son dei Creedence Clearwater Revival. Scritto nel 1969 da John Fogerty, il brano denuncia l’ipocrisia dei politici che avevano voluto la guerra nel Vietnam senza pagare alcun prezzo personale. E ironizza sui raccomandati che sono riusciti ad evitare, tramite i loro contatti, di andare a combattere e morire. Insomma, è una canzone contro la guerra e contro la leva: e non poteva certo raccogliere consensi unanimi tra un pubblico di ex combattenti e di molti soldati ancora in servizio. Di qui tante reazioni ostili nel Mall: anche perché Bruce Springsteen ha intonato subito dopo Born in the Usa, forse il suo brano più celebre, che al di là del successo mondiale ha pur sempre una impostazione anti-militarista. «La scelta di suonare Fortunate Son è stata pessima», ha tuonato Ethan Epstein sul Weekly Standard, una rivista di destra: «È assurdo organizzare un evento in onore dei volontari che sono andati a combattere in Iraq e Afghanistan, e al tempo far ascoltare un brano contro la leva». Le polemiche sono subito rimbalzate sui social network, ma non tutti sono stati così critici come Epstein. Lo stesso Forgerty ha ricordato su Facebook — ricevendo 12mila “like” — di essere stato lui stesso sotto le armi (anche se non in Vietnam) e che le parole del brano «vengono interpretate ad arte da chi vuole strumentalizzare». D’altra parte nessuno degli organizzatori poteva ignorare che Springsteen è sempre stato un acceso anti-militarista e un liberal convinto: tant’è vero che si esibì nella campagna elettorale del 2012 di Barack Obama.

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