La nazionale tedesca non giocherà più nei Paesi che discriminano le donne

di Clarissa Valia (tpi.it, 8 novembre 2019)

La Deutschland Fußball-Bund (Dfb), la Federcalcio tedesca, ha deciso che non sarà più consentito alla Nazionale di giocare in Paesi in cui le donne sono discriminate, vale a dire dove non hanno libero accesso a tutti i settori dello stadio come gli uomini. «Certi valori, come i diritti delle donne, per noi non sono negoziabili», ha annunciato il presidente della Dfb, Fritz Keller, nel corso di un’intervista al quotidiano Die Welt.

Ph. Saeid Zareian / Dpa
Ph. Saeid Zareian / Dpa

Il numero uno del calcio tedesco ha sottolineato che il Consiglio Federale ha approvato una sua risoluzione «in base alla quale non sarà più consentito alle squadre nazionali di giocare partite in Paesi in cui alle donne non è garantito pari accesso agli stadi di calcio o ad altre strutture sportive». Nell’intervista Fritz Keller ha affrontato anche temi legati alla politica, come la presa di posizione di alcuni giocatori della Nazionale turca contro la decisione del presidente della Turchia Recep Tayyip Erdoğan di invadere la Siria. «Per il calcio tedesco questo significa due cose», ha dichiarato il presidente della Federcalcio tedesca. «Innanzitutto, non dobbiamo più fingere che queste sfide sociali e questi sviluppi politici globali non esistano. Secondo: dobbiamo entrare nel discorso insieme al calcio tedesco per rispondere a domande complesse. Quali valori sono infrangibili per noi?».

«Ad esempio» ha aggiunto «i diritti delle donne, motivo per cui durante la mia prima riunione dell’Ufficio di presidenza della Dfb, ho presentato un progetto di risoluzione in base al quale non consentiremo più alle squadre nazionali di giocare in Paesi in cui alle donne non è concesso pari accesso agli stadi di calcio o ad altre strutture sportive su base discriminatoria. La mia proposta è stata quindi adottata all’unanimità dalla presidenza del Dfb». In Paesi come l’Iran, per esempio, è stato concesso alle donne l’accesso parziale negli stadi solo dopo le insistenti pressioni internazionali.