Donald Trump sogna il Monte Rushmore

di Alberto Flores D’Arcais (repubblica.it, 9 agosto 2020)

Che Kristi Noem, la governatrice repubblicana del South Dakota, sia una fiera e leale fan di Donald Trump non è un mistero. Che The Donald, nel suo sterminato ego, abbia sognato che il suo volto venisse inciso a imperitura memoria, lo ha fatto sapere lui stesso. Quel che non era noto – e che adesso rivela il New York Times – è che un zelante funzionario della Casa Bianca l’anno scorso abbia alzato il telefono e, piuttosto seriamente, si sia informato con la signora Noem su quali fossero le “pratiche” per dare il via a un’operazione cui il presidente americano tiene molto.

Reuters
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Vedere, mentre è ancora in vita, il suo faccione scolpito nella roccia di Mount Rushmore, la montagna più popolare d’America, accanto a quelli di quattro presidenti non da poco: George Washington, Thomas Jefferson, Abraham Lincoln e Theodore Roosevelt. Non c’è alcuna possibilità di scolpire il volto di un quinto presidente nel suggestivo memoriale nazionale del Sud Dakota, su questo il National Park Service, l’agenzia federale che ha il controllo di Mount Rushmore, è sempre stata netta. Sulla montagna “non c’è una superficie sicura” e anche quella grande distesa alla destra di George Washington (su cui da decenni ogni tanto qualcuno fa un pensierino) in realtà venne bocciata quando lo scultore Gutzon Borglum voleva incidere proprio lì il viso di Jefferson: “Quell’area non è stabile”.

Anche Kristi Noem sa, ovviamente, che non è possibile; tanto che, dopo il suo incontro alla Casa Bianca con The Donald nel 2019, ha raccontato al Argus Leader (il giornale del South Dakota che fa parte del gruppo Usa Today) quel che rispose al presidente: «Mi disse: “Kristi, vieni qui, stringimi la mano”, io gliela strinsi dicendo “signor presidente dovrebbe venire in South Dakota qualche volta: abbiamo il Monte Rushmore”. E lui: “Lo sai che è il mio sogno avere la mia faccia sul Memoriale?”. Io mi misi a ridere ma lui non stava affatto ridendo, era assolutamente serio».

Dopo quell’incontro (e quella telefonata ricevuta dalla Casa Bianca), la governatrice dello Stato che vide le gesta più note della nazione Sioux (c’è anche il memoriale di Cavallo Pazzo) intravide una doppia possibilità. Quella di convincere Trump a visitare Mount Rushmore il 4 luglio – festa dell’Indipendenza degli Stati Uniti – e quella di rafforzare la sua immagine (e il suo potere) nel partito repubblicano, ormai a pieno titolo “trumpista” senza eccezioni. Avendo come ultimo obiettivo il sogno (confessato inizialmente solo agli amici più stretti) di entrare in gara per la poltrona di vice-presidente qualora The Donald decidesse, come non pochi “rumors” sostengono, di levarsi dai piedi lo scomodo Mike Pence. Primo obiettivo raggiunto in pieno. Non solo Trump, lo scorso 4 luglio, è andato sul Mount Rushmore per un discorso di apertura della campagna elettorale vera e propria e di “riapertura” degli States dopo il lockdown (cosa che non ha portato troppo bene, dati i risultati di oggi) ma ha anche viaggiato a fianco del presidente sull’Air Force One, un onore riservato a pochissimi e che mai prima d’ora un governatore del piccolo Stato aveva avuto.

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