Xi Jinping diventa un quiz televisivo per trasformare i millennial in bravi comunisti

(agi.it, 4 ottobre 2018)

Xi Jinping diventa un quiz per trasformare i millennial in bravi comunisti. Non è la prima volta che la figura del presidente cinese si presta a diventare strumento di propaganda. In passato è stato oggetto di canzoni nazionaliste diffuse sui social cinesi ed è persino diventato un cartone animato in chiave anti-corruzione.XiJinping_quiz_tvOperazione, quest’ultima, non esattamente gradita ai dirigenti del Partito Comunista Cinese. Adesso in tivù arriva in prima serata un quiz che si chiama Studiare Xi nella nuova era. Va in onda alle 19:30 sulla popolare Hunan Tv, diffusa a livello nazionale, e ha lo scopo di attrarre i giovani verso il marxismo, o per meglio dire, condurli verso il pensiero del presidente, oggi parte integrante della Costituzione cinese. La prima puntata del quiz è andata in onda il 30 settembre scorso, alla vigilia dell’anniversario della fondazione della Repubblica Popolare Cinese: la festa nazionale. Il programma è diviso in tre parti. Nella prima parte il concorrente deve rispondere a domande sul marxismo e sulle teorie del Partito Comunista, ma soprattutto su cose dette o fatte da Xi: dai suoi libri preferiti agli anni di rieducazione in un villaggio rurale durante la Rivoluzione Culturale. La seconda parte si concentra su passaggi dei discorsi pronunciati dal presidente nel corso degli anni, sull’iniziativa “Belt and Road” da lui lanciata nel 2013, e sui punti salienti del suo pensiero, raccolti nei due volumi Xi Jinping: The Governance of China (il primo, nella versione italiana, è stato insignito del premio Cesare Pavese 2018 nella sezione “Opera straniera”). Infine, nella terza parte, il concorrente deve pronunciare un breve discorso in cento secondi sulla sua comprensione del pensiero di Xi Jinping. Chi valuta il grado di conoscenza dei partecipanti? Ovvio: una giuria di esperti scelti tra personaggi politici e docenti universitari di marxismo. Cosa si vince? Non sono previsti premi. Si diventa buoni comunisti. Punto.

Le odi al presidente – scrive il New York Times – si sono sprecate: c’è chi lo ha definito “infinitamente potente”, e chi ha detto che il pensiero di Xi “trabocca di orgoglio”. Il partito promuove l’ideologia nazionalista, dalle grandi città ai piccoli villaggi, mettendo in circolazione poster di propaganda, non solo lungo le strade, ma anche nelle scuole, negli uffici governativi, sui giornali. Il pensiero di Xi Jinping sul socialismo con caratteristiche cinesi è stato inserito nello statuto del Partito Comunista Cinese (con il nome dello stesso Xi, segretario generale del partito). Dal marzo scorso è scritto anche nella Costituzione cinese, innalzando lo status del presidente a un livello raggiunto nella Storia solo da Mao Zedong e Deng Xiaoping. Studiare il pensiero di Xi e metterlo in pratica è diventata così una delle missioni principali, se non addirittura “la missione principale”, del partito e del Paese. Xi Jinping è ormai “presidente di ogni cosa”: presidente della Repubblica popolare, presidente della Commissione militare, segretario generale del Pcc, e tanto altro ancora. Ma, soprattutto, è hexin: “nucleo” dello Stato-partito. Iscrivere il suo pensiero nella Costituzione è stato un modo per garantire continuità diretta con i padri fondatori Mao Zedong e Deng Xiaoping. Non solo: eliminando l’obbligo ai due mandati presidenziali, di fatto si è aperto la strada per governare a vita. Eppure il Partito, che conta quasi 90 milioni di iscritti, non è monolitico.

Alcuni detrattori hanno criticano la promozione eccessivamente adulatoria del pensiero del presidente cinese. Ma questo quiz dimostra che l’influenza di Xi non si è affatto indebolita, come suggerito da alcuni intellettuali cinesi che avevano sollevato dubbi sulla sua leadership. Al contrario: Xi è ancora saldamente al potere, in un momento di forte tensione commerciale e militare con gli Stati Uniti. I dirigenti del Pcc continuano a considerarlo un leader carismatico capace di traghettare la Cina verso una nuova era. Già a gennaio scorso erano stati creati 45 gruppi di studio dedicati al pensiero di Xi per i funzionari del partito, scriveva l’agenzia Xinhua. I primi si erano formati alla fine del 2012, all’indomani della prima elezione di Xi alla carica di segretario generale del Pcc. Gli argomenti maggiormente dibattuti? L’ideologia marxista; la governance dello Stato; lo sviluppo sostenibile; l’informaton technology. Temi difficili da far digerire ai millennial. E così per i più giovani è stata studiata una versione più allettante del pensiero e della figura del leader. A fare da sfondo al quiz in prima serata ci sono una scenografia futuristica e una colonna sonora a effetto. Nella locandina di promozione compare Karl Marx. Ma il filosofo tedesco è in compagnia di un robot, poco più in basso, simbolo di una “Cina rinnovata” nel 2050, cioè l’anno dopo il centenario della fondazione della Repubblica Popolare Cinese, avvenuta il 1° ottobre 1949. Il rinnovamento della nazione – il “sogno cinese” – è stato il tema al centro di uno dei primi e più noti discorsi pronunciati da Xi, a fine 2012, prima ancora di assumere la carica di presidente cinese. Eppure, nonostante l’atmosfera da gioco a premi in prima serata, raggiungere il “sogno cinese” del rinnovamento nazionale, aveva avvertito Xi a ottobre scorso, nel discorso di apertura del Diciannovesimo Congresso del Pcc, “non sarà una passeggiata nel parco”.