L’altro “Napoleon”, un film così grande che influenzò le elezioni

di Gabriele Niola (esquire.com, 29 novembre 2023)

Ridley Scott può aver fatto su Napoleone il film più costoso e più magniloquente nelle possibilità del cinema contemporaneo, ma è certo che non ha realizzato il film più grande su Napoleone. Quel primato spetta (e probabilmente spetterà per sempre) ad Abel Gance, che fece uscire un film su Napoleone con Albert Dieudonné nel 1927, in un’epoca in cui il cinema era selvaggio, non c’erano regole e si poteva inventare qualsiasi cosa, spendere qualsiasi cifra, immaginare le produzioni più titaniche.

Gaumont / Photoplay Productions Ltd.

Quel Napoleon lì fu più di un film, fu una produzione enorme che finì quasi distrutta dalla sua stessa mole, le cui riprese, durate 3 anni per un totale di 4 anni di lavorazione, riuscirono a influenzare le elezioni del 1925 ad Ajaccio, in Corsica. Ma a questo incredibile dettaglio arriveremo alla fine. Quello che ancora oggi strabilia di quella lavorazione sono i numeri, gli aneddoti, il metodo e quello che tutti furono disposti a fare. Per prepararlo, Abel Gance aveva letto circa 100 libri su Napoleone e il costo finale del film fu di 18 milioni di franchi dell’epoca. Cifra insensata per un film di 5 ore, praticamente una serie televisiva, che tuttavia doveva essere solo uno dei 6 film che il regista aveva immaginato (infatti l’unico film realizzato finisce quando inizia la campagna d’Italia).

Era un’impresa concepita con un’idea del cinema che solo in quegli anni – in cui chiunque andava a vedere film e gli incassi erano possibilmente immensi – si poteva immaginare. Abel Gance volle fare tutto dal vero, girare nei veri luoghi, limitare la finzione e per questo coinvolgere, ad esempio, 6mila comparse, 6mila persone da coordinare prima e durante il ciak. In realtà il set era così immenso che non poteva esserci un classico ciak, né bastava gridare “Motore! Azione!”, nessuno lo avrebbe sentito. L’inizio delle riprese veniva segnalato di volta in volta con colpi di pistola o muggiti di sirene. Lo raccontò bene François Truffaut nel libro I film della mia vita. Spesso così tante persone non erano proprio disponibili, non c’erano persone sufficienti da convocare per arrivare a 4mila o 6mila comparse, e allora i segretari di produzione erano spediti in strada, a Parigi, a reclutare studenti, disoccupati, se non proprio vagabondi e barboni.

Napoleon è un film muto, nessuno era al lavoro sul sonoro (anni dopo Gance ne avrebbe fatto una versione con alcune scene sonorizzate), ma furono impiegati lo stesso oltre 200 tecnici, 40 vedette e per quella ricerca di realismo fu ricostruito quasi un intero quartiere di Parigi, con strade e incroci d’epoca. Ma non solo. Abel Gance voleva il massimo della spettacolarità, voleva fondare un nuovo cinema. Del resto i film esistevano da circa 30 anni, pochissimo, e tutto era ancora possibile. Progettò personalmente e fece realizzare dei supporti per montare le cineprese sui cavalli, così da poter filmare scene d’azione a una velocità mai vista prima. Solo per le riprese di queste scene di inseguimenti a cavallo morirono 2 persone, sul set una giornata di riprese con 4 feriti era considerata una buona giornata. [Nel trailer qui sotto si vede un accenno di quella scena.]

Ma anche solo per una scena nella prima parte, durante l’infanzia di Napoleone, quando da bambino all’Accademia organizza una guerra a palle di neve e dando ordini ai compagni riesce a vincere, Gance montò una cinepresa su un cavo in modo da poterla far scorrere ad alta velocità, così da simulare il punto di vista della palla di neve lanciata. Ma forse il dettaglio più incredibile è che Napoleon è un film così esagerato che a oggi non si può proiettare, non è possibile vederlo se non in occasioni molto particolari, perché per vederlo correttamente va proiettato su 3 schermi messi uno accanto all’altro. All’epoca i film erano in formato quadrato e non rettangolare come oggi, e per aumentare la spettacolarità Gance filmò tutta l’ultima parte con 3 cineprese, una accanto all’altra, pensando appunto che poi tutto sarebbe stato proiettato su 3 schermi.

L’impatto della cosa, dopo 4 ore di film su uno schermo solo, procura una sensazione incredibile e solo ogni tanto, in proiezioni-evento, è possibile vedere il film su 3 schermi. Bisogna immaginare l’impatto dell’apertura di quadro di Mommy di Xavier Dolan, moltiplicata per 3 schermi nel momento in cui Napoleone è ripreso frontalmente lanciato a cavallo nella campagna d’Italia con dietro migliaia di comparse. Tutto fatto per davvero. Pura follia. Erano riprese avveniristiche, dirette da un uomo dotato di un carisma fuori dal normale. Lo stesso carisma che aveva convinto i produttori a finanziare questa impresa senza pari, lo stesso che tenne alto il morale per 3 anni. Lo stesso carisma che agiva sulla mentalità delle comparse.

Imbevute di retorica, eccitate dal contesto e vestite in costumi d’epoca, le comparse erano totalmente conquistate. Una volta Gance salì su un pulpito per dare delle istruzioni su come si sarebbero dovute comportare e queste spontaneamente lo acclamarono con ammirazione. Un cronista dell’epoca, Émile Vuillermoz, che era andato sul set per la rivista Le Temps, descrisse una giornata di riprese animata e piena di comparse scrivendo: «Se Abel Gance avesse avuto ai suoi ordini diecimila comparse nel giorno della Rivoluzione francese, comparse come queste, inebriate di storia e con l’animo stordito dall’ebbrezza di obbedire, avrebbe potuto a sua volta lanciarle all’assalto di qualsiasi ostacolo, far loro invade palazzo Bourbon o l’Eliseo e farsi proclamare dittatore».

Questo era il clima di una produzione che ebbe l’ardire di ricostruire il Mar Mediterraneo in studio per una scena in cui Napoleone, durante una tempesta, usa una bandiera francese come vela. In altre scene, Bonaparte doveva passare in rassegna le truppe che intanto dovevano gridare: «Viva Napoleone!», ma in realtà gridavano spontaneamente: «Viva Abel Gance!» (il film era muto, non si sarebbe sentito comunque). Alla fine la gente mobilitata per questo film lungo 4 anni era talmente tanta, e aveva assorbito così tanto l’esperienza e una certa esaltazione, che, a film finito, quando la Corsica che aveva ospitato gran parte delle riprese tenne le elezioni, il partito bonapartista vinse a sorpresa su quello repubblicano.