Matteo Salvini e la copertina di “Time”

di Francesco Merlo («D Lui», Ottobre 2018)

In soli cinque mesi di governo, la faccia di Matteo Salvini, con quel ghigno e quel grugno che vorrebbero terrorizzare il mondo, è diventata l’illustrazione dell’epoca, il ceffo compiaciuto del razzismo creativo, fiero di provocare l’indignazione e il merde alors! della gente per bene.Times_cover_SalviniÈ vero che è più facile per noi, che conosciamo quella faccia, ri-conoscere le smorfie da duro del “terrone padano”, i trucchi teatrali dell’arruffapopolo, le boccacce luciferine della cozza leghista che pareva tagliata fuori dalla modernità quando – era il 2009 – eccitando il folclore locale, in birreria cantava «senti che puzza / scappano anche i cani / stanno arrivando i napoletani». E va bene che Salvini ha chiuso i porti, sequestrato i naufraghi (colpevoli solo di essere sopravvissuti), insolentito Mattarella, Macron, Merkel, promesso di disfare l’Occidente alleandosi con l’ungherese Orbán e tutti i leader nazionalisti e illiberali del mondo. Ma, diciamo la verità, ci siamo stupiti quando, alla fine dell’estate, proprio quella faccia che mima la ferocia è finita sulla copertina di Time come il nuovo viso della reazione nel Vecchio Continente, della destra europea che spinge indietro la storia, «contro i negher che portano l’ebola» e «contro la Germania pigliatutto». Dunque gli anglosassoni, che ancora si lasciano sedurre dal nostro pittoresco, hanno elevato a documento storico il tarantolato italiano che si atteggia gongolante a distruttore dell’Europa. Time vi ha visto la dissoluzione delle antiche facce nobili di Altiero Spinelli e Adenauer, Kohl, Mitterrand e Ciampi, dei padri dell’Europa che non meritavano questo nemico certificato con il dop di gorgonzola e polenta, il padano metropolitano erede del contadino di Guareschi che non poteva fare a meno della Bassa. E allora, torniamo a guardarla meglio, quella foto: ci sono troppi trucchi da film del terrore concentrati in un’immagine, che certo inquieta perché rivela il pasticcio italiano dove anche il ministro “nero” risulta un furbastro compiaciuto. Ma non riesce a spaventare proprio perché “vuole” spaventare. Le luci che vengono da sotto sono i balenii classici dell’effetto-paura, i raggi gamma che, secondo il fotografo che da Salvini è stato scelto e approvato, trasformano un piccolo gabbamondo nel terribile Hulk della destra europea. È difficile per noi non rivedere in quella posa da Psyco tutte le esibizioni da energumeno dell’ex studente fuoricorso, con la barba, l’orecchino e i capelli scomposti, del divo gradasso del trash televisivo più sguaiato del mondo occidentale, del rustico e ruvido epigono del nativismo razzista e di quella gagliofferia con il corno celtico e l’ampolla del dio Po. È vero che perseguita i disperati del Mediterraneo e dunque non possiamo riderne. Ma non ci riesce a terrorizzare come vorrebbe la faccia su Time proprio perché il sorriso spremuto a labbra chiuse imita quello del Joker che sbuca dalle tenebre, mascherone che in Batman dice: “Non importa chi siamo, importa solo il nostro piano: bruciare tutto”. Il fondo è scuro, l’espressione è di chi tornerà nella sua cantina a preparare altri delitti circondato da pipistrelli che svolazzano. Niente colore, solo bianco e nero, baffi alla Gengis Khan e peli disordinati e all’apparenza sporchi, appesi alle guance come medaglie di ribalderia, scapigliatura razzista, disorientata per disorientare, contro i poveri, i disgraziati, i vagabondi, l’Islam, i gay, i clochard, i Rom. È una faccia da “mi faccia il piacere” che somiglia al ruspante che razzola inseguendo conigli più che al luciferino autocrate cesarista putiniano o al diabolico Pinochet sovranista. Sembra posseduta, è vero, da Satana: quello dei baracconi. Un demonio che non avrebbe bisogno dell’esorcista, ma dell’esorciccio.