Una trasmissione su La7 ha scambiato un videogioco per l’uccisione di Soleimani

di Leonardo Bianchi (vice.com, 9 gennaio 2020)

Se il 2019 non è finito benissimo, l’inizio del nuovo decennio — con gli spaventosi incendi in Australia e le tensioni tra Stati Uniti e Iran — è stato decisamente traumatico. In questi giorni in molti si sono addirittura chiesti se siamo alle soglie di una terza guerra mondiale; tema che è stato anche al centro dello speciale della trasmissione Atlantide su La7, andato in onda ieri sera e intitolato significativamente A un passo dalla guerra.

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La trasmissione parte con un documento d’eccezione: l’uccisione del generale Qassem Soleimani vista dalla prospettiva di un drone. Il conduttore Andrea Purgatori si rivolge ai suoi ospiti mettendo subito le cose in chiaro: quello che stiamo per vedere “somiglia molto a un videogioco, ma non è un videogioco; è esattamente il modo in cui è stato ucciso il generale Soleimani”. A quel punto partono “immagini drammatiche” in bianco e nero, e si vede un convoglio di automobili in un’imprecisata strada. Purgatori si mette dunque a fare una specie di telecronaca, puntando l’attenzione sulla voce del “pilota del drone” e spiegando che i “puntini bianchi” sullo schermo sono “uomini che cercano di scappare da questo attacco”.

In un crescendo drammatico, il conduttore sottolinea il fatto che l’operatore comincia una vera e propria “caccia all’uomo” e invita ripetutamente a “guardare” la “precisione del drone” che falcia le persone in fuga. Al termine della breve clip, sullo schermo compare una pozza di colore bianco. Purgatori, enfatizzando la gravità del momento, avverte: “sono purtroppo dei corpi che bruciano”. Non ci sono proprio mezzi termini: è una carneficina. È l’orrore della guerra asimmetrica del XXI secolo. È la morte che piove dal cielo — anonima, tecnologica, gelida, spietata, che “non perdona”. Ed è terribile, assolutamente terribile. Se non fosse per un piccolo, insignificante particolare: quello non è il video “esclusivo” dell’uccisione di Soleimani. Non è nemmeno il video di un generico attacco con i droni. E non “somiglia molto a un videogioco”: è un videogioco.

Come hanno segnalato le agenzie internazionali Ap e Afp, e in Italia il sito Spider-Mac e il debunker Paolo Attivissimo, nelle ultime ore ha infatti avuto una certa circolazione on line un video del 2015 di AC-130 Gunship Simulator, spacciato per l’attacco statunitense e già debunkato in passato dopo essere stato legato ad altre azioni militari in giro per il mondo (nel 2017, riporta Ap, anche dalla pagina Facebook del Ministero russo della Difesa). Il video è un trailer provvisorio (e infatti in alto c’è scritto “DEVELOPMENT FOOTAGE. THIS IS A WORK IN PROGRESS”) del gioco per iOS sviluppato da Byte Conveyor Studios, e quelli che Purgatori ha commentato con intensità e grande trasporto sono soltanto dei pixel. Sul sito di La7 quella clip è presentata con un titolo inequivocabile: “Le immagini dell’uccisione del generale Soleimani”. Immagini che, dopo le segnalazioni, dal sito sono state rimosse senza tanti complimenti e senza alcuna spiegazione.

Su Twitter, invece, Purgatori ha provato a giustificarsi così: “Certo che è un videogioco, lo sapevo, ma rappresentava tecnicamente una perfetta dimostrazione di come colpisce un drone”. Se lo sapeva, però, perché non l’ha presentato come tale? Inoltre, il trailer non dimostra nulla; come dice il titolo del gioco stesso, quella è la simulazione di un AC-130 (un aereo tattico militare piuttosto grosso) e non di un drone. Siamo di fronte, insomma, all’ennesimo, tragico corpo a corpo tra il giornalismo italiano e i videogiochi — un rapporto costellato di sfondoni, incomprensioni, moralismo spiccio, fraintendimenti vari e allarmismo spinto. Solo qualche anno fa — giusto per fare un esempio — il Tg4 aveva scambiato Assassin’s Creed [un videogioco ambientato durante la Rivoluzione francese, N.d.C.] per il “simulatore di attentati dell’Isis”, finendo giustamente nell’olimpo dell’imbarazzo. Ma se da Rete4 ci si può lecitamente aspettare di tutto, da certe trasmissioni lo si fa molto meno; e soprattutto su certi argomenti. Evidentemente, quando si parla di videogiochi in Italia nessuno è immune dalle figure di merda.