Archivi tag: Vietnam

“Thrilla in Manila”, il match che anticipò la polarizzazione politica

Ph. Neil Leifer / Sports Illustrated via Getty Images

di Giulio Zoppello (wired.it, 1° ottobre 2025)

Thrilla in Manila compie mezzo secolo e continua a insegnarci una cosa fondamentale: sport e politica sono sempre stati connessi. Quel terzo, drammatico match tra Muhammad Ali e Smokin’ Joe Frazier fu anche l’atto conclusivo di una guerra politica e culturale che aveva trasceso la boxe, diviso gli Stati Uniti e il mondo intero.

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“Quel pomeriggio di un giorno da cani”, cronaca di una rapina che mise a nudo l’America

Warner Bros.

di Lucia Tedesco (wired.it, 21 settembre 2025)

Sidney Lumet ha diretto opere indimenticabili che hanno cambiato in maniera decisiva la Storia del cinema. Tra queste c’è sicuramente Quel pomeriggio di un giorno da cani (Dog day afternoon), capolavoro del 1975, sceneggiato da Frank Pierson e interpretato da Al Pacino, John Cazale, Charles Durning, Chris Sarandon e James Broderick.

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Intervision, il Vietnam vince il festival di Putin

Ph. Olesya Kurpyayeva / Afp – Getty Images

(adnkronos.com, 20 settembre 2025)

Gli Stati Uniti non hanno partecipato, la Russia non ha gareggiato. Intervision, il festival musicale internazionale voluto da Vladimir Putin a Mosca, è andato in scena con un paio di sorprese e alla fine ha incoronato Duc Phuc, rappresentante del Vietnam.

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Springsteen contro Trump

Ph. Shirlaine Forrest / Getty Images

di Giovanni Ansaldo (internazionale.it, 20 maggio 2025)

Era il 1984. Negli Stati Uniti era uscito da poco Born in the U.S.A., forse il disco più famoso di Bruce Springsteen, e Oltreoceano la “Springsteenmania” era in pieno svolgimento. Un brano, in particolare, stava spopolando, quello che dava il titolo all’album: Born in the U.S.A. Era un inno rock con un sintetizzatore in primo piano, una melodia orecchiabile e un ritornello che ricordava come il protagonista fosse «nato negli Stati Uniti».

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La seconda stagione di “Andor” racconta la deriva fascista dell’America trumpiana

Lucasfilm

di Jake Kleinman (wired.it, 25 aprile 2025)

In una fattoria isolata ai confini di un impero fascista, un tirapiedi del governo interroga le sue vittime. Con il pretesto di un censimento, è a caccia di immigrati irregolari. Quando ne trova una, una giovane lavoratrice, si avventa su di lei e cerca di costringerla a fare sesso. E al suo rifiuto, diventa violento.

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Norman Jewison, quando l’impegno civile tende la mano al pubblico

di Lorenzo Ciofani (cinematografo.it, 23 gennaio 2024)

Norman Jewison non ha mai vinto un Oscar. In compenso, l’Academy gli ha conferito il Premio alla memoria Irving G. Thalberg, che consiste in un busto del leggendario direttore della Divisione Produzione della Mgm e celebra i “produttori creativi, i cui lavori riflettono delle continue produzioni cinematografiche di alto livello”. Questo perché Jewison, nato a Toronto nel 1927 e morto sabato 20 gennaio a 97 anni, i suoi film li ha diretti e prodotti, in un paio di occasioni anche scritti.

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“I Guerrieri della Notte” dopo 45 anni rimane un cult

di Giulio Zoppello (wired.it, 9 febbraio 2024)

I Guerrieri della Notte rappresenta ancora oggi uno di quei successi cinematografici in grado non solo di sorprendere per la loro imprevedibilità, ma di far anche riflettere e non poco sul perché della loro capacità di fissarsi nella memoria collettiva. Esattamente 45 anni fa Walter Hill, regista tra i più rivoluzionari e arditi della sua generazione, ci guidava dentro New York e univa mitologia antica e moderna per parlarci di una nuova idea di narrazione giovanile, di un’America le cui città erano diventate giungle d’asfalto.

Paramount Pictures

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L’America rassicurante di “Happy Days” festeggia 50 anni

(huffingtonpost.it, 14 gennaio 2024)

Era il 15 gennaio 1974, un martedì, quando sul network statunitense Abc debuttò quella che sarebbe diventata una delle sit-com più iconiche della storia della tv, Happy Days, creata da Garry Marshall. Un viaggio indietro nel tempo durato 11 stagioni (fino al 24 settembre 1984, per 255 puntate) in un apparente “mondo perfetto” filtrato da tanto humour, buoni sentimenti e colori pastello, e dalla nostalgia di una Milwaukee tra anni Cinquanta e Sessanta, tra ricordi e sogni, affidato a un cast che comprendeva Ron Howard (poi regista e produttore da Oscar, interprete del bravo ragazzo protagonista Richie), Henry Winkler, Marion Ross, Tom Bosley, Erin Moran, Anson Williams, Don Most.

Abc / Paramount Television

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“Barbie” è stato vietato in più Paesi

(ilpost.it, 15 agosto 2023)

Lunedì il ministero della Cultura dell’Algeria, che ha tra le altre cose lo scopo di controllare i contenuti dei film proiettati nei cinema sul territorio, ha vietato la proiezione di Barbie, il popolarissimo film di Greta Gerwig già uscito nel Paese da qualche settimana. Secondo Reuters, che cita un giornale algerino, il ministero ritiene che il film «promuova l’omosessualità e altre devianze occidentali» e «non sia conforme alle credenze religiose e culturali dell’Algeria». In Algeria l’omosessualità e la transessualità sono illegali e punite col carcere.

Warner Bros Pictures

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“Barbie” ha fatto impazzire la destra americana

di Davide Piacenza (esquire.com, 24 luglio 2023)

Nel loro primo weekend di uscita nelle sale internazionali, Barbie e Oppenheimer – i due eventi cinematografici della stagione, sostenuti anche da campagne di marketing e produzioni di meme fuori scala – hanno infranto ogni record ai botteghini: mai prima d’ora due film avevano superato i 150 milioni di dollari totali di ricavi al box office statunitense nella prima settimana di uscita. La pellicola brandizzata di Greta Gerwig è però diventata un tema di discussione molto al di là delle fortune dei suoi ricavi.

Warner Bros Pictures

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