L’Argentina vuole punire i tifosi che bruciano le sue banconote

(ilpost.it, 12 agosto 2023)

Giovedì le autorità argentine hanno detto che bruciare, strappare o distruggere banconote negli stadi della provincia di Buenos Aires (Argentina) sarà considerato un reato. Nell’ultimo anno la pratica è diventata piuttosto comune fra le tifoserie delle squadre di calcio brasiliane, cilene e uruguaiane in trasferta in Argentina per le coppe sudamericane: i tifosi stranieri hanno infatti distrutto in più occasioni banconote da 1.000 pesos per prendersi gioco della prolungata crisi economica del Paese e dello scarso valore del peso, la valuta argentina.

Ph. Marcelo Endelli / Getty Images

Da anni l’Argentina attraversa una crisi economica gravissima, con un’inflazione che quest’anno ha superato il 100 per cento su base annua per la prima volta dalla fine della iperinflazione degli anni Novanta. Secondo i dati dell’istituto di statistica argentino, a giugno l’inflazione su base annua ha raggiunto il 115,6 per cento, nell’ultimo anno i prezzi sono più che raddoppiati e il peso argentino vale sempre meno in rapporto a tutte le principali valute straniere. A febbraio è stata introdotta una banconota di taglio maggiore, da 2.000 pesos, per evitare ai consumatori di portarsi dietro tantissime banconote anche per le piccole spese quotidiane.

Attualmente 1.000 pesos valgono 3,5 dollari al cambio ufficiale e meno di 2 a quello clandestino, il cosiddetto “dólar Blue”: quest’ultimo è completamente “sdoganato”, con tanto di quotazioni sui giornali, ed è quello cui le persone ricorrono quotidianamente, sia gli argentini sia i turisti. Bruciare o strappare le banconote da 1.000 pesos è quindi piuttosto economico per i tifosi stranieri che seguono le proprie squadre impegnate nelle partite di Coppa Libertadores (corrispondente della Champions League) o Sudamericana (equivalente all’Europa League). L’ultima volta è successo mercoledì con i tifosi della squadra brasiliana Corinthians sul campo del Newell’s, squadra di Rosario, ma da mesi è una scena ricorrente. Negli stadi sudamericani, più ancora che in quelli europei, sono frequenti gli scontri fra tifosi, le provocazioni e gli insulti razzisti.

Giovedì l’agenzia di prevenzione della violenza nelle manifestazioni sportive della provincia di Buenos Aires (Aprevide) ha comunicato alla Confederazione calcistica sudamericana (Conmebol) che l’atto di distruggere banconote sarà interpretato come una provocazione e un incitamento alla violenza e punito secondo le leggi già in vigore, che prevedono fino a trenta giorni di carcere. La maggior parte dei club argentini impegnati nelle coppe continentali gioca nella provincia di Buenos Aires, ma la nuova interpretazione potrebbe essere poi estesa a tutto il Paese. La Conmebol ha inoltre aggiunto che le squadre dei tifosi che si rendano colpevoli di questi episodi saranno punite con una multa di 100mila dollari.

Alla vigilia delle elezioni presidenziali del prossimo anno, il tema della crisi economica è centrale nel dibattito pubblico argentino: la scorsa estate tre diversi ministri dell’Economia si succedettero nel giro di un mese. L’attuale ministro dell’Economia, Sergio Massa, è anche il candidato della coalizione di centrosinistra alla carica di presidente. Le politiche attuate per provare a rallentare la crescita dell’inflazione e la caduta del valore della moneta non sono state finora risolutive: al momento preoccupa soprattutto la debolezza della Banca Centrale argentina, le cui riserve in dollari hanno toccato il livello più basso dal 2006. I dollari sono fondamentali per garantire una stabilità economica vista la volatilità e debolezza del peso. Nel marzo del 2022 il Fondo Monetario Internazionale ha approvato un pacchetto di salvataggio di trenta mesi dal valore finale di 44 miliardi di dollari (modificando le condizioni della restituzione di un debito pregresso), ma nemmeno questo intervento può garantire un miglioramento strutturale dell’economia argentina.

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