Perché McCain odiava Trump

(agi.it, 26 agosto 2018)

Pare sia stato uno dei suoi ultimi desideri, prima di morire: non lasciate che Donald Trump venga al mio funerale. John McCain si è spento a 81 anni per un tumore al cervello. Ma il suo odio per il presidente degli Stati Uniti lo ha accompagnato fino agli ultimi istanti di vita, racconta chi gli è stato vicino in quei momenti.

Afp
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I due leader repubblicani non hanno mai nascosto la reciproca inimicizia, spesso sfociata in schietto disprezzo. Non era solo un problema di affinità personali. Le loro erano differenze sostanziali. E riguardavano i valori, l’onore, due visioni del mondo opposte, opposti modi di intendere la politica e quello che la politica doveva fare per i cittadini. Quando Donald Trump tenne il discorso che lo consacrò alle primarie repubblicane, nel giugno 2015, McCain lo commentò aspramente dicendo che le sue parole anti-immigrazione erano buone solo ad eccitare gli animi dei cretini. Anche la risposta di Donald Trump è stata lapidaria: John McCain è «un idiota». Subito dopo lo attaccò duramente su quello a cui McCain teneva di più: la sua carriera militare. «McCain non è un eroe di guerra, o meglio, è considerato un eroe solo perché è stato catturato. Ma a me non piacciono le persone che si sono fatte catturare», aveva detto Trump sprezzante, che non aveva neppure fatto il militare, forse infastidito dal veterano di guerra che lo trattava con aria di superiorità. La risposta di John McCain chiarì le differenze di carattere tra i due. Non lo attaccò personalmente né gli chiese delle scuse, ma disse: «È inutile che si scusi con me, deve scusarsi con le famiglie di chi ha combattuto ed è caduto in battaglia». McCain era convinto che Trump avrebbe fatto male ai repubblicani. Ma vinse le elezioni nel 2016. Otto anni dopo la sua sconfitta, sempre per i repubblicani, un uomo d’affari che si vantava di aver sfidato e vinto politici di ogni tipo era riuscito dove lui aveva fallito. McCain lo detestava forse anche per questo. E per questo arrivò a rompere la disciplina di partito, nel 2016, quando disse che con il suo voto al Senato avrebbe sostenuto solo un presidente in grado di incarnare i valori di un buon repubblicano. Il riferimento fu subito chiaro. Qualche giorno prima fu pubblicato il video in cui Trump si vantava di poter fare tutto quello che vuole con una donna, anche appena conosciuta, e che gli bastava, letteralmente, «prenderla per la figa» («grab them by the pussy», le parole in inglese). Dopo quell’occasione decise di non commentare più Trump. «Sono il senatore dell’Arizona, è un mio diritto da senatore». Intanto Trump dilaga nei sondaggi, nel gradimento. Monopolizza l’attenzione pubblica, i media. Il “trumpismo” diventa una dottrina politica, la nuova veste del populismo. Sconfigge le vecchie regole della politica, anche i suoi codici d’onore. McCain se ne sta in silenzio. Ma non è solo il comportamento pubblico di Trump e la sua scarsa attenzione ai codici che lo indigna. Il persistente rifiuto del nuovo presidente di riconoscere l’interferenza russa nella campagna presidenziale per McCain è inammissibile. Con il passare dei mesi la sua indignazione cresce. Come presidente della Commissione per le forze armate, McCain apre la sua audizione nell’inchiesta parlamentare sulla Russia attaccando le parole d’amicizia di Trump verso Vladimir Putin: «La sua fiducia in un ex colonnello del Kgb non ha nulla a che fare con la sua dottrina “Prima l’America”», disse McCain. E da allora, fino alla fine dei suoi giorni, decise che non sarebbe stato più zitto e continuò a sfidare Trump su tutti i temi. Nel luglio del 2017 è stato tra i tre senatori repubblicani che hanno votato contro l’abrogazione della riforma sanitaria del democratico Barack Obama, facendo arrabbiare molto Trump. McCain subito dopo denuncia in un discorso preparato con cura, il «doppiamente falso patriottismo di quelli che invece di risolvere i problemi cercano capri espiatori». E nell’ottobre del 2017, in un’intervista sulla guerra del Vietnam, attacca direttamente Trump, ricordando che: «Ai tempi del Vietnam alcuni giovani ricchi americani riuscirono a non partire per la guerra grazie a medici amici che dissero che avere un osso troppo grande era sufficiente per essere riformati, mentre i giovani delle famiglie modeste dovettero tutti partire», riferendosi alla scusa che ha fatto in modo che Trump, figlio di un ricco costruttore di New York, evitasse il Vietnam. Si odiarono fino alla fine. Quando la famiglia McCain disse che il senatore avrebbe interrotto le cure per il suo cancro, anticipando quindi che da lì a poco sarebbe morto, Trump non commentò, unico nel partito. Lo ha ricordato su Twitter quando il senatore è morto, il giorno dopo: «Le mie più sentite condoglianze alla famiglia McCain. I nostri cuori e le nostre preghiere sono con voi».