Soldi e carisma, con Bloomberg i dem possono giocare a specchio con Trump

di Giulia Belardelli (huffingtonpost.it, 8 novembre 2019)

Entrambi miliardari, astri scintillanti della Grande Mela, dotati di carisma e self-confidence come pochi altri individui al mondo. Difficile immaginare due rivali più speculari di Donald Trump e Michael Bloomberg, l’ex sindaco di New York che – secondo la stampa americana – è pronto a entrare nella corsa presidenziale.

Ph. Mary Altaffer / AP
Ph. Mary Altaffer / AP

Bloomberg, 77 anni, non ha ancora preso una decisione definitiva, ma sarebbe intenzionato a tenersi una porta aperta. Nelle prossime ore dovrebbe presentare la documentazione per candidarsi alle primarie democratiche in Alabama, dove in serata scade il termine ultimo per sottomettere le candidature. A spingerlo verso la corsa sarebbero le pressioni dell’establishment democratico, ma anche il suo personale convincimento che il parterre dei candidati dem sia mal equipaggiato per sconfiggere The Donald.

“Non ha la magia per farcela, il piccolo Michael sarà sconfitto”, ha commentato Trump questa mattina, rispondendo ai giornalisti sulla possibile candidatura alle primarie dem dell’imprenditore ed ex sindaco di New York. Partendo per la Georgia, dove sarà impegnato nella campagna elettorale, il Presidente ha aggiunto: “Non c’è nessuno contro cui correrei più volentieri del piccolo Michael”. “Non ci riuscirà, ma penso che farà del male a Biden”, ha proseguito. “Conosco Michael da molto tempo, ha detto molte cose su di me, oggi non è nessuno”. E ancora: “Sta per spendere un sacco di soldi, ha seri problemi, alcuni problemi personali e molti altri problemi”.

Con un’immensa ricchezza personale, con un patrimonio dichiarato di 52 miliardi di dollari, Bloomberg potrebbe rapidamente sviluppare una solida campagna elettorale in tutto il Paese. La sua discesa in campo ridisegnerebbe radicalmente la competizione democratica a meno di tre mesi dall’inizio delle primarie. Il 77enne – ricostruisce l’Ap – ha trascorso le ultime settimane a parlare con eminenti democratici sullo stato delle candidature, esprimendo preoccupazione per la perdita di slancio della campagna dell’ex vicepresidente Joe Biden e per l’ascesa della senatrice liberale del Massachusetts Elizabeth Warren.

Giovedì il suo consigliere personale, Howard Wolfson, ha dichiarato su Twitter che per l’ex sindaco di NY Trump “rappresenta una minaccia senza precedenti per la nostra nazione”, una minaccia che “deve essere sconfitta”. Bloomberg – ha ricordato il suo portavoce – aveva già messo in guardia dal rischio di una presidenza Trump intervenendo nel corso della convention dei democratici nel 2016. Nel 2018 – prosegue Wolfson in una serie di tweet – “ha speso più di 100 milioni di dollari per aiutare i democratici eletti a fare in modo che il Congresso iniziasse a pretendere risposte dal Presidente. E quest’anno ha aiutato i democratici a guadagnare il controllo di entrambe le camere nella legislatura della Virginia”.

“Adesso – continua il numero 2 di Bloomberg – dobbiamo portare a termine il lavoro e assicurarci che Trump sia sconfitto. Ma Mike è sempre più preoccupato che il parterre attuale dei candidati non sia ben posizionato per farlo”. E qui arriva il bello: “Se Mike correrà, offrirà una nuova chance ai democratici”. Una chance solida come i suoi successi, dall’aver saputo governare “la città più grande d’America” all’aver costruito “una fortuna a partire da zero”, senza dimenticare il suo impegno da “filantropo ad alto impatto” su alcune delle “sfide più dure dell’America”. Parole che suonano come una candidatura in piena regola, suggellate dall’ultimo tweet: “Sulla base della sua storia di successi, leadership e capacità di mettere insieme le persone per guidare il cambiamento, Mike sarebbe in grado di sfidare Trump e vincere”.

Le mosse di Boomberg arrivano mentre la corsa democratica entra in una fase cruciale. Lo status di primo classificato di Biden è stato fortemente messo alla prova da Warren e dal senatore Bernie Sanders, le cui campagne proseguono grazie al sostegno dei piccoli donatori. Ma entrambi sono considerati da molti democratici troppo radicali per vincere nel confronto generale con Trump. È in questo clima di timore e sfiducia che autorevoli esponenti del partito hanno cercato di convincere altri nomi a scendere in campo, tra cui l’ex procuratore generale Eric Holder e l’ex governatore del Massachusetts Deval Patrick.

Boomberg – prima repubblicano, poi diventato indipendente e infine registratosi come democratico lo scorso anno – ha già flirtato nel 2016 con l’idea di una corsa presidenziale, per poi tirarsi indietro e appoggiare Hillary Clinton. Negli ultimi anni, da filantropo, ha investito molti soldi in battaglie come il controllo delle armi, la lotta ai cambiamenti climatici e il contrasto alla crisi degli oppioidi, una strage silenziosa che secondo alcune stime ha ucciso oltre 400mila persone dal 1999 a oggi.

Boomberg ha fatto sapere di aver preso seriamente in considerazione un’offerta presidenziale all’inizio dell’anno, recandosi nei primi Stati votanti e conducendo ampi sondaggi, ma di aver poi deciso di non partecipare anche alla luce della forza percepita dalla campagna elettorale di Biden. Ora la situazione è radicalmente cambiata, con il rafforzamento di Warren e la tenuta di Sanders a rimarcare la debolezza del campo moderato. A pagare il prezzo maggiore di un’eventuale candidatura di Bloomberg sarebbe di certo l’ex vicepresidente, che difatti finora non ha commentato. Ma sarebbero tutti i candidati a risentirne, anche Warren: l’ex sindaco di New York è sicuramente visto più di buon occhio da Wall Street, dalla Silicon Valley e anche da molti elettori democratici contrari a una svolta eccessivamente a sinistra del partito.

“Se stai cercando piani politici molto popolari che possano fare un’enorme differenza per le famiglie dei lavoratori, inizia da qui”, ha twittato Warren dando il “benvenuto” a Bloomberg e postando il suo “calcolatore per miliardari” che consente agli elettori di verificare quanto pagherebbero di tasse i super-ricchi se lei venisse eletta presidente. Il piano di Warren prevede una tassa del 2% sui patrimoni netti tra 50 milioni e un miliardo e del 3% su quelli oltre il miliardo. Bloomberg, che ha dichiarato una ricchezza di 52 miliardi di dollari, è uno degli esempi citati da Warren nel suo calcolatore che stima per lui tasse per 3,078 miliardi di dollari il prossimo anno se la senatrice venisse eletta.

“Sempre più miliardari che cercano più potere politico sicuramente non rappresentano il cambiamento che serve all’America. La classe dei miliardari è spaventata e deve esserlo”, ha commentato Sanders. Nato a Boston da immigrati ebrei russi, ingegnere elettronico alla Johns Hopkins University di Baltimora, Master in Business Administration ad Harvard, Bloomberg ha creato un impero mediatico che lo ha proiettato nell’olimpo degli uomini più ricchi del mondo. Per quanto The Donald lo derubrichi a “Little Mike”, da businessman e da presidente sa bene di trovarsi di fronte a uno specchio dotato delle sue stesse risorse.