La storia di Colin Kaepernick diventa una serie tv

(quotidiano.net, 30 giugno 2020)

Il quarterback Colin Kaepernick è diventato famoso anche al di fuori del mondo del football americano quando iniziò a inginocchiarsi durante l’esecuzione dell’inno statunitense, in segno di protesta per le violenze della polizia nei confronti degli afroamericani e per le disuguaglianze razziali presenti nel suo Paese. Un gesto che ha danneggiato la sua carriera, ma che l’ha reso un simbolo: per questa ragione Netflix ha deciso di produrre una miniserie documentaristica intitolata Colin in Black & White e diretta da Ava DuVernay, produttrice, sceneggiatrice e regista molto impegnata sul fronte dei diritti civili.Colin_in_Black_ &_WhiteNato in Wisconsin nel 1987, Colin Kaepernick è stato adottato da genitori bianchi e ha vissuto in prima persona le difficoltà di essere un ragazzo di colore all’interno di un contesto spesso ostile. Naturalmente dotato per gli sport, ha giocato a basket, baseball e poi ha trovato la propria casa d’elezione sui campi di football americano, nel ruolo di quarterback. Nel 2016 (all’epoca giocava nella squadra Nfl dei San Francisco 49ers) inizia a inginocchiarsi durante l’esecuzione dell’inno nazionale che precede ogni partita, dichiarando apertamente che il suo gesto vuole essere una protesta nei confronti delle brutalità della polizia e dell’oppressione sistemica degli afroamericani.

Le reazioni sono sin da subito molto polarizzate e il presidente Donald Trump giunge ad augurarsi pubblicamente che chiunque avesse protestato durante l’esecuzione dell’inno fosse licenziato. Allo scadere del contratto nessuna squadra si fa avanti per assumerlo, nonostante sia uno dei migliori giocatori in circolazione nel suo ruolo: una successiva azione giudiziaria nei confronti della Nfl, accusata di collusione, porta a un patteggiamento. Ancora oggi Kaepernick è disoccupato, ma dopo l’uccisione di George Floyd il suo inginocchiarsi ha avuto ulteriore risonanza.