Sia lode ai Ferragnez, nel momento del bisogno

di Dario Ronzoni (linkiesta.it, 10 marzo 2020)

A chi ancora se lo chiedesse, essere influencer significa questo: in 24 ore Chiara Ferragni e Fedez hanno procurato 165mila donazioni da 92 Paesi. Loro hanno messo 100mila euro, destinati alla terapia intensiva dell’ospedale San Raffaele di Milano e gli altri hanno aggiunto la loro quota personale. Totale (per il momento): 3 milioni.

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All’iniziativa [per fronteggiare l’emergenza da Coronavirus – N.d.C.] hanno aderito conduttori come Alessia Marcuzzi e Francesco Facchinetti, calciatori come Paulo Dybala, cantanti e artisti (l’elenco è lungo, basterà citare Emma e Arisa, Alessandra Amoroso), perfino Rovazzi è uscito dal letargo e ha sotterrato l’ascia di guerra con Fedez per dare il suo contributo. È il mondo superficiale dell’intrattenimento (ma siamo sicuri che lo sia così tanto?) che si mette in moto. Serviva un esempio, lo hanno dato i Ferragnez. Ed ecco l’effetto famoso della palla di neve sul piano inclinato. A garantire c’è Roberto Burioni: il direttore della terapia intensiva è Alberto Zangrillo, suo amico. E tutti lo hanno già sentito nominare, anche solo perché ha curato più volte Silvio Berlusconi.

In ogni caso, indagare sulle profonde ragioni che muovono i vip (come chiunque altro) è poco nobile. Se donano per sincera generosità, avendo compreso la gravità della situazione, è ottimo. Ma se anche donassero per conformismo, o per farsi pubblicità, che importa? È noto dai tempi di Roma antica che pecunia non olet: nessun paziente si sentirà offeso se ci sarà un posto letto in più e nessun medico griderà allo scandalo. Anche perché – poteva mancare? – ci ha già pensato Heather Parisi. Vestendo i panni della paladina del welfare state (meno credibili rispetto alla generosità dei famosi), l’ex ballerina è partita da Hong Kong all’attacco della coppia Ferragni-Fedez. Perché donare al San Raffaele, ha chiesto? Perché dare i soldi a una struttura privata (che sia di eccellenza importa poco)? Per Heather Parisi è come fare «Robin Hood al contrario». Una vigliaccata. Peccato che, come le ricorda con una certa durezza Fedez – è pur sempre un ex rapper – il servizio del San Raffaele, pur essendo un ospedale privato, è pubblico. E la sua offerta rientra in quella del Sistema sanitario nazionale.

Insomma, una pessima figura. In questi tempi di emergenza, in cui basta un niente per cancellare intere carriere e rovinare una reputazione (la Parisi rischia poco, ma vale come regola generale), la lezione di Fedez e Ferragni è esemplare anche per questo. Hanno i soldi e donano, fanno donare e aiutano. È la cosa giusta da fare. Dimostrano così di saper gestire la loro immagine anche quando tutti gli altri (il primo passo, appunto) sembrano nel pallone. Certo, non va dimenticato Giorgio Armani (1 milione) e nemmeno trascurate le piccole offerte che piovono da tutte le parti. Ma quello che si vede è quasi una formula alchemica: questi «Robin Hood al contrario» hanno saputo trasformare delle fotografie in posa in posti letto per chi ne ha bisogno. Lasciando intendere a tutti che, alla fine, anche Chiara Ferragni è molto più di un’influencer.