Il caso attorno alla canzone che Israele presenterà all’Eurovision

(ilpost.it, 24 febbraio 2024)

Questa settimana l’emittente pubblica israeliana Kan ha annunciato di avere dato inizio a un «dialogo» con l’Unione Europea di Radiodiffusione (Ebu, l’ente che organizza l’Eurovision Song Contest, il più importante e seguito concorso musicale europeo) relativo all’ammissibilità di October Rain, la canzone che dovrebbe rappresentare Israele alla prossima edizione della manifestazione, che inizierà il 7 maggio a Malmö, in Svezia. Da qualche anno, per ragioni di mercati affini, la competizione coinvolge infatti Paesi di altri continenti, come l’Australia e per l’appunto Israele.

Nei giorni precedenti diverse persone avevano criticato la canzone, sostenendo che contenesse riferimenti più o meno espliciti alla guerra in corso nella Striscia di Gaza: il regolamento dell’Ebu prevede che le canzoni che partecipano all’Eurovision non debbano avere alcun significato politico, pena la squalifica. Le critiche erano diventate più frequenti a partire da lunedì, quando il giornalista israeliano Eran Swissa (che ha letto in anteprima il testo della canzone, non ancora pubblicata) aveva scritto che gli ultimi tre versi di October Rain «descrivono la condizione dei civili israeliani durante l’attacco di Hamas» dello scorso 7 ottobre.

Sono gli unici tre versi scritti in ebraico (il resto della canzone è in Inglese), e sono traducibili come «non c’è più aria per respirare», «nessun posto, nessun me da un giorno all’altro» e «erano tutti bravi bambini, ognuno di loro». Swissa ha anche aggiunto che nel testo compare in più occasioni la parola «fiori», che nel gergo dell’esercito israeliano viene utilizzata per descrivere i soldati uccisi dall’inizio della guerra.

Negli scorsi anni alcuni cantanti sono stati squalificati dalla competizione per avere presentato canzoni dal contenuto politico. Accadde per esempio nel 2009, quando la Georgia fu esclusa dalla manifestazione per via del titolo della canzone che aveva presentato in quell’edizione, che conteneva dei riferimenti al presidente russo Vladimir Putin: era stata scritta dal gruppo Stefane & 3G, e si intitolava We Don’t Wanna Put In.

Il ministro della Cultura israeliano Miki Zohar ha detto che troverebbe «scandalosa» la squalifica di Israele all’Eurovision. In una lettera inviata giovedì all’Ebu aveva inoltre descritto October Rain come una canzone che «parla di rigenerazione e rinascita» e che, sebbene rispecchi «l’attuale sentimento condiviso in Israele in questi giorni», non è da considerarsi «una canzone politica».

All’Eurovision quest’anno Israele dovrebbe essere rappresentato da Eden Golan, una cantante pop di vent’anni che è stata selezionata all’inizio di febbraio, dopo aver vinto il talent televisivo Rising Star. La Kan ha comunicato che, qualora October Rain dovesse essere esclusa dall’Eurovision, si ritirerà definitivamente dal concorso, rifiutando di ricorrere alla possibilità, prevista dal regolamento, di sostituirla con un’altra canzone.

Non è l’unica polemica che riguarda la partecipazione di Israele all’Eurovision di quest’anno. Nelle scorse settimane, prima che iniziasse il dibattito relativo al testo di October Rain, centinaia di musicisti di diversi Paesi – tra cui Svezia, Danimarca e Islanda – avevano firmato petizioni per chiedere all’Ebu di non ammettere Israele all’Eurovision, per via della guerra che l’esercito israeliano sta portando avanti nella Striscia di Gaza.

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