Per Trump, Hitler «ha fatto molte cose buone»

di Massimo Gaggi (corriere.it, 7 luglio 2021)

«Hitler? Ha fatto molte cose buone per la Germania, a cominciare dalla straordinaria ripresa economica degli anni Trenta». Che Donald Trump non si sia mai fatto problemi ad esprimere apprezzamento anche per movimenti di estrema destra apertamente antidemocratici, se non addirittura sovversivi, dai suprematisti bianchi alle marce dei neonazisti in Virginia, era cosa nota. Ma che, sia pure in privato, si sia impegnato in discussioni nelle quali ha difeso il ruolo storico di Hitler rifiutando condanne perentorie del nazismo è una novità che emerge da uno dei tanti libri in arrivo sui quattro anni alla Casa Bianca dell’ex presidente repubblicano: Frankly, we did win this election (La verità è che abbiamo vinto noi le elezioni) del giornalista del Wall Street Journal Michael Bender.

L’autore racconta che Trump discusse di questo tre anni fa con John Kelly, allora suo capo di gabinetto, durante il viaggio in Europa per le celebrazioni del centenario della fine della Prima guerra mondiale. Anche se Bender cita una fonte anonima e precisa che Trump, interrogato in proposito, ha negato di aver parlato di Hitler, è evidente che è stato lo stesso Kelly a raccontare di una discussione accalorata nella quale a lui, un ex generale che gli ricordava le atrocità del nazismo, il presidente replicava «ma Hitler ha tirato fuori i tedeschi dalla povertà». E si diceva in disaccordo con lo stesso Kelly, che aveva concluso: «Meglio la povertà di un genocidio». Il Guardian, che ha pubblicato le anticipazioni del libro di Bender, ricorda che durante quel viaggio al di là dell’Atlantico Trump fu aspramente criticato per gli scontri con i leader europei su vari fronti, comprese diverse concezioni della democrazia, e per aver cancellato all’ultimo momento la visita a un cimitero dei caduti americani della Grande Guerra.

Dello stesso periodo le indiscrezioni di collaboratori della Casa Bianca che riferirono di aver sentito Trump definire i caduti in guerra «losers and suckers» (perdenti e sfigati). Anche qui, Trump ha negato. Ma è abbastanza chiaro dalle testimonianze che il presidente fece queste affermazioni davanti a Kelly, che la prese in modo molto personale visto che un suo figlio restò ucciso nel 2010 in Afghanistan. L’ex generale se n’è andato dalla Casa Bianca sbattendo la porta nel 2019, dopo aver tentato inutilmente di spingere Trump a comportarsi in modo più responsabile e rispettoso delle istituzioni democratiche. Secondo il nuovo libro, Kelly tentò (sempre invano) di ottenere da Trump un maggior rispetto anche per la Storia. Anche questo non sorprende: The Donald ha sempre mostrato una scarsa considerazione per la storia dello schiavismo e della segregazione seguita alla sua abolizione legale. Quanto a Hitler, il giudizio assai poco critico di Trump si poteva intuire già da alcuni suoi apprezzamenti per manifestazioni neonaziste come quella della Virginia. Lo stesso Guardian ricorda che, allora, la rivista tedesca Stern gli dedicò una copertina: Trump che fa il saluto fascista avvolto nella bandiera americana.