Billie Holiday, la signora che cantava il blues e difendeva i diritti umani

di Valentina Fassio (lastampa.it, 6 maggio 2022)

Arriva il film che ha visto Andra Day conquistare il Golden Globe come miglior attrice: Gli Stati Uniti contro Billie Holiday, diretto da Lee Daniels, il regista di The Butler. Un maggiordomo alla Casa Bianca. Siamo negli anni Quaranta e Billie Holiday è un’artista di fama mondiale, un’icona del jazz che colleziona successi. I problemi iniziano quando inserisce nella scaletta dei suoi concerti Strange Fruit, canzone di denuncia contro i linciaggi a danno della comunità dei neri e contributo essenziale al movimento per i diritti civili. Intenzionato a impedirle di cantarla ancora, il governo degli Stati Uniti la prenderà di mira come “testimonial” della sua lotta contro la droga, colpendo la sua fragile e complicata vita. Nel film la vicenda politica e musicale si mescola a flashback che ne ripercorrono l’infanzia violenta, gli abusi subiti, storie d’amore strazianti.

Come quella con Jimmy Fletcher, l’agente nero incaricato di seguire i suoi movimenti. E la vertiginosa caduta nella dipendenza dall’eroina. Morta a 44 anni nel 1959, Billie Holiday era già stata raccontata al cinema in La signora del blues con Diana Ross: erano gli anni Settanta, Diana Ross era all’apice della fama ed ebbe anche una nomination all’Oscar. La storia si è ripetuta, perché anche Andra Day ha ricevuto una candidatura agli Oscar.