Se il cambiamento è Giarrusso a controllare le università, era meglio Cicciolina alla Camera

di Andrea Coccia (linkiesta.it, 5 settembre 2018)

Negli ultimi mesi, da quando questo strano governo giallo-verde si è installato, il Movimento 5 Stelle, pur partendo dal doppio dei voti della Lega, la Lega, ora si ritrova nei sondaggi sostanzialmente appaiato agli scomodi alleati, il cui capopopolo, Matteo Salvini, ha ampiamente dimostrato di essere molto, ma molto più bravo dei leader pentastellati a conquistare la popolarità tra gli italiani.giarrusso-le-ieneE allora, dopo che hanno provato senza molto successo con un Decreto Dignità buttato lì giusto per smuovere le acque e far vedere che c’erano anche loro, dopo che di fronte a 140 migranti africani si sono piegati ossequiosamente e hanno fatto la parte degli amici sfigati del bulletto che assistono intimoriti con un finto sorriso mentre lui fa scoppiare le code alle lucertole, ora si sono accorti che serve correre ai ripari. E se nell’uso dei social alla fine non sono molto meglio dei buongiornissimi renziani, ora ci provano con l’album delle figurine, giocando la carta del famoso, quello della tivvù, che è già stato nelle case degli italiani con la giacca nera e la cravatta da iena. Sommate alla celebrità televisiva la fama di scassacazzi al servizio del cittadino, poi moltiplicate per il quoziente di indignazione che solo i concorsi universitari possono suscitare nell’italiano medio e l’equazione è presto fatta. Il risultato è il nome di Dino Giarrusso. Sì, quello delle Iene. Il nuovo che avanza, insomma, il governo del cambiamento, della meritocrazia, del controllo sui furbetti di ogni tipo e sulla corruzione. Ok, vien da pensare, il nome di un giornalista d’inchiesta, riconoscibile in ogni casa e in ogni famiglia, nel ruolo di controllore di uno dei gineprai più gineprosi e bizantini della storia dei ginepri di tutti i tempi. Be’, è perfetto! Evviva Giarrusso. O no? No. Proprio per niente, e non solo perché soltanto l’idea di istituire un controllo uninominale dall’alto su un meccanismo che dovrebbe autocontrollarsi è un’idea che all’apparenza può sembrare giacobina ma che è semplicemente assurda. Ma soprattutto perché con una nomina del genere il Movimento del Cambiamento si dimostra sostanzialmente l’epigone cheap del berlusconismo, quello che metteva le Iva Zanicchi in Parlamento o che si faceva spingere nella campagna pubblicitaria da Mike Bongiorno. Sì, perché Giarrusso, tra l’altro, alla fine non è altro che un trombato. Trombato dall’elezione uninominale, dove si lanciò “senza paracadute” come disse lui stesso; fatto fuori dallo staff di Roberta Lombardi, dopo che, sfracellato dopo le elezioni perse, era stato ripescato e ci era stato infilato a forza; ora l’ex iena viene piazzata in una poltroncina per la terza volta in pochi mesi. Insomma, uno spettacolino da Prima Repubblica. E infatti, a confronto di questa politica, che è ancora più politica della politica che detestavano i milioni di italiani che hanno votato per rabbia e frustrazione il Movimento 5 Stelle, a ’sto punto probabilmente si stava meglio quando in parlamento ci entrava Cicciolina nelle liste dei Radicali.